Il segretario generale della Cisl Puglia e Basilicata, Giulio Colecchia, ha commentato gli ultimi dati sui trend economici delle due regioni del Sud auspicando ad un confronto con le istituzioni per risolvere i problemi più urgenti.
“Sembra voglia cambiare tutto ma, in sostanza, ancora non cambia niente. Nonostante il clima di maggior fiducia nel Paese le rilevazioni sui trend economici mostrano tutte le difficoltà che abbiamo a recuperare le perdite dalla crisi. Il dato nazionale aggrega anche le cattive performance del Sud dove, così come in Puglia e Basilicata, si è in costante attesa che il Governo nazionale individui i temi sui quali puntare per una ripresa più rapida, inclusiva e sostenibile.
La Puglia e la Basilicata hanno dimostrato di avere capacità di spesa dei Fondi comunitari più di altre regione del Sud. L’osservatorio del Sole 24 Ore fotografa una Puglia prima in Italia, insieme alla buona performance della Basilicata, per raggiungimento dei target di spesa e della sua certificazione sul Fondo di Sviluppo Regionale. Ma servono criteri ancora più stringenti che aggancino e ancorino la spesa dei Fondi comunitari per un incremento occupazionale stabile. C’è una battaglia campale in corso soprattutto in Puglia per la lotta al caporalato, allo sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori ed un efficiente attuazione delle misure all’interno dei programmi, in particolare del PSR, può favorire gli sforzi del sindacato e l’azione degli organi inquirenti e la magistratura.
Nonostante l’ottimismo dell’Istat a fronte del calo della disoccupazione nell’ultimo trimestre 2015 l’occupazione non cresce, in particolare quella giovanile, sintomo di un Paese fermo. Conferma Eurostat che l’Italia è fanalino di coda con un tasso del 15,1% di giovani occupati tra i 15 e i 24 anni. La fame di lavoro che si respira al Sud è confermata soprattutto dalla percezione che si respira nelle sedi sindacali e nelle aziende. È proprio dell’altro giorno il dato fornito dallo Stato Maggiore dell’Esercito che registra la provenienza territoriale dei militari effettivi in servizio: il 71% arriva dal Mezzogiorno d’Italia a conferma delle scarse possibilità di trovare lavoro stabile negli altri settori produttivi.
Eppure sono diversi i temi sui quali è possibile recuperare spazi di crescita e occupazione. A cominciare dal completamento del sistema di infrastrutture locali. I risultati in termini di specializzazione intelligente (smart specialization) non sono ottimi senza connessioni veloci su tutto il territorio pugliese, incluse le aree interne. Anche la digitalizzazione delle amministrazioni locali e dei servizi pubblici porterà risultati, in termini di velocizzazione burocratica e occupazione solo quando uscirà dalla dimensione di “progetto pilota” o di “buona pratica” e sarà realtà su tutto il territorio pugliese.
L’innovazione è centrale soprattutto per le politiche industriali. È davvero l’ora di passare da quella dell’ultimo miglio ad un programma meglio organizzato e più efficiente anche nei tempi di realizzazione, per sostenere una industria che continui a dare occupazione incrementando la produttività ed assicurando maggiore impatto su ambiente e salute. Le attenzioni che in questo momento, sempre più, il caso Ilva sta attirando devono servire ad innestare nuova cultura industriale (come quella di Industry 4.0) che sostenga trasformazioni e cambiamenti positivi anziché soluzioni demolitorie del tessuto industriale.
Sullo specifico del gruppo siderurgico la soluzione non potrà che rispondere a tutte le aspettative: occupazione (di qualità), tutela dell’ambiente e sviluppo del territorio.
In questa cornice oltre alle problematicità di vendita e acquisto dell’Ilva, è necessaria una consapevole cultura della sicurezza sul lavoro specie dove maggiore è l’incidenza degli infortuni nonostante un quadro normativo (almeno in Puglia dove la Regione si è dotata di una legge ad hoc) che, se non applicato, non riesce a limitarne i casi. L’ambiente è tema correlato alla “soluzione Ilva”, ma non solo. Oltre gli interventi di bonifica vi sono importanti occasioni per garantire la tutela del territorio e dell’ambiente in tutta la regione a cominciare dalle riorganizzazioni delle agenzie Arpa e Arif e dai Consorzi di Bonifica e terminando con la chiusura del ciclo dei rifiuti. Quest’ultima una priorità oggi divenuta emergenza rispetto alla quale le soluzioni diventano improcrastinabili anche in relazione a precisi dettati comunitari che impongono la chiusura del ciclo. Anche il tema rifiuti ed in particolare quello dello smaltimento e del riciclo è legato a un grande potenziale occupazionale.
La competitività del territorio dipende inderogabilmente da una efficiente rete di trasporti. Tema rispetto al quale le minori risorse trasferite rendono urgenti interventi di ristrutturazione e riorganizzazione, (a partire dalle Ferrovie Sud-Est). Oltre le crisi societarie è urgente individuare strategie per migliorare il trasporto nelle nostre regione favorendo come da molto tempo ripetiamo la mobilità sostenibile, l’intermodalità e potenziando i collegamenti sui corridoi trans europei e quelli tra le regioni del sud in particolare tra Puglia e Basilicata che con Matera Capitale europea della Cultura 2019 costituirà un’opportunità imperdibile di sviluppo per l’intero Mezzogiorno e richiedono, in particolare alla Basilicata, il potenziamento del sistema dei trasporti, soprattutto ferroviari, e quello delle infrastrutture digitali. Matera potrà essere un esempio di sviluppo integrato (settorialmente e territorialmente) in particolare nei settori turismo, ambiente e cultura e nei territori di Basilicata e Puglia.
Infine ma non da ultimo la Sanità. I tagli degli ultimi anni hanno portato alla chiusura di 20 ospedali. Ora non è più sostenibile alcuna riduzione o modifica dell’assetto definito con il Piano di rientro se non in una logica di funzionamento, di distribuzione migliore di risorse e investimenti che rispondano alle necessità dei cittadini e valorizzino le competenze del personale, superando ogni pressione politica e di baronie. Su questo il confronto con la Regione non sta ancora facendo passi in avanti mentre la situazione si aggrava. La Cisl è disposta a collaborare per individuare soluzioni che salvaguardino i diritti dei cittadini, la qualità delle prestazioni e del lavoro.
La recente legislazione in materia di lavoro sta intervenendo in maniera incisiva e richiede, per diventare davvero efficace, un adeguamento delle politiche attive, dei servizi per il lavoro e delle relative strutture. I limiti ed i ritardi che stanno incontrando iniziative come Garanzia Giovani e i Cantieri di cittadinanza potrebbero condizionare il funzionamento della recente proposta di Reddito di Dignità in Puglia.
Gli obiettivi e le sfide occupazionali che ci attendono possono trovare risposte proprio a partire dalla riorganizzazione delle politiche attive e di un nuovo modello di relazioni industriali. Il confronto è aperto e urgente”.
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