16 Ottobre 2024 - Ore
Politica

Beppe Lopez intervistato da Stornaiolo (dialogo 26)

CHE BARATRO TRA URGENZE ED EMERGENZE EPOCALI, E UNA CAMPAGNA ELETTORALE TOTALMENTE PRIVA DI RESPONSABILITA E CONSAPEVOLEZZA

Maestro di vita e di penna, ormai ci siamo. Una spesa al supermercato, una passeggiata in centro, un film davanti alla tv ed andremo a votare. Detto tra noi, il risultato appare scontato, almeno nelle urne…

Permettimi di interromperti subito. Parliamo poi del risultato che appare scontato, almeno nelle urne. Vorrei prima fare una considerazione complessiva: la leggerezza se non l’inconsapevolezza con cui il Paese tutto -cittadini, mass media, classe politica e classe dirigente nel suo complesso- pare avvicinarsi a una svolta che, con ogni probabilità, avrà dimensioni e conseguenze epocali, per la vita pubblica e le vite individuali, per le dinamiche istituzionali, culturali e socio-economiche interne, e per il posto e il ruolo dell’Italia e degli italiani in Europa e nel mondo…

 

Addirittura…

Hai ragione a sorprenderti. Non a caso la presentavi così: “Una spesa al supermercato, una passeggiata in centro, un film davanti alla tv ed andremo a votare”. È proprio questo, generalmente, lo stato d’animo indotto nei cittadini: un voto come al solito “complicato” da un bel po’ di problemi ma gestibile, come al solito, fra un salto al supermercato, una gitarella e un bel film, in un Paese dove sembra sempre che stia crollando tutto e dove, come al solito, non cambia mai niente… Che messaggi ci arrivano in questi giorni da chi dovrebbe richiamarci alla gravità della situazione e alla necessità di scelte molto, ma molto ragionate ed equilibrate da parte di ciascuno di noi? Non siamo forse al crocevia di una serie di crisi di diversa natura e livello -finanziarie, economiche, energetiche, merceologiche, militari, geostrategiche, istituzionali (dall’Onu, all’Ue, al nostro Parlamento e alle nostre Regioni), politiche, sociali, ecc. ecc.- come mai forse si era verificato? Non si registrano forse un drammatico disorientamento e inenarrabili ritardi nei tentativi, in atto in ogni consesso di ogni nazione, per stare al passo o comunque per cercare di reagire a tali crisi? In questo quadro noi abbiamo un Parlamento allo sbando, incapace di darsi una maggioranza anche solo di emergenza e quindi autocondannatosi alla chiusura anticipata, e alla vigilia di un dimezzamento dalle conseguenze impensabili. Un governo, considerato dai più autorevole e ben guidato, è stato costretto a dimettersi. Tutti annunciano la vittoria elettorale di una coalizione guidata da un partito legato ad un passato neofascista, ad un presente fra pretese conservatrici e contenuti francamente reazionari ed a scelte strategiche e alleanze internazionali antieuropeiste. Abbiamo il protagonismo quotidiano, in questa coalizione, di un movimento e di un leader chiaramente legati a interessi russi e comunque capace solo di propaganda populistica e razzistica, e in concreto di un continuo lavorio contro il Sud. Per non parlare del ridicolo e tragico culto della personalità auto regalatosi da Salvini, che chiede voti con lo slogan “Credo negli italiani” -lui, il grande statista, l’omuncolo che si degna di credere in noi- e con la preghiera leghista “Credo in Salvini”… Potrei continuare all’infinito, descrivendo i balletti e le macumbe quotidiane di Berlusconi, Calenda, Renzi, Conte, Letta e compagnia spassandosela… Procedono tutt’insieme, trascinandosi appresso il Paese, verso un esito elettorale che sarà quello che sarà, ma comunque non frutto della consapevolezza piena di fenomeni enormi di cui pure si parla -o si sparla- ogni giorno. Nessuno sa o dice, anche solo vagamente, come si affronterà il nodo creato dalle conseguenze del Covid e dei suoi simili, della invasione dell’Ucraina e della nuova strategia militare e geopolitica di Mosca, per non parlare di Pechino, di crisi energetica, di gas, di petrolio, di presidenzialismo, di riforme della Costituzione, di innovazioni anche legislative a favore delle Regioni più forti e più ricche, della crisi profonda della sinistra, del necessario ripensamento radicale all’interno del Pd, dell’inesistenza di un solido presidio liberale… E poi dimentichiamo la complessiva pretesa dell’annunciata nuova maggioranza di affrontare tutti i problemi, pressoché tutti globali, come le loro possibili soluzioni, da posizioni nazionaliste e sovraniste, vale a dire isolazioniste. E la flat tax di Berlusconi e Salvini, per lasciare più soldi nelle tasche di chi già ne ha di più? E il blocco navale per l’immigrazione, su cui intanto ci si continua a dividere ancora fra chi di fatto fa entrare tutti (senza alcun governo del fenomeno) e chi vorrebbe velleitariamente (e disumanamente) bloccare tutti? E l’occhiolino che il centrodestra continua a fare ai no-vax? E la crisi climatica? E le bollette? E Orbàn e Le Pen? E quando troveranno qualche minuto per dedicarsi alla lotta all’evasione, al lavoro, alla sanità pubblica, alla scuola, ai diritti?

 

Basta, basta, non ce la faccio più.

Chiudo. Ecco volevo solo denunciare -pur approssimativamente- la sproporzione drammatica, spaventosa, diciamo inquietante che vedo in questa chiamata alle urne fra la straordinaria, inedita entità dei problemi del Paese, dell’Europa e del mondo globalizzato e interconnesso, e la leggerezza e la mediocrità di approccio al voto da parte dell’intero complesso della classe politica, dei mass media e in conseguenza, forse inevitabile, del corpo elettorale.

 

Dici niente. Una bomba a orologeria.

Hai ragione. È inutile girarci attorno. Questa volta mi pare proprio che si tratti di bomba a orologeria.

 

Torniamo dunque al risultato che appare scontato, almeno nelle urne. Ma anche stavolta, i guai arriveranno cinque minuti dopo la loro chiusura. Ad esempio, ma veramente è così unita l’alleanza di destracentro?

Fare un governo del tipo di quello prefigurato dalle forze in campo, di solito, non ci si mette molto. Sono molte le possibilità di soddisfare ambizioni e pretese ministeriali, vice-ministeriali e sottosegretariali. In questo caso mi sembra di poter dire che i problemi alla formazione e alla tenuta del governo non verrebbero tanto da una presunta disunità del centrodestra (o destracentro, come forse più correttamente dici tu), ma dall’enormità dei problemi anche puramente politici posti dall’ammasso di emergenze e urgenze accumulatesi, e dalla conseguente necessità di una certa tipologia e di un certo livello di approccio istituzionale, culturale e reputazionale. Insomma credo che l’enormità dei problemi -e i partner e gli interlocutori nazionali e internazionali con cui dovranno vedersela i neo-governanti- non potranno fare sconti a propagandisti, dilettanti,  proto-attivisti di destra o finti liberali di centro.

 

Salvini vuole il blocco delle sanzioni contro la Russia e trenta miliardi in debito sul tavolo per arginare la crisi, la Meloni vuole il blocco di Salvini, Berlusconi si trastulla su Tik Tok; a cosa rischiamo di andare incontro? Non è l’unità d’intenti la prima regola per governare bene?

L’unità, poi, si può pure raggiungere: le vie della politica sono infinite. Ma quello che conterà stavolta, proprio stavolta -poveri dirigenti di centrodestra, se toccherà proprio a loro- saranno la competenza, la reputazione e la credibilità. Ripeto: i problemi sul tappeto sono troppo scottanti per poterci giochicchiare, come pure si è fatto in passato.


E la futura opposizione? Basta che Letta chieda ufficialmente alla Meloni di togliere la fiamma dal simbolo del partito per aggiustare il Paese? E poi vale la pena privarsi proprio adesso di una fonte di calore in piena crisi energetica e con l’inverno che si avvicina?

Letta o, meglio, il Pd ha fatto troppe poche cose di sinistra per poterla sfangare con la richiesta a Meloni di togliere dal simbolo di FdI la fiamma tricolore voluta da Almirante (fascista, repubblichino e poi neofascista) in onore di Mussolini. Non può che essere mera propaganda una richiesta del genere in piena campagna elettorale, ma è un problema serio per Meloni: finirà per toglierla quella fiamma, ma non averlo fatto sinora significa esattamente dare ragione a chi dice che lei non ha risolto il problema della sua radice neofascista e ovviamente delle sue alleanze con movimenti reazionari e parafascisti. Significativamente, nel nuovo simbolo del partito, ha a suo tempo graficamente sostituito la “tomba” (del Duce), da cui quella fiamma emergeva nel vecchio simbolo del partito, con una linea retta. Una soluzione grafica che non la dà a bere a nessuno. Quella fiamma e quel collegamento con il neofascismo di Almirante e il fascismo storico di Mussolini o ci sono o non ci sono. Oggi, alla vigilia della prevedibile presa di possesso da parte di Meloni della stanza (dei bottoni) più importante del Palazzo italiano, quella fiamma e quel collegamento ci sono ancora. E una qualche conseguenza, anche importante, l’avranno ancora. 

 

Maestro, a me fa paura il 26. Il giorno dopo. Cosa combineranno stì buontemponi? Come dicono a Napoli: “È andata la pazziella in mano alle creature…”.

Lo dicevo. Il problema è proprio questo: la competenza, la reputazione e la credibilità. Certo, ci sono stati in passato e ci sono anche oggi casi clamorosi al riguardo: si pensi solo alla competenza, alla reputazione e alla credibilità del ministro degli Esteri dell’attuale governo presieduto da Mario Draghi. Ma Meloni e il centrodestra capitano, da questo punto di vista, nel momento sbagliato. Nessuno farà sconti: né a lei, né al suo governo, né all’Italia. Credo che lei abbia intuito che il suo futuro si giocherà a questo livello e che ce la metterà tutta. Non so però se ci riuscirà. Non dipende evidentemente solo da lei. E poi, la ragazza è tosta. Già in questi giorni, in cui sta cercando di inviare qualche segnale di resipiscenza e di rassicurazione agli organismi e alla classe dirigente europea, arriva in piazza Duomo, nella piazza leghista, e improvvisamente gli esce dalla gola, rivolto all’Europa, un avvertimento: “E’ finita la pacchia!”, perché “con me torneremo a farci sentire e a difendere i nostri interessi”. Stornaiolo, la ragazza è coriacea. Sarà dura…

 

Il futuro dell’Italia potrebbe dipendere, invece, anche da Calenda e Renzi? 

Dipenderà da ben altro e ben altri. Comunque credo e spero -a parte tutto ciò che abbiamo detto sul centrodestra- non da egolatri pieni di boria e di narcisismo. 

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