Cosa resta a chi fa teatro se gli togli il palcoscenico?
La domanda è un’eco nelle anime di quattro attrici di venti, quaranta, sessanta e ottant’anni e un attore divorato, con al seguito due spiriti guida, una capra e un bue, richiamati all’ordine dal Dio del Teatro.
Sono gli interpreti dello spettacolo «James», nuovo lavoro di Licia Lanera, drammaturga, regista e attrice barese più volte vincitrice ai Premi Ubu, dov’è candidata anche quest’anno nella categoria «testo non originale» per il suo adattamento di «Altri libertini» di Pier Vittorio Tondelli.
Il debutto in Puglia di «James» è in programma il 6 dicembre, alle ore 21, all’auditorium TaTÀ di Taranto per la stagione 2025-26 «Periferie» del Crest sostenuta dalla Regione Puglia.
In scena, con la stessa Lanera, autrice e regista, Monica Contini, Mino Decataldo, Danilo Giuva, Nina Martorana, Ermelinda Nasuto, Andrea Sicuro e Lucia Zotti (luci e costumi sono rispettivamente di Max Tane e Angela Tomasicchio).
Gli interpreti recitano, provano, falliscono, si interrogano sulla paura, l’amore, la maternità, l’eredità, l’arte e la morte.
«È un ragionamento sul teatro che tutto ti dà, chiedendoti in cambio una sola cosa: la tua vita», spiega Lanera, che si è lasciata ispirare dal difficile momento della pandemia, quando «mi sono fermata a guardare la mia vita senza teatro, e non ci ho trovato nulla», dice.
E, allora, cos’è il palcoscenico, se non un luogo in cui «si gioca a far sul serio» per raggiungere la verità?
Tra echi di Kantor e comicità nera, lo spettacolo è un atto d’amore assoluto verso il teatro e un tentativo disperato di lasciare traccia, chiedendosi come diventare immortali.
Pertanto, gli attori alla prova di una nuova commedia si arrovellano continuamente sulle stesse tematiche, entrando in loop tra scene che confondono teatro e vita reale e dialoghi di cui il focus è proprio il loro essere teatranti, guidati dal Dio del Teatro e due figuranti che richiamano gli animali legati alla tragedia greca, un po’ daimon, un po’ pets domestici.
Ma chi è James, nome che dà il titolo allo spettacolo?
Lanera spiega: «È un bambino dell’Uganda che ho adottato a distanza tramite Save the Children durante la pandemia.
Per i teatranti quello è stato un periodo di stasi forzata durato ben più della pandemia stessa.
Il mondo del teatro è diventato per due anni il mondo dei casalinghi. Per me fu un periodo atroce, in cui mi sono fermata a guardare la mia vita senza il teatro.
Alle soglie dei quaranta, senza un figlio, una famiglia, un hobby, un qualunque obiettivo fuori dalla mia compagnia, mi sono sentita un fallimento di essere umano.
Ho iniziato a guardare con durezza alla mia vita degli ultimi venti anni, mi sono vista sfilare davanti tutte le occasioni mancate, tutti i fallimenti. E mi sono interrogata sul concetto di eredità, di immortalità.
Chi prenderà i miei libri e le mie fossette che mi vengono quando rido?
Un domani, io che non ho figli, non ho nipoti, non ho fratelli e sorelle, chi manterrà in vita il ricordo di me?
Sarò abbastanza brava a teatro da farmi ricordare?
Per cui, in questo dannato periodo James è stato un balsamo per me, una specie di totem su cui riversare tutto l’amore che avevo e che non riuscivo a dare.
Ho sempre saputo che era un’assurdità eppure…».
È dal 2021 che Lanera si interroga su queste tematiche, con varie sessioni di ricerca e attori di età diverse, per ragionare assieme, condividere un sentire, farsi delle domande.
L’artista racconta: «Allo stesso tempo, senza ancora aver scritto il testo e suggestionata dalle mie letture kantoriane e dal suo concetto di marionetta ho fatto costruire da Michela Marrazzi una marionetta di James, a grandezza naturale.
Poi, un anno fa, è arrivato il testo, che parla di tutto questo, della prigione dorata in cui siamo, delle nostre paure e delle nostre micragnosità.
Ma questo è soprattutto un testo che parla di morte e immortalità, della voglia di lasciare qualcosa, di non scomparire.
E alla fine arriva James, che dall’Africa ha il compito di raccogliere e calmare le nostre anime.
Tutte le sere.
Recita per recita».
Biglietto unico € 15.
Info 333.2694897 – www.teatrocrest

Cosa resta a chi fa teatro se gli togli il palcoscenico?
La domanda è un’eco nelle anime di quattro attrici di venti, quaranta, sessanta e ottant’anni e un attore divorato, con al seguito due spiriti guida, una capra e un bue, richiamati all’ordine dal Dio del Teatro.
Sono gli interpreti dello spettacolo «James», nuovo lavoro di Licia Lanera, drammaturga, regista e attrice barese più volte vincitrice ai Premi Ubu, dov’è candidata anche quest’anno nella categoria «testo non originale» per il suo adattamento di «Altri libertini» di Pier Vittorio Tondelli.
Il debutto in Puglia di «James» è in programma il 6 dicembre, alle ore 21, all’auditorium TaTÀ di Taranto per la stagione 2025-26 «Periferie» del Crest sostenuta dalla Regione Puglia.
In scena, con la stessa Lanera, autrice e regista, Monica Contini, Mino Decataldo, Danilo Giuva, Nina Martorana, Ermelinda Nasuto, Andrea Sicuro e Lucia Zotti (luci e costumi sono rispettivamente di Max Tane e Angela Tomasicchio).
Gli interpreti recitano, provano, falliscono, si interrogano sulla paura, l’amore, la maternità, l’eredità, l’arte e la morte.
«È un ragionamento sul teatro che tutto ti dà, chiedendoti in cambio una sola cosa: la tua vita», spiega Lanera, che si è lasciata ispirare dal difficile momento della pandemia, quando «mi sono fermata a guardare la mia vita senza teatro, e non ci ho trovato nulla», dice.
E, allora, cos’è il palcoscenico, se non un luogo in cui «si gioca a far sul serio» per raggiungere la verità?
Tra echi di Kantor e comicità nera, lo spettacolo è un atto d’amore assoluto verso il teatro e un tentativo disperato di lasciare traccia, chiedendosi come diventare immortali.
Pertanto, gli attori alla prova di una nuova commedia si arrovellano continuamente sulle stesse tematiche, entrando in loop tra scene che confondono teatro e vita reale e dialoghi di cui il focus è proprio il loro essere teatranti, guidati dal Dio del Teatro e due figuranti che richiamano gli animali legati alla tragedia greca, un po’ daimon, un po’ pets domestici.
Ma chi è James, nome che dà il titolo allo spettacolo?
Lanera spiega: «È un bambino dell’Uganda che ho adottato a distanza tramite Save the Children durante la pandemia.
Per i teatranti quello è stato un periodo di stasi forzata durato ben più della pandemia stessa.
Il mondo del teatro è diventato per due anni il mondo dei casalinghi. Per me fu un periodo atroce, in cui mi sono fermata a guardare la mia vita senza il teatro.
Alle soglie dei quaranta, senza un figlio, una famiglia, un hobby, un qualunque obiettivo fuori dalla mia compagnia, mi sono sentita un fallimento di essere umano.
Ho iniziato a guardare con durezza alla mia vita degli ultimi venti anni, mi sono vista sfilare davanti tutte le occasioni mancate, tutti i fallimenti. E mi sono interrogata sul concetto di eredità, di immortalità.
Chi prenderà i miei libri e le mie fossette che mi vengono quando rido?
Un domani, io che non ho figli, non ho nipoti, non ho fratelli e sorelle, chi manterrà in vita il ricordo di me?
Sarò abbastanza brava a teatro da farmi ricordare?
Per cui, in questo dannato periodo James è stato un balsamo per me, una specie di totem su cui riversare tutto l’amore che avevo e che non riuscivo a dare.
Ho sempre saputo che era un’assurdità eppure…».
È dal 2021 che Lanera si interroga su queste tematiche, con varie sessioni di ricerca e attori di età diverse, per ragionare assieme, condividere un sentire, farsi delle domande.
L’artista racconta: «Allo stesso tempo, senza ancora aver scritto il testo e suggestionata dalle mie letture kantoriane e dal suo concetto di marionetta ho fatto costruire da Michela Marrazzi una marionetta di James, a grandezza naturale.
Poi, un anno fa, è arrivato il testo, che parla di tutto questo, della prigione dorata in cui siamo, delle nostre paure e delle nostre micragnosità.
Ma questo è soprattutto un testo che parla di morte e immortalità, della voglia di lasciare qualcosa, di non scomparire.
E alla fine arriva James, che dall’Africa ha il compito di raccogliere e calmare le nostre anime.
Tutte le sere.
Recita per recita».
Biglietto unico € 15.
Info 333.2694897 – www.teatrocrest
Cosa resta a chi fa teatro se gli togli il palcoscenico?
La domanda è un’eco nelle anime di quattro attrici di venti, quaranta, sessanta e ottant’anni e un attore divorato, con al seguito due spiriti guida, una capra e un bue, richiamati all’ordine dal Dio del Teatro.
Sono gli interpreti dello spettacolo «James», nuovo lavoro di Licia Lanera, drammaturga, regista e attrice barese più volte vincitrice ai Premi Ubu, dov’è candidata anche quest’anno nella categoria «testo non originale» per il suo adattamento di «Altri libertini» di Pier Vittorio Tondelli.
Il debutto in Puglia di «James» è in programma il 6 dicembre, alle ore 21, all’auditorium TaTÀ di Taranto per la stagione 2025-26 «Periferie» del Crest sostenuta dalla Regione Puglia.
In scena, con la stessa Lanera, autrice e regista, Monica Contini, Mino Decataldo, Danilo Giuva, Nina Martorana, Ermelinda Nasuto, Andrea Sicuro e Lucia Zotti (luci e costumi sono rispettivamente di Max Tane e Angela Tomasicchio).
Gli interpreti recitano, provano, falliscono, si interrogano sulla paura, l’amore, la maternità, l’eredità, l’arte e la morte.
«È un ragionamento sul teatro che tutto ti dà, chiedendoti in cambio una sola cosa: la tua vita», spiega Lanera, che si è lasciata ispirare dal difficile momento della pandemia, quando «mi sono fermata a guardare la mia vita senza teatro, e non ci ho trovato nulla», dice.
E, allora, cos’è il palcoscenico, se non un luogo in cui «si gioca a far sul serio» per raggiungere la verità?
Tra echi di Kantor e comicità nera, lo spettacolo è un atto d’amore assoluto verso il teatro e un tentativo disperato di lasciare traccia, chiedendosi come diventare immortali.
Pertanto, gli attori alla prova di una nuova commedia si arrovellano continuamente sulle stesse tematiche, entrando in loop tra scene che confondono teatro e vita reale e dialoghi di cui il focus è proprio il loro essere teatranti, guidati dal Dio del Teatro e due figuranti che richiamano gli animali legati alla tragedia greca, un po’ daimon, un po’ pets domestici.
Ma chi è James, nome che dà il titolo allo spettacolo?
Lanera spiega: «È un bambino dell’Uganda che ho adottato a distanza tramite Save the Children durante la pandemia.
Per i teatranti quello è stato un periodo di stasi forzata durato ben più della pandemia stessa.
Il mondo del teatro è diventato per due anni il mondo dei casalinghi. Per me fu un periodo atroce, in cui mi sono fermata a guardare la mia vita senza il teatro.
Alle soglie dei quaranta, senza un figlio, una famiglia, un hobby, un qualunque obiettivo fuori dalla mia compagnia, mi sono sentita un fallimento di essere umano.
Ho iniziato a guardare con durezza alla mia vita degli ultimi venti anni, mi sono vista sfilare davanti tutte le occasioni mancate, tutti i fallimenti. E mi sono interrogata sul concetto di eredità, di immortalità.
Chi prenderà i miei libri e le mie fossette che mi vengono quando rido?
Un domani, io che non ho figli, non ho nipoti, non ho fratelli e sorelle, chi manterrà in vita il ricordo di me?
Sarò abbastanza brava a teatro da farmi ricordare?
Per cui, in questo dannato periodo James è stato un balsamo per me, una specie di totem su cui riversare tutto l’amore che avevo e che non riuscivo a dare.
Ho sempre saputo che era un’assurdità eppure…».
È dal 2021 che Lanera si interroga su queste tematiche, con varie sessioni di ricerca e attori di età diverse, per ragionare assieme, condividere un sentire, farsi delle domande.
L’artista racconta: «Allo stesso tempo, senza ancora aver scritto il testo e suggestionata dalle mie letture kantoriane e dal suo concetto di marionetta ho fatto costruire da Michela Marrazzi una marionetta di James, a grandezza naturale.
Poi, un anno fa, è arrivato il testo, che parla di tutto questo, della prigione dorata in cui siamo, delle nostre paure e delle nostre micragnosità.
Ma questo è soprattutto un testo che parla di morte e immortalità, della voglia di lasciare qualcosa, di non scomparire.
E alla fine arriva James, che dall’Africa ha il compito di raccogliere e calmare le nostre anime.
Tutte le sere.
Recita per recita».
Biglietto unico € 15.
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Cosa resta a chi fa teatro se gli togli il palcoscenico?
La domanda è un’eco nelle anime di quattro attrici di venti, quaranta, sessanta e ottant’anni e un attore divorato, con al seguito due spiriti guida, una capra e un bue, richiamati all’ordine dal Dio del Teatro.
Sono gli interpreti dello spettacolo «James», nuovo lavoro di Licia Lanera, drammaturga, regista e attrice barese più volte vincitrice ai Premi Ubu, dov’è candidata anche quest’anno nella categoria «testo non originale» per il suo adattamento di «Altri libertini» di Pier Vittorio Tondelli.
Il debutto in Puglia di «James» è in programma il 6 dicembre, alle ore 21, all’auditorium TaTÀ di Taranto per la stagione 2025-26 «Periferie» del Crest sostenuta dalla Regione Puglia.
In scena, con la stessa Lanera, autrice e regista, Monica Contini, Mino Decataldo, Danilo Giuva, Nina Martorana, Ermelinda Nasuto, Andrea Sicuro e Lucia Zotti (luci e costumi sono rispettivamente di Max Tane e Angela Tomasicchio).
Gli interpreti recitano, provano, falliscono, si interrogano sulla paura, l’amore, la maternità, l’eredità, l’arte e la morte.
«È un ragionamento sul teatro che tutto ti dà, chiedendoti in cambio una sola cosa: la tua vita», spiega Lanera, che si è lasciata ispirare dal difficile momento della pandemia, quando «mi sono fermata a guardare la mia vita senza teatro, e non ci ho trovato nulla», dice.
E, allora, cos’è il palcoscenico, se non un luogo in cui «si gioca a far sul serio» per raggiungere la verità?
Tra echi di Kantor e comicità nera, lo spettacolo è un atto d’amore assoluto verso il teatro e un tentativo disperato di lasciare traccia, chiedendosi come diventare immortali.
Pertanto, gli attori alla prova di una nuova commedia si arrovellano continuamente sulle stesse tematiche, entrando in loop tra scene che confondono teatro e vita reale e dialoghi di cui il focus è proprio il loro essere teatranti, guidati dal Dio del Teatro e due figuranti che richiamano gli animali legati alla tragedia greca, un po’ daimon, un po’ pets domestici.
Ma chi è James, nome che dà il titolo allo spettacolo?
Lanera spiega: «È un bambino dell’Uganda che ho adottato a distanza tramite Save the Children durante la pandemia.
Per i teatranti quello è stato un periodo di stasi forzata durato ben più della pandemia stessa.
Il mondo del teatro è diventato per due anni il mondo dei casalinghi. Per me fu un periodo atroce, in cui mi sono fermata a guardare la mia vita senza il teatro.
Alle soglie dei quaranta, senza un figlio, una famiglia, un hobby, un qualunque obiettivo fuori dalla mia compagnia, mi sono sentita un fallimento di essere umano.
Ho iniziato a guardare con durezza alla mia vita degli ultimi venti anni, mi sono vista sfilare davanti tutte le occasioni mancate, tutti i fallimenti. E mi sono interrogata sul concetto di eredità, di immortalità.
Chi prenderà i miei libri e le mie fossette che mi vengono quando rido?
Un domani, io che non ho figli, non ho nipoti, non ho fratelli e sorelle, chi manterrà in vita il ricordo di me?
Sarò abbastanza brava a teatro da farmi ricordare?
Per cui, in questo dannato periodo James è stato un balsamo per me, una specie di totem su cui riversare tutto l’amore che avevo e che non riuscivo a dare.
Ho sempre saputo che era un’assurdità eppure…».
È dal 2021 che Lanera si interroga su queste tematiche, con varie sessioni di ricerca e attori di età diverse, per ragionare assieme, condividere un sentire, farsi delle domande.
L’artista racconta: «Allo stesso tempo, senza ancora aver scritto il testo e suggestionata dalle mie letture kantoriane e dal suo concetto di marionetta ho fatto costruire da Michela Marrazzi una marionetta di James, a grandezza naturale.
Poi, un anno fa, è arrivato il testo, che parla di tutto questo, della prigione dorata in cui siamo, delle nostre paure e delle nostre micragnosità.
Ma questo è soprattutto un testo che parla di morte e immortalità, della voglia di lasciare qualcosa, di non scomparire.
E alla fine arriva James, che dall’Africa ha il compito di raccogliere e calmare le nostre anime.
Tutte le sere.
Recita per recita».
Biglietto unico € 15.
Info 333.2694897 – www.teatrocrest
Cosa resta a chi fa teatro se gli togli il palcoscenico?
La domanda è un’eco nelle anime di quattro attrici di venti, quaranta, sessanta e ottant’anni e un attore divorato, con al seguito due spiriti guida, una capra e un bue, richiamati all’ordine dal Dio del Teatro.
Sono gli interpreti dello spettacolo «James», nuovo lavoro di Licia Lanera, drammaturga, regista e attrice barese più volte vincitrice ai Premi Ubu, dov’è candidata anche quest’anno nella categoria «testo non originale» per il suo adattamento di «Altri libertini» di Pier Vittorio Tondelli.
Il debutto in Puglia di «James» è in programma il 6 dicembre, alle ore 21, all’auditorium TaTÀ di Taranto per la stagione 2025-26 «Periferie» del Crest sostenuta dalla Regione Puglia.
In scena, con la stessa Lanera, autrice e regista, Monica Contini, Mino Decataldo, Danilo Giuva, Nina Martorana, Ermelinda Nasuto, Andrea Sicuro e Lucia Zotti (luci e costumi sono rispettivamente di Max Tane e Angela Tomasicchio).
Gli interpreti recitano, provano, falliscono, si interrogano sulla paura, l’amore, la maternità, l’eredità, l’arte e la morte.
«È un ragionamento sul teatro che tutto ti dà, chiedendoti in cambio una sola cosa: la tua vita», spiega Lanera, che si è lasciata ispirare dal difficile momento della pandemia, quando «mi sono fermata a guardare la mia vita senza teatro, e non ci ho trovato nulla», dice.
E, allora, cos’è il palcoscenico, se non un luogo in cui «si gioca a far sul serio» per raggiungere la verità?
Tra echi di Kantor e comicità nera, lo spettacolo è un atto d’amore assoluto verso il teatro e un tentativo disperato di lasciare traccia, chiedendosi come diventare immortali.
Pertanto, gli attori alla prova di una nuova commedia si arrovellano continuamente sulle stesse tematiche, entrando in loop tra scene che confondono teatro e vita reale e dialoghi di cui il focus è proprio il loro essere teatranti, guidati dal Dio del Teatro e due figuranti che richiamano gli animali legati alla tragedia greca, un po’ daimon, un po’ pets domestici.
Ma chi è James, nome che dà il titolo allo spettacolo?
Lanera spiega: «È un bambino dell’Uganda che ho adottato a distanza tramite Save the Children durante la pandemia.
Per i teatranti quello è stato un periodo di stasi forzata durato ben più della pandemia stessa.
Il mondo del teatro è diventato per due anni il mondo dei casalinghi. Per me fu un periodo atroce, in cui mi sono fermata a guardare la mia vita senza il teatro.
Alle soglie dei quaranta, senza un figlio, una famiglia, un hobby, un qualunque obiettivo fuori dalla mia compagnia, mi sono sentita un fallimento di essere umano.
Ho iniziato a guardare con durezza alla mia vita degli ultimi venti anni, mi sono vista sfilare davanti tutte le occasioni mancate, tutti i fallimenti. E mi sono interrogata sul concetto di eredità, di immortalità.
Chi prenderà i miei libri e le mie fossette che mi vengono quando rido?
Un domani, io che non ho figli, non ho nipoti, non ho fratelli e sorelle, chi manterrà in vita il ricordo di me?
Sarò abbastanza brava a teatro da farmi ricordare?
Per cui, in questo dannato periodo James è stato un balsamo per me, una specie di totem su cui riversare tutto l’amore che avevo e che non riuscivo a dare.
Ho sempre saputo che era un’assurdità eppure…».
È dal 2021 che Lanera si interroga su queste tematiche, con varie sessioni di ricerca e attori di età diverse, per ragionare assieme, condividere un sentire, farsi delle domande.
L’artista racconta: «Allo stesso tempo, senza ancora aver scritto il testo e suggestionata dalle mie letture kantoriane e dal suo concetto di marionetta ho fatto costruire da Michela Marrazzi una marionetta di James, a grandezza naturale.
Poi, un anno fa, è arrivato il testo, che parla di tutto questo, della prigione dorata in cui siamo, delle nostre paure e delle nostre micragnosità.
Ma questo è soprattutto un testo che parla di morte e immortalità, della voglia di lasciare qualcosa, di non scomparire.
E alla fine arriva James, che dall’Africa ha il compito di raccogliere e calmare le nostre anime.
Tutte le sere.
Recita per recita».
Biglietto unico € 15.
Info 333.2694897 – www.teatrocrest
Cosa resta a chi fa teatro se gli togli il palcoscenico?
La domanda è un’eco nelle anime di quattro attrici di venti, quaranta, sessanta e ottant’anni e un attore divorato, con al seguito due spiriti guida, una capra e un bue, richiamati all’ordine dal Dio del Teatro.
Sono gli interpreti dello spettacolo «James», nuovo lavoro di Licia Lanera, drammaturga, regista e attrice barese più volte vincitrice ai Premi Ubu, dov’è candidata anche quest’anno nella categoria «testo non originale» per il suo adattamento di «Altri libertini» di Pier Vittorio Tondelli.
Il debutto in Puglia di «James» è in programma il 6 dicembre, alle ore 21, all’auditorium TaTÀ di Taranto per la stagione 2025-26 «Periferie» del Crest sostenuta dalla Regione Puglia.
In scena, con la stessa Lanera, autrice e regista, Monica Contini, Mino Decataldo, Danilo Giuva, Nina Martorana, Ermelinda Nasuto, Andrea Sicuro e Lucia Zotti (luci e costumi sono rispettivamente di Max Tane e Angela Tomasicchio).
Gli interpreti recitano, provano, falliscono, si interrogano sulla paura, l’amore, la maternità, l’eredità, l’arte e la morte.
«È un ragionamento sul teatro che tutto ti dà, chiedendoti in cambio una sola cosa: la tua vita», spiega Lanera, che si è lasciata ispirare dal difficile momento della pandemia, quando «mi sono fermata a guardare la mia vita senza teatro, e non ci ho trovato nulla», dice.
E, allora, cos’è il palcoscenico, se non un luogo in cui «si gioca a far sul serio» per raggiungere la verità?
Tra echi di Kantor e comicità nera, lo spettacolo è un atto d’amore assoluto verso il teatro e un tentativo disperato di lasciare traccia, chiedendosi come diventare immortali.
Pertanto, gli attori alla prova di una nuova commedia si arrovellano continuamente sulle stesse tematiche, entrando in loop tra scene che confondono teatro e vita reale e dialoghi di cui il focus è proprio il loro essere teatranti, guidati dal Dio del Teatro e due figuranti che richiamano gli animali legati alla tragedia greca, un po’ daimon, un po’ pets domestici.
Ma chi è James, nome che dà il titolo allo spettacolo?
Lanera spiega: «È un bambino dell’Uganda che ho adottato a distanza tramite Save the Children durante la pandemia.
Per i teatranti quello è stato un periodo di stasi forzata durato ben più della pandemia stessa.
Il mondo del teatro è diventato per due anni il mondo dei casalinghi. Per me fu un periodo atroce, in cui mi sono fermata a guardare la mia vita senza il teatro.
Alle soglie dei quaranta, senza un figlio, una famiglia, un hobby, un qualunque obiettivo fuori dalla mia compagnia, mi sono sentita un fallimento di essere umano.
Ho iniziato a guardare con durezza alla mia vita degli ultimi venti anni, mi sono vista sfilare davanti tutte le occasioni mancate, tutti i fallimenti. E mi sono interrogata sul concetto di eredità, di immortalità.
Chi prenderà i miei libri e le mie fossette che mi vengono quando rido?
Un domani, io che non ho figli, non ho nipoti, non ho fratelli e sorelle, chi manterrà in vita il ricordo di me?
Sarò abbastanza brava a teatro da farmi ricordare?
Per cui, in questo dannato periodo James è stato un balsamo per me, una specie di totem su cui riversare tutto l’amore che avevo e che non riuscivo a dare.
Ho sempre saputo che era un’assurdità eppure…».
È dal 2021 che Lanera si interroga su queste tematiche, con varie sessioni di ricerca e attori di età diverse, per ragionare assieme, condividere un sentire, farsi delle domande.
L’artista racconta: «Allo stesso tempo, senza ancora aver scritto il testo e suggestionata dalle mie letture kantoriane e dal suo concetto di marionetta ho fatto costruire da Michela Marrazzi una marionetta di James, a grandezza naturale.
Poi, un anno fa, è arrivato il testo, che parla di tutto questo, della prigione dorata in cui siamo, delle nostre paure e delle nostre micragnosità.
Ma questo è soprattutto un testo che parla di morte e immortalità, della voglia di lasciare qualcosa, di non scomparire.
E alla fine arriva James, che dall’Africa ha il compito di raccogliere e calmare le nostre anime.
Tutte le sere.
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Biglietto unico € 15.
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Sono gli interpreti dello spettacolo «James», nuovo lavoro di Licia Lanera, drammaturga, regista e attrice barese più volte vincitrice ai Premi Ubu, dov’è candidata anche quest’anno nella categoria «testo non originale» per il suo adattamento di «Altri libertini» di Pier Vittorio Tondelli.
Il debutto in Puglia di «James» è in programma il 6 dicembre, alle ore 21, all’auditorium TaTÀ di Taranto per la stagione 2025-26 «Periferie» del Crest sostenuta dalla Regione Puglia.
In scena, con la stessa Lanera, autrice e regista, Monica Contini, Mino Decataldo, Danilo Giuva, Nina Martorana, Ermelinda Nasuto, Andrea Sicuro e Lucia Zotti (luci e costumi sono rispettivamente di Max Tane e Angela Tomasicchio).
Gli interpreti recitano, provano, falliscono, si interrogano sulla paura, l’amore, la maternità, l’eredità, l’arte e la morte.
«È un ragionamento sul teatro che tutto ti dà, chiedendoti in cambio una sola cosa: la tua vita», spiega Lanera, che si è lasciata ispirare dal difficile momento della pandemia, quando «mi sono fermata a guardare la mia vita senza teatro, e non ci ho trovato nulla», dice.
E, allora, cos’è il palcoscenico, se non un luogo in cui «si gioca a far sul serio» per raggiungere la verità?
Tra echi di Kantor e comicità nera, lo spettacolo è un atto d’amore assoluto verso il teatro e un tentativo disperato di lasciare traccia, chiedendosi come diventare immortali.
Pertanto, gli attori alla prova di una nuova commedia si arrovellano continuamente sulle stesse tematiche, entrando in loop tra scene che confondono teatro e vita reale e dialoghi di cui il focus è proprio il loro essere teatranti, guidati dal Dio del Teatro e due figuranti che richiamano gli animali legati alla tragedia greca, un po’ daimon, un po’ pets domestici.
Ma chi è James, nome che dà il titolo allo spettacolo?
Lanera spiega: «È un bambino dell’Uganda che ho adottato a distanza tramite Save the Children durante la pandemia.
Per i teatranti quello è stato un periodo di stasi forzata durato ben più della pandemia stessa.
Il mondo del teatro è diventato per due anni il mondo dei casalinghi. Per me fu un periodo atroce, in cui mi sono fermata a guardare la mia vita senza il teatro.
Alle soglie dei quaranta, senza un figlio, una famiglia, un hobby, un qualunque obiettivo fuori dalla mia compagnia, mi sono sentita un fallimento di essere umano.
Ho iniziato a guardare con durezza alla mia vita degli ultimi venti anni, mi sono vista sfilare davanti tutte le occasioni mancate, tutti i fallimenti. E mi sono interrogata sul concetto di eredità, di immortalità.
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Un domani, io che non ho figli, non ho nipoti, non ho fratelli e sorelle, chi manterrà in vita il ricordo di me?
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Per cui, in questo dannato periodo James è stato un balsamo per me, una specie di totem su cui riversare tutto l’amore che avevo e che non riuscivo a dare.
Ho sempre saputo che era un’assurdità eppure…».
È dal 2021 che Lanera si interroga su queste tematiche, con varie sessioni di ricerca e attori di età diverse, per ragionare assieme, condividere un sentire, farsi delle domande.
L’artista racconta: «Allo stesso tempo, senza ancora aver scritto il testo e suggestionata dalle mie letture kantoriane e dal suo concetto di marionetta ho fatto costruire da Michela Marrazzi una marionetta di James, a grandezza naturale.
Poi, un anno fa, è arrivato il testo, che parla di tutto questo, della prigione dorata in cui siamo, delle nostre paure e delle nostre micragnosità.
Ma questo è soprattutto un testo che parla di morte e immortalità, della voglia di lasciare qualcosa, di non scomparire.
E alla fine arriva James, che dall’Africa ha il compito di raccogliere e calmare le nostre anime.
Tutte le sere.
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Biglietto unico € 15.
Info 333.2694897 – www.teatrocrest
Cosa resta a chi fa teatro se gli togli il palcoscenico?
La domanda è un’eco nelle anime di quattro attrici di venti, quaranta, sessanta e ottant’anni e un attore divorato, con al seguito due spiriti guida, una capra e un bue, richiamati all’ordine dal Dio del Teatro.
Sono gli interpreti dello spettacolo «James», nuovo lavoro di Licia Lanera, drammaturga, regista e attrice barese più volte vincitrice ai Premi Ubu, dov’è candidata anche quest’anno nella categoria «testo non originale» per il suo adattamento di «Altri libertini» di Pier Vittorio Tondelli.
Il debutto in Puglia di «James» è in programma il 6 dicembre, alle ore 21, all’auditorium TaTÀ di Taranto per la stagione 2025-26 «Periferie» del Crest sostenuta dalla Regione Puglia.
In scena, con la stessa Lanera, autrice e regista, Monica Contini, Mino Decataldo, Danilo Giuva, Nina Martorana, Ermelinda Nasuto, Andrea Sicuro e Lucia Zotti (luci e costumi sono rispettivamente di Max Tane e Angela Tomasicchio).
Gli interpreti recitano, provano, falliscono, si interrogano sulla paura, l’amore, la maternità, l’eredità, l’arte e la morte.
«È un ragionamento sul teatro che tutto ti dà, chiedendoti in cambio una sola cosa: la tua vita», spiega Lanera, che si è lasciata ispirare dal difficile momento della pandemia, quando «mi sono fermata a guardare la mia vita senza teatro, e non ci ho trovato nulla», dice.
E, allora, cos’è il palcoscenico, se non un luogo in cui «si gioca a far sul serio» per raggiungere la verità?
Tra echi di Kantor e comicità nera, lo spettacolo è un atto d’amore assoluto verso il teatro e un tentativo disperato di lasciare traccia, chiedendosi come diventare immortali.
Pertanto, gli attori alla prova di una nuova commedia si arrovellano continuamente sulle stesse tematiche, entrando in loop tra scene che confondono teatro e vita reale e dialoghi di cui il focus è proprio il loro essere teatranti, guidati dal Dio del Teatro e due figuranti che richiamano gli animali legati alla tragedia greca, un po’ daimon, un po’ pets domestici.
Ma chi è James, nome che dà il titolo allo spettacolo?
Lanera spiega: «È un bambino dell’Uganda che ho adottato a distanza tramite Save the Children durante la pandemia.
Per i teatranti quello è stato un periodo di stasi forzata durato ben più della pandemia stessa.
Il mondo del teatro è diventato per due anni il mondo dei casalinghi. Per me fu un periodo atroce, in cui mi sono fermata a guardare la mia vita senza il teatro.
Alle soglie dei quaranta, senza un figlio, una famiglia, un hobby, un qualunque obiettivo fuori dalla mia compagnia, mi sono sentita un fallimento di essere umano.
Ho iniziato a guardare con durezza alla mia vita degli ultimi venti anni, mi sono vista sfilare davanti tutte le occasioni mancate, tutti i fallimenti. E mi sono interrogata sul concetto di eredità, di immortalità.
Chi prenderà i miei libri e le mie fossette che mi vengono quando rido?
Un domani, io che non ho figli, non ho nipoti, non ho fratelli e sorelle, chi manterrà in vita il ricordo di me?
Sarò abbastanza brava a teatro da farmi ricordare?
Per cui, in questo dannato periodo James è stato un balsamo per me, una specie di totem su cui riversare tutto l’amore che avevo e che non riuscivo a dare.
Ho sempre saputo che era un’assurdità eppure…».
È dal 2021 che Lanera si interroga su queste tematiche, con varie sessioni di ricerca e attori di età diverse, per ragionare assieme, condividere un sentire, farsi delle domande.
L’artista racconta: «Allo stesso tempo, senza ancora aver scritto il testo e suggestionata dalle mie letture kantoriane e dal suo concetto di marionetta ho fatto costruire da Michela Marrazzi una marionetta di James, a grandezza naturale.
Poi, un anno fa, è arrivato il testo, che parla di tutto questo, della prigione dorata in cui siamo, delle nostre paure e delle nostre micragnosità.
Ma questo è soprattutto un testo che parla di morte e immortalità, della voglia di lasciare qualcosa, di non scomparire.
E alla fine arriva James, che dall’Africa ha il compito di raccogliere e calmare le nostre anime.
Tutte le sere.
Recita per recita».
Biglietto unico € 15.
Info 333.2694897 – www.teatrocrest
COMPAGNIA TEATRALE CREST Taranto – Il 6 dicembre al TaTÀ il debutto pugliese di JAMES, nuovo spettacolo di LICIA LANERA, un omaggio al teatro e alla vita nel sogno dell’immortalità
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