Una sola università, con un unico ateneo, un unico consiglio di amministrazione, un solo rettorato e un senato accademico. È questa la visione di Stefano Bronzini, rettore dell’Università degli studi di Bari “Aldo Moro”. “Mettere intorno a un tavolo tutte le università pubbliche della regione per trasformarle in una federazione in grado di svilupparsi attraverso poli di ricerca sui singoli territori. A Brindisi metterei l’energia, a Taranto concentrerei archeologia e ambiente. A Lecce troverebbero posto le nanotecnologie, a Foggia l’agroalimentare e a Bari la sanità, la fisica, il calcolo, la chimica. Facoltà molto richieste come per esempio Giurisprudenza le lascerei su tutto il territorio, ma legate a un solo ateneo”. Siamo sicuri che il Magnifico abbia previsto spazi anche per le facoltà umanistiche.
Il vantaggio, prosegue il rettore dell’UniBa, consisterebbe in “investimenti che non siano in concorrenza, ma in coesione. Le risorse sarebbero distribuite in modo equo e non ci sarebbe una contesa degli studenti fra atenei”. Tutto ciò potrebbe realizzarsi, chiarisce Bronzini, “grazie all’articolo 3 della legge 240, la cosiddetta legge Gelmini. Ci sto ragionando da circa un anno con l’obiettivo di diventare il più grande ateneo in Italia. Alcuni colleghi sono scettici, altri ottimisti. Il mandato di tutti noi scade insieme, nel 2025. Abbiamo due anni per impegnarci in una politica diversa rispetto a quella di frammentazione tipica degli anni Novanta. La decisione dipenderà comunque dal Curc, Comitato universitario regionale di coordinamento delle università pugliesi».
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