“L’immobile è inagibile, ci è stato chiesto di attuare uno sgombero con una tempistica di novanta giorni ed è quello che abbiamo fatto attraverso delle misure cautelative. I novanta giorni servivano ad attuare lo sgombero e a trovare un altro edificio. La nuova sede però non è stata trovata, per il momento è in atto uno sgombero parziale in edifici che erano già a disposizione del ministero. Il termine scadrà tra qualche giorno, il comune non può fare una proroga se nessuno la richiede. Se qualcuno ci dice che ha bisogno di qualche altro giorno in più noi faremo le nostre valutazioni”.
Così il sindaco di Bari, Antonio Decaro, risponde al comunicato diramato ieri dal Ministero della Giustizia riguardo la questione del Palagiustizia di via Nazariantz. Nella nota si legge che “i lavori per il trasloco nelle sedi temporanee di via Brigata Regina e Modugno procedono secondo tabella di marcia” e “la prossima settimana esperti del Ministero della Giustizia saranno a Bari per seguire il completamento di questa fase”. Inoltre il ministero specifica che “in merito ad altre istanze, sostenute da nuove perizie, giunte al Ministero solo a titolo di conoscenza il 17 agosto, si ribadisce che la responsabilità nel merito è del comune di Bari che aveva emesso l’ordinanza e che, se ritiene che il pericolo sia cessato, può revocarla”.
“Non sono abituato a decidere di non decidere – continua Decaro – non sono abituato nemmeno al gioco dello scaricabarile. Mi prendo le mie responsabilità ma non posso caricarmi anche quelle degli altri. Non posso concedere una proroga se non viene richiesta. Se qualcuno la chiederà siamo disponibili a guardare la perizia, come stiamo facendo, e ad individuare misure ulteriori cautelative per concedere qualche giorno in più, altrimenti rischiamo di far saltare il sistema della giustizia penale barese. Qualcuno dice ‘i piani stanno andando nel senso giusto’, a me viene da pensare che questi sono i piani per annullare completamente la giustizia a Bari. Non abbiamo una nuova sede, le udienze sono state bloccate fino a settembre, i magistrati e gli avvocati ci hanno spiegato che trasferirsi nell’immobile di piazza De Nicola significa non lavorare più perché bisognerebbe fare quattro turni di lavoro per contenere i dipendenti. Tra sette giorni mi aspetto che sul palazzo di via Nazariantz ci siano i sigilli”.
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