La spesa sanitaria pro-capite in Italia, più bassa di Francia, Germania e Inghilterra, ha registrato comunque un tasso di crescita medio annuale dello 0,3 per cento nel biennio 2009-2011 e dell’1,7 per cento nel 2000-2001. Un sistema che, sottolinea lo studio, “appare in buona posizione anche se si osservano gli indicatori di appropriatezza nel confronto internazionale. Ad esempio, analizzando il numero di ospedalizzazioni evitabili per alcune patologie fondamentali (asma, diabete) per 100mila abitandi nel 2009, l’Italia mostra un valore pari a 155 ricoveri, il quarto dato più basso nella classifica dei paesi europei”. Il Sistema Sanitario Nazionale, infatti, “sta modificando in diverse direzioni la geografia dei servizi, intervenendo sul mix di ambiti di cura. Continuano a ridursi i ricoveri ospedalieri (-21 per cento nel periodo 2001-2012), molti dei quali trovano oggi risposta in servizi a ciclo diurno, come il day hospital, il day service o day surgery. Negli ultimi anni, gli stessi servizi a ciclo diurno sembrano lasciare spazio a prestazioni ambulatoriali complesse (dal 19 al 15 per cento di ricoveri in 5 anni).
I principali problemi di sostenibilità riguardano la spesa per investimenti per il rinnovo e lo sviluppo tecnologico e infrastrutturale. “La spesa pro-capite media per investimenti è di 59 euro nel periodo 2003-2010, con le regioni del Nord e del Centro che registrano valori superiori (111 euro in Emiliano Romagna, 105 euro nella provincia autonoma di Trento) e quelle del Sud sistematicamente al di sotto del dato medio nazionale (20 euro in Calabria, 29 in Puglia, 31 in Abruzzo).
© Riproduzione riservata