L’U.O.C. di Endocrinologia dell’Ospedale “F. Miulli” di Acquaviva delle Fonti (Bari) ha ottenuto un risultato clinico di rilievo internazionale.
Per la prima volta è stata utilizzata della tirzepatide per trattare gravi ipoglicemie refrattarie, ossia episodi di ipoglicemia non controllabili con i trattamenti convenzionali.
Il caso è stato descritto sulla rivista scientifica JCEM Case Reports (Oxford University Press).
Esso apre nuove prospettive terapeutiche per i pazienti che, dopo interventi chirurgici allo stomaco o al duodeno, sviluppano alterazioni nel controllo del glucosio.
La paziente racconta: «Per questo benessere e per questi risultati devo dire grazie al Prof. Perrini e a tutta la sua equipe.
Un miracolo dopo più di sei anni, ancora non ci posso credere.
È fantastico uscire senza portarsi dietro le fiale di glucosio e senza la paura di ipoglicemie continue o di sentirsi male e svenire per strada.
Ringrazio di cuore tutti i medici della UOC di Endocrinologia del Miulli per la loro disponibilità e, soprattutto, per i sorrisi e le attenzioni che hanno dedicato al mio caso».
Il prof. Sebastio Perrini ha dichiarato: «Questo caso dimostra come la comprensione dei meccanismi fisiologici e la flessibilità clinica possano aprire nuove strade terapeutiche.
La tirzepatide potrebbe rappresentare un’opzione promettente anche per pazienti non diabetici e non obesi, con ipoglicemie legate a interventi gastrici o a disturbi dell’assorbimento intestinale».
L’esperienza del gruppo della U.O.C. di Endocrinologia dell’Ospedale Miulli evidenzia un possibile nuovo impiego della tirzepatide al di fuori delle indicazioni attuali.
Si tratta di un’opportunità per aprire la strada a studi clinici mirati per definire il ruolo di questa molecola nella gestione delle ipoglicemie complesse e nei disturbi metabolici associati a resezioni intestinali estese o nutrizione artificiale.

L’U.O.C. di Endocrinologia dell’Ospedale “F. Miulli” di Acquaviva delle Fonti (Bari) ha ottenuto un risultato clinico di rilievo internazionale.
Per la prima volta è stata utilizzata della tirzepatide per trattare gravi ipoglicemie refrattarie, ossia episodi di ipoglicemia non controllabili con i trattamenti convenzionali.
Il caso è stato descritto sulla rivista scientifica JCEM Case Reports (Oxford University Press).
Esso apre nuove prospettive terapeutiche per i pazienti che, dopo interventi chirurgici allo stomaco o al duodeno, sviluppano alterazioni nel controllo del glucosio.
La paziente racconta: «Per questo benessere e per questi risultati devo dire grazie al Prof. Perrini e a tutta la sua equipe.
Un miracolo dopo più di sei anni, ancora non ci posso credere.
È fantastico uscire senza portarsi dietro le fiale di glucosio e senza la paura di ipoglicemie continue o di sentirsi male e svenire per strada.
Ringrazio di cuore tutti i medici della UOC di Endocrinologia del Miulli per la loro disponibilità e, soprattutto, per i sorrisi e le attenzioni che hanno dedicato al mio caso».
Il prof. Sebastio Perrini ha dichiarato: «Questo caso dimostra come la comprensione dei meccanismi fisiologici e la flessibilità clinica possano aprire nuove strade terapeutiche.
La tirzepatide potrebbe rappresentare un’opzione promettente anche per pazienti non diabetici e non obesi, con ipoglicemie legate a interventi gastrici o a disturbi dell’assorbimento intestinale».
L’esperienza del gruppo della U.O.C. di Endocrinologia dell’Ospedale Miulli evidenzia un possibile nuovo impiego della tirzepatide al di fuori delle indicazioni attuali.
Si tratta di un’opportunità per aprire la strada a studi clinici mirati per definire il ruolo di questa molecola nella gestione delle ipoglicemie complesse e nei disturbi metabolici associati a resezioni intestinali estese o nutrizione artificiale.
L’U.O.C. di Endocrinologia dell’Ospedale “F. Miulli” di Acquaviva delle Fonti (Bari) ha ottenuto un risultato clinico di rilievo internazionale.
Per la prima volta è stata utilizzata della tirzepatide per trattare gravi ipoglicemie refrattarie, ossia episodi di ipoglicemia non controllabili con i trattamenti convenzionali.
Il caso è stato descritto sulla rivista scientifica JCEM Case Reports (Oxford University Press).
Esso apre nuove prospettive terapeutiche per i pazienti che, dopo interventi chirurgici allo stomaco o al duodeno, sviluppano alterazioni nel controllo del glucosio.
La paziente racconta: «Per questo benessere e per questi risultati devo dire grazie al Prof. Perrini e a tutta la sua equipe.
Un miracolo dopo più di sei anni, ancora non ci posso credere.
È fantastico uscire senza portarsi dietro le fiale di glucosio e senza la paura di ipoglicemie continue o di sentirsi male e svenire per strada.
Ringrazio di cuore tutti i medici della UOC di Endocrinologia del Miulli per la loro disponibilità e, soprattutto, per i sorrisi e le attenzioni che hanno dedicato al mio caso».
Il prof. Sebastio Perrini ha dichiarato: «Questo caso dimostra come la comprensione dei meccanismi fisiologici e la flessibilità clinica possano aprire nuove strade terapeutiche.
La tirzepatide potrebbe rappresentare un’opzione promettente anche per pazienti non diabetici e non obesi, con ipoglicemie legate a interventi gastrici o a disturbi dell’assorbimento intestinale».
L’esperienza del gruppo della U.O.C. di Endocrinologia dell’Ospedale Miulli evidenzia un possibile nuovo impiego della tirzepatide al di fuori delle indicazioni attuali.
Si tratta di un’opportunità per aprire la strada a studi clinici mirati per definire il ruolo di questa molecola nella gestione delle ipoglicemie complesse e nei disturbi metabolici associati a resezioni intestinali estese o nutrizione artificiale.
L’U.O.C. di Endocrinologia dell’Ospedale “F. Miulli” di Acquaviva delle Fonti (Bari) ha ottenuto un risultato clinico di rilievo internazionale.
Per la prima volta è stata utilizzata della tirzepatide per trattare gravi ipoglicemie refrattarie, ossia episodi di ipoglicemia non controllabili con i trattamenti convenzionali.
Il caso è stato descritto sulla rivista scientifica JCEM Case Reports (Oxford University Press).
Esso apre nuove prospettive terapeutiche per i pazienti che, dopo interventi chirurgici allo stomaco o al duodeno, sviluppano alterazioni nel controllo del glucosio.
La paziente racconta: «Per questo benessere e per questi risultati devo dire grazie al Prof. Perrini e a tutta la sua equipe.
Un miracolo dopo più di sei anni, ancora non ci posso credere.
È fantastico uscire senza portarsi dietro le fiale di glucosio e senza la paura di ipoglicemie continue o di sentirsi male e svenire per strada.
Ringrazio di cuore tutti i medici della UOC di Endocrinologia del Miulli per la loro disponibilità e, soprattutto, per i sorrisi e le attenzioni che hanno dedicato al mio caso».
Il prof. Sebastio Perrini ha dichiarato: «Questo caso dimostra come la comprensione dei meccanismi fisiologici e la flessibilità clinica possano aprire nuove strade terapeutiche.
La tirzepatide potrebbe rappresentare un’opzione promettente anche per pazienti non diabetici e non obesi, con ipoglicemie legate a interventi gastrici o a disturbi dell’assorbimento intestinale».
L’esperienza del gruppo della U.O.C. di Endocrinologia dell’Ospedale Miulli evidenzia un possibile nuovo impiego della tirzepatide al di fuori delle indicazioni attuali.
Si tratta di un’opportunità per aprire la strada a studi clinici mirati per definire il ruolo di questa molecola nella gestione delle ipoglicemie complesse e nei disturbi metabolici associati a resezioni intestinali estese o nutrizione artificiale.
L’U.O.C. di Endocrinologia dell’Ospedale “F. Miulli” di Acquaviva delle Fonti (Bari) ha ottenuto un risultato clinico di rilievo internazionale.
Per la prima volta è stata utilizzata della tirzepatide per trattare gravi ipoglicemie refrattarie, ossia episodi di ipoglicemia non controllabili con i trattamenti convenzionali.
Il caso è stato descritto sulla rivista scientifica JCEM Case Reports (Oxford University Press).
Esso apre nuove prospettive terapeutiche per i pazienti che, dopo interventi chirurgici allo stomaco o al duodeno, sviluppano alterazioni nel controllo del glucosio.
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Ringrazio di cuore tutti i medici della UOC di Endocrinologia del Miulli per la loro disponibilità e, soprattutto, per i sorrisi e le attenzioni che hanno dedicato al mio caso».
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