ALDO LOIODICE-
Il disegno di legge governativo sulla sull’autonomia differenziata è stato migliorato in Parlamento in diversi punti; resta, tuttavia, un rischio di scivolamento verso il basso per l’intero Paese che non può essere sottovalutato.
L’autonomia differenziata può essere considerata positiva, se viene realizzata così come prevista in Costituzione, a due condizione: 1) che non aggravi gli squilibri esistenti tra le Regioni (le c.d. sperequazioni attuali), 2) che non impedisca il dovere dello Stato, ex art. 119 Cost., di eliminare almeno gradualmente, le sperequazioni esistenti menzionate.
Il testo sembra rispettare queste due condizioni, ma vi sono spazi incontrollabili, opachi, che lasciano aperto uno spiraglio al cui approfondimento può emergere un notevole danno per tutto il Paese.
L’autonomia differenziata significa che le Regioni, richiedenti la differenza, avranno maggiori funzioni, mentre le altre Regioni non ottengono alcun ulteriore compito; ciò significa, anche, che le Regioni differenziate avranno pure le risorse economiche per svolgere le funzioni legislative ed amministrative trasferite.
Queste risorse per le Regioni differenti derivano dal gettito fiscale dello Stato di cui, una parte non passerà più allo Stato, ma resterà alle Regioni, che svolgeranno maggiori funzioni.
Quest’entrata fiscale dallo Stato, inoltre, deriva anche dalle tasse ed imposte pagate (in quei territori) anche da imprese e cittadini (che sono numerosi) di altre Regioni che hanno attivato sede, domicilio o trasferimento lavorativo, nelle Regioni differenziate ma provengono da altre Regioni e sono interessati a vedere che le loro tasse vadano ai propri territori.
Queste entrate fiscali dello Stato, poi, da sempre, servono a tutte le Regioni e se lo Stato cede una parte di esse alle Regioni differenziate, gli importi verranno ridotti per le altre e, quindi, le Regioni normali avranno meno risorse.
È un concetto elementare; occorre che sia sempre presente al legislatore ed alle amministrazioni, come all’opinione pubblica.
Per evitare questo danno evidente, la Costituzione prevede una garanzia e, cioè, prima di avviare le Regioni differenziate, lo Stato deve assicurare alle altre Regioni normali, la permanenza dei livelli essenziali di prestazioni (o il loro miglioramento) anche per ridurre la sperequazione oggi esistente tra Nord, Sud e Regioni meno abbienti.
Si tratta di una garanzia incancellabile.
Il principio è buono, ma la via legislativa decisa, oggi, per realizzarlo è molto pericolosa ed inaffidabile.
La Legge, oggi approvata, peraltro spoglia il Parlamento del controllo effettivo sul LEP e sulle sperequazioni.
Vi è, infatti, una delega legislativa, e cioè: tutto viene deciso dal Governo (quale che sia) e, talvolta, anche dai singoli Ministri.
La delega esclude che il Parlamento possa accertare e controllare come siano garantiti i territori, le funzioni e le prestazioni essenziali.
In conseguenza, con questa Legge, il Parlamento ha solo un potere consultivo che, peraltro, deve esprimere in un termine breve; se non risponde, il Parlamento viene totalmente cancellato.
Viceversa, tutto l’apparato amministrativo ed organizzativo, istituito presso l’Amministrazione, risponde solo al Governo o al Ministro di competenza.
Vi è, per esempio, qualche componente dell’Organo collegiale (che dovrà indicare le prestazioni essenziali), il quale è incompatibile (nella commissione statale) perché è componente già delle Commissioni regionali antagoniste.
Questo punto dell’incompatibilità e dell’interesse che muove gli organi ammnistrativi e collegiali, non è disciplinato affatto nella legge approvata, né viene delegato allo Stato.
La legge prevede, infine, un monitoraggio (artt. 8 e 3, c. 4), ma questo controllo vale solo per i livelli del bilancio statale e delle prestazioni relative alle Regioni differenziate; occorrerebbe, invece, un monitoraggio sull’equilibrio economico e sulle prestazioni essenziali anche delle altre Regioni normali.
In sostanza, ogni volta che si controlla la spesa e l’efficienza delle Regioni differenziate, bisogna vedere anche a quale livello sono saliti o scesi le prestazioni essenziali che devono essere garantite alle altre Regioni.
Si tratta di vuoti della Legge che sono molto pericolosi e, pertanto, è preferibile che venga modificata, oppure, in mancanza di modifiche, venga abrogata.

Prof. Avv. Aldo Loiodice – Studio Legale Loiodice
Il disegno di legge governativo sulla sull’autonomia differenziata è stato migliorato in Parlamento in diversi punti; resta, tuttavia, un rischio di scivolamento verso il basso per l’intero Paese che non può essere sottovalutato.
L’autonomia differenziata può essere considerata positiva, se viene realizzata così come prevista in Costituzione, a due condizione: 1) che non aggravi gli squilibri esistenti tra le Regioni (le c.d. sperequazioni attuali), 2) che non impedisca il dovere dello Stato, ex art. 119 Cost., di eliminare almeno gradualmente, le sperequazioni esistenti menzionate.
Il testo sembra rispettare queste due condizioni, ma vi sono spazi incontrollabili, opachi, che lasciano aperto uno spiraglio al cui approfondimento può emergere un notevole danno per tutto il Paese.
L’autonomia differenziata significa che le Regioni, richiedenti la differenza, avranno maggiori funzioni, mentre le altre Regioni non ottengono alcun ulteriore compito; ciò significa, anche, che le Regioni differenziate avranno pure le risorse economiche per svolgere le funzioni legislative ed amministrative trasferite.
Queste risorse per le Regioni differenti derivano dal gettito fiscale dello Stato di cui, una parte non passerà più allo Stato, ma resterà alle Regioni, che svolgeranno maggiori funzioni.
Quest’entrata fiscale dallo Stato, inoltre, deriva anche dalle tasse ed imposte pagate (in quei territori) anche da imprese e cittadini (che sono numerosi) di altre Regioni che hanno attivato sede, domicilio o trasferimento lavorativo, nelle Regioni differenziate ma provengono da altre Regioni e sono interessati a vedere che le loro tasse vadano ai propri territori.
Queste entrate fiscali dello Stato, poi, da sempre, servono a tutte le Regioni e se lo Stato cede una parte di esse alle Regioni differenziate, gli importi verranno ridotti per le altre e, quindi, le Regioni normali avranno meno risorse.
È un concetto elementare; occorre che sia sempre presente al legislatore ed alle amministrazioni, come all’opinione pubblica.
Per evitare questo danno evidente, la Costituzione prevede una garanzia e, cioè, prima di avviare le Regioni differenziate, lo Stato deve assicurare alle altre Regioni normali, la permanenza dei livelli essenziali di prestazioni (o il loro miglioramento) anche per ridurre la sperequazione oggi esistente tra Nord, Sud e Regioni meno abbienti.
Si tratta di una garanzia incancellabile.
Il principio è buono, ma la via legislativa decisa, oggi, per realizzarlo è molto pericolosa ed inaffidabile.
La Legge, oggi approvata, peraltro spoglia il Parlamento del controllo effettivo sul LEP e sulle sperequazioni.
Vi è, infatti, una delega legislativa, e cioè: tutto viene deciso dal Governo (quale che sia) e, talvolta, anche dai singoli Ministri.
La delega esclude che il Parlamento possa accertare e controllare come siano garantiti i territori, le funzioni e le prestazioni essenziali.
In conseguenza, con questa Legge, il Parlamento ha solo un potere consultivo che, peraltro, deve esprimere in un termine breve; se non risponde, il Parlamento viene totalmente cancellato.
Viceversa, tutto l’apparato amministrativo ed organizzativo, istituito presso l’Amministrazione, risponde solo al Governo o al Ministro di competenza.
Vi è, per esempio, qualche componente dell’Organo collegiale (che dovrà indicare le prestazioni essenziali), il quale è incompatibile (nella commissione statale) perché è componente già delle Commissioni regionali antagoniste.
Questo punto dell’incompatibilità e dell’interesse che muove gli organi ammnistrativi e collegiali, non è disciplinato affatto nella legge approvata, né viene delegato allo Stato.
La legge prevede, infine, un monitoraggio (artt. 8 e 3, c. 4), ma questo controllo vale solo per i livelli del bilancio statale e delle prestazioni relative alle Regioni differenziate; occorrerebbe, invece, un monitoraggio sull’equilibrio economico e sulle prestazioni essenziali anche delle altre Regioni normali.
In sostanza, ogni volta che si controlla la spesa e l’efficienza delle Regioni differenziate, bisogna vedere anche a quale livello sono saliti o scesi le prestazioni essenziali che devono essere garantite alle altre Regioni.
Si tratta di vuoti della Legge che sono molto pericolosi e, pertanto, è preferibile che venga modificata, oppure, in mancanza di modifiche, venga abrogata.
Il Prof. : Regioni differenziate sempre più ricche e Regioni normali sempre più povere
ALDO LOIODICE
AUTONOMIA DIFFERENZIATA
Il Prof. Aldo Loiodice: Regioni differenziate sempre più ricche e Regioni normali sempre più povere
Il Prof. Aldo Loiodice: Regioni differenziate sempre più ricche e Regioni normali sempre più povere
AUTONOMIA DIFFERENZIATA
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