15 Novembre 2025 - Ore
Cultura e Spettacolo

“Io e il libro, un rapporto che dura da una vita”

Spegnere radio, televisione e computer, si può

Voglio leggere. Datemi da leggere. Fatemi spegnere radio, televisione, computer. Fatemi affogare il cellulare, il tablet, il cercapersone, sradicare il citofono.
Fatemi aprire un libro, sentire il fruscio della carta, immaginare l’odore dell’albero che si è sacrificato per me, perché io potessi assentarmi un attimo, coltivare il sogno, conoscere uomini, situazioni, personaggi.
Strappo a morsi dal tempo che mi scappa, dal giorno che sembra già finito non appena ti alzi, quel momento in cui aprirò quel libro.
So che c’è, so che mi aspetta, calmo e pacioso all’apparenza, pronto però a rivelarsi a me e a rivelare a me il suo io profondo, non appena sarà possibile, noi amanti da sempre.
È un rapporto che dura da una vita, io e il libro.
Lo ammetto, negli ultimi anni l’ho tradito: prima non c’era verso, almeno mezz’ora prima del sonno era dedicato a lui, adesso spesso quel tempo sempre più prezioso lo trascorro innanzi al computer.
La passione, però, cova sempre sotto il cavo elettrico, non si dimentica, è pura dipendenza, senza possibilità di cliniche che possano esorcizzarla.
La dose non è più giornaliera, non ho più l’età: come altre piacevolezze della vita occorre ad un certo punto arrivare a centellinarle, a godersele con misurazione.
Da giovane no, ero onnivoro, senza freni e senza limiti, censure: oggi, che affiora la consapevolezza della limitatezza del tempo che ho di fronte, ho necessità di scegliere, di non rimanere deluso. Ho adottato però tecniche di sopravvivenza, criteri di selezione, mi aiutano molto gli altri animali predatori di libri come me, ci si riconosce a fiuto, di istinto.
Ci si incontra tra gli scaffali delle librerie, indecisi se andare sull’usato sicuro, l’autore che hai già letto, o buttarsi sul nome nuovo, fidandosi della sintesi contenuta nella terza di copertina o sul parere dell’amico, pronto a strangolarlo se ti ha detto una sciocchezza.
Adoro le librerie. Quelle grandi, come la Laterza o la Feltrinelli a Bari mi ricordano le calli di Venezia: un mio amico architetto una volta mi disse che Venezia per vederla bene devi perderti per le sue calli.
Nelle librerie grandi adotto lo stesso criterio: perdersi negli scaffali, vagare nei vari generi, anche le guide turistiche, sempre più accattivanti; settore tempo libero (e chi ne ha?); narrativa (quella araba, imperdibile..), saggistica; storia (non ne uscirei più), filosofia, psicologia, per non parlare del settore della fotografia. Ho già investito un capitale, e adesso dove li metto? Dubbio solo di un attimo, il posto si troverà.
Le piccole librerie mi fanno tenerezza, mi fanno sentire a casa. Mi sembra di essere nel mio studio, circondato dalle mie mille amate creature, che mi guardano con affetto, sanno che darò loro uno sguardo, rammenterò un personaggio, un particolare.
Dagli scaffali dei coraggiosi gestori di una piccola libreria (come Svoltastorie a Bari o Libriamoci a Bitritto) i libri mi guardano tentatori: “sono qui, prendimi, portami con te; il nostro viaggio insieme sarà indimenticabile”.
Un viaggio che riparte ogni volta che apro una di quelle piccole lampade magiche, uno di quei piccoli scrigni che si chiamano libri.

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