Luciana Di Bisceglie
Ci sono tutti i presupposti perché anche il 2024 si riveli un anno di boom per il turismo pugliese. Supereremo le oltre 16 milioni di presenze dello scorso anno, con quasi 5 milioni di stranieri, come sottolineato in un editoriale del Corriere del Mezzogiorno.
Ѐ una crescita dovuta soprattutto agli oltre 800 chilometri di coste, un mare ancora prevalentemente fruibile con porti e porticcioli e ben 24 bandiere blu in altrettanti comuni, oltre a un’accoglienza e una gastronomia diventati ormai proverbiali.
Complessivamente 29 milioni di italiani, secondo l’Osservatorio turismo Confcommercio, andranno in vacanza tra giugno e settembre con un budget medio pro-capite di 1.190 euro, preferendo per quasi il 40% il mare.
In Puglia spesso quando si parla di turismo si finisce per parlare di Vieste, Polignano, Gallipoli, tralasciando altre località altrettanto belle, seppure meno note, che hanno tante cose da offrire dal punto di vista culturale, paesaggistico oltre che enogastronomico.
Sono quei luoghi, più interni e non marini, su cui andrebbero puntati i riflettori della programmazione, dando concretamente vita alla destagionalizzazione, e quindi a un’offerta turistica che vada oltre i mesi da maggio a ottobre, tipici di una fruizione di tipo esclusivamente balneare.
Come ha difatti confermato la Banca d’Italia, è solo grazie a export e turismo se la crescita del Pil è ancora in territorio positivo. Eppure, al di là dei sostegni e della promozione da parte della Regione Puglia, troppo spesso le imprese sono costrette a fare da sole.
Il turismo ha inscindibili connessioni con altri comparti, dall’agroalimentare alla ricreazione in senso lato (a cominciare dallo shopping per le vie cittadine), ma anche con il design, la cultura e il made in Italy.
Del resto, c’è ormai chi parla di economia della Bellezza, e del “bene-essere”, che nel 2023 ha garantito 595 miliardi di euro, sfiorando il 30% del valore complessivo del Pil italiano. Questo non vuol dire puntare a fare dell’Italia, e soprattutto del Mezzogiorno, una sorta di grande parco divertimenti, bensì cercare tutte le sinergie possibili per ottimizzare e organizzare una produttività complessiva.
Anche a livello nazionale si dovrebbe pensare a una programmazione che vada oltre le frasi fatte e che indirizzi gli investimenti pubblici sull’offerta di Bellezza che nel nostro Paese rimane in gran parte sottovalutata, specie al Sud.
Del resto secondo Svimez il numero di presenze turistiche per abitante del Mezzogiorno è pari a meno della metà del dato medio delle regioni centro-settentrionali, con buona pace del sole e del mare meridionali. Intanto bisogna affrontare le impennate dei prezzi sconvolti dall’inflazione e quindi l’aumento dei costi.
C’è un altro aspetto importante: la difficoltà nel reperimento di professionalità, come si rende anche necessaria una migliore organizzazione delle politiche degli alloggi, per evitare che i centri urbani si trasformino in soli BnB, a discapito dei residenti. Lo snaturamento dell’identità dei luoghi non è fantascienza sociologica ma una concreta e possibile evoluzione dei contesti.
Sono temi che il turismo in Puglia non può risolvere da solo, lasciando le soluzioni alle dinamiche del mercato: si tratta invece di trovare connessioni e risposte insieme agli altri comparti produttivi, dall’agricoltura e dall’agroalimentare, dal commercio e dai servizi, dall’artigianato e dall’industria, dalle strutture sociali e non ultimi i trasporti.
Una logica, dunque, che richiede uno sviluppo moderno e ordinato, senza scorciatoie di breve respiro. Non è semplice ma con uno sforzo di sistema, nel dialogo fra pubblico e privato, utilizzando al meglio PNRR, Zes e fondi di coesione, possiamo fare ulteriori passi avanti e guadagnare spazi, per far diventare la Puglia veramente leader del turismo internazionale.
Luciana Di Bisceglie, presidente della Camera di Commercio di Bari e dell’Unioncamere Puglia
Ilikepuglia. Buone Notizie dalla Puglia. Magazine di informazione regionale
Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Bari (camcom.it)
Ci sono tutti i presupposti perché anche il 2024 si riveli un anno di boom per il turismo pugliese. Supereremo le oltre 16 milioni di presenze dello scorso anno, con quasi 5 milioni di stranieri, come sottolineato in un editoriale del Corriere del Mezzogiorno.
Ѐ una crescita dovuta soprattutto agli oltre 800 chilometri di coste, un mare ancora prevalentemente fruibile con porti e porticcioli e ben 24 bandiere blu in altrettanti comuni, oltre a un’accoglienza e una gastronomia diventati ormai proverbiali.
Complessivamente 29 milioni di italiani, secondo l’Osservatorio turismo Confcommercio, andranno in vacanza tra giugno e settembre con un budget medio pro-capite di 1.190 euro, preferendo per quasi il 40% il mare.
In Puglia spesso quando si parla di turismo si finisce per parlare di Vieste, Polignano, Gallipoli, tralasciando altre località altrettanto belle, seppure meno note, che hanno tante cose da offrire dal punto di vista culturale, paesaggistico oltre che enogastronomico.
Sono quei luoghi, più interni e non marini, su cui andrebbero puntati i riflettori della programmazione, dando concretamente vita alla destagionalizzazione, e quindi a un’offerta turistica che vada oltre i mesi da maggio a ottobre, tipici di una fruizione di tipo esclusivamente balneare.
Come ha difatti confermato la Banca d’Italia, è solo grazie a export e turismo se la crescita del Pil è ancora in territorio positivo. Eppure, al di là dei sostegni e della promozione da parte della Regione Puglia, troppo spesso le imprese sono costrette a fare da sole.
Il turismo ha inscindibili connessioni con altri comparti, dall’agroalimentare alla ricreazione in senso lato (a cominciare dallo shopping per le vie cittadine), ma anche con il design, la cultura e il made in Italy.
Del resto, c’è ormai chi parla di economia della Bellezza, e del “bene-essere”, che nel 2023 ha garantito 595 miliardi di euro, sfiorando il 30% del valore complessivo del Pil italiano. Questo non vuol dire puntare a fare dell’Italia, e soprattutto del Mezzogiorno, una sorta di grande parco divertimenti, bensì cercare tutte le sinergie possibili per ottimizzare e organizzare una produttività complessiva.
Anche a livello nazionale si dovrebbe pensare a una programmazione che vada oltre le frasi fatte e che indirizzi gli investimenti pubblici sull’offerta di Bellezza che nel nostro Paese rimane in gran parte sottovalutata, specie al Sud.
Del resto secondo Svimez il numero di presenze turistiche per abitante del Mezzogiorno è pari a meno della metà del dato medio delle regioni centro-settentrionali, con buona pace del sole e del mare meridionali. Intanto bisogna affrontare le impennate dei prezzi sconvolti dall’inflazione e quindi l’aumento dei costi.
C’è un altro aspetto importante: la difficoltà nel reperimento di professionalità, come si rende anche necessaria una migliore organizzazione delle politiche degli alloggi, per evitare che i centri urbani si trasformino in soli BnB, a discapito dei residenti. Lo snaturamento dell’identità dei luoghi non è fantascienza sociologica ma una concreta e possibile evoluzione dei contesti.
Sono temi che il turismo in Puglia non può risolvere da solo, lasciando le soluzioni alle dinamiche del mercato: si tratta invece di trovare connessioni e risposte insieme agli altri comparti produttivi, dall’agricoltura e dall’agroalimentare, dal commercio e dai servizi, dall’artigianato e dall’industria, dalle strutture sociali e non ultimi i trasporti.
Una logica, dunque, che richiede uno sviluppo moderno e ordinato, senza scorciatoie di breve respiro. Non è semplice ma con uno sforzo di sistema, nel dialogo fra pubblico e privato, utilizzando al meglio PNRR, Zes e fondi di coesione, possiamo fare ulteriori passi avanti e guadagnare spazi, per far diventare la Puglia veramente leader del turismo internazionale.
Luciana Di Bisceglie, presidente della Camera di Commercio di Bari e dell’Unioncamere Puglia
Luciana Di Bisceglie presidente di Unioncamere Puglia: Turismo? Oltre il mare c’è di più!
© Riproduzione riservata