Successo e Primo Premio nazionale per cinque neoarchitetti del Politecnico di Bari.
La loro tesi di laurea, dedicata alla conservazione, restauro e valorizzazione del Castello Svevo-aragonese di Brindisi è risultata vincitrice alla XXVIII edizione del Premio di laurea “Architetture Fortificate”.
La Commissione del concorso, bandito dal prestigioso Istituto Italiano dei Castelli, organizzazione internazionale riconosciuta da Unesco, Consiglio d’Europa, Europa Nostra, ha misurato la “qualità” delle 24 proposte pervenute da tutta Italia.
Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato lo scorso 18 ottobre a Udine, presso l’università, in una apposita cerimonia ai laureati del Corso di Laurea Magistrale in Architettura.
Gli autori della tesi “Architetture fortificate in Terra d’Otranto. Il Castello Grande di Brindisi” sono:
Francesca Strippoli e Gabriele Liddo di Andria;
Grazia Chiarello di Corsano;
Astro Ferrante di Sannicandro di Bari;
Roberta Lamorgese di Capurso.
La tesi di ricerca è stata sviluppata nel Laboratorio di Laurea in Restauro coordinato dal prof. Rossella de Cadilhac, relatrice.
Nella graduatoria finale, oltre al Poliba, figurano al secondo posto, ex equo, i neo laureati delle Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara e dell’Università IUAV di Venezia.
Terza posizione per l’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Ai premiati si aggiungono quattro tesi meritevoli di menzione: tra queste quella di Valentina Dell’Olio del Poliba, su “L’isola di Sant’Andrea a Loppio. Il progetto topografico nei luoghi dell’antico”.
Il Castello grande di Brindisi
Il lavoro di ricerca dei premiati Poliba sul Castello Svevo di Brindisi (castello grande o di terra) si sviluppa in un percorso raccolto in un volume (la tesi) di circa trecento pagine.
Fondamentale, prima di ogni ipotesi d’intervento, risulta il certosino lavoro di ricostruzione storica del monumento.
Esso, infatti, nel corso dei secoli ha accumulato numerose stratificazioni d’intervento e modifiche secondo le necessità e gli accadimenti politici-militari.
Nelle prime 65 pagine si traccia un percorso che contempla le varie fasi storiche: periodo pre-normanno e normanno (prima e oltre l’anno 1000), svevo, angioino, aragonese, Viceregno di Spagna sino al 1800 e alla seconda guerra mondiale.
Tale ricognizione storica è stata sostenuta da una conoscenza diretta attraverso il rilievo architettonico con la fattiva collaborazione della Marina Militare che, presso il Castello Svevo di Brindisi, dal 1909, ha il suo presidio.
Oggi è sede di Comando di Divisione e della Brigata San Marco.
Con le informazioni acquisite lo studio affronta questioni complesse fortemente interrelate:
l’urgenza di salvaguardare una testimonianza storica e artistica di indubbio valore ma ad alta vulnerabilità;
il bisogno di restituire al Castello l’unità perduta;
l’esigenza di aprire il luogo alla fruizione pubblica, senza con ciò interferire con le attività della Marina Militare che custodisce il bene;
il desiderio di valorizzare un simbolo della memoria collettiva.
Su tali esigenze gli autori, guidati dalla relatrice, sviluppano i nodi progettuali.
Tali nodi ruotano attorno alla conservazione della materia antica e dei segni delle stratificazioni storiche, della stabilità e sicurezza strutturale, della ri-significazione dell’intero Castello, della delicata accessibilità ad un’opera nata per essere inespugnabile.
“Il Castello – sostengono i giovani architetti– è l’emblema della città, ha una forte carica simbolica ed è il luogo della memoria della comunità brindisina”.
Il Castello è nato come presidio militare a difesa della città di Brindisi, ma anche luogo di rappresentazione del potere imperiale di Federico II, si sostiene nella tesi.
Il nucleo originario costituito da un recinto a pianta trapezoidale con un portico addossato al lato interno, sette torri e fossato anulare, nel tempo è stato sottoposto a continue trasformazioni dovendo rispondere al mutare delle esigenze.
Il primo ampliamento risale al periodo angioino quando si decide di rafforzare le cortine con muri a scarpa sopraelevando le torri.
Una sostanziale trasformazione viene documentata nel periodo aragonese, quando il fossato svevo viene chiuso realizzando ambienti voltati, cimate due torri angolari del nucleo svevo, eseguita una cortina, scavato un nuovo fossato.
Durante il vicereame spagnolo (1500-1600) si decide di potenziare il fronte sul mare con la realizzazione di due bastioni (il baluardo di Ponente – detto della Campanella – e il baluardo di Levante).
Si decide, inoltre, di sopraelevare le cortine interna ed esterna, cimare le torri circolari del nucleo svevo, riconfigurare la piazza d’armi con l’incremento volumetrico rafforzare un tratto della cinta urbana.
Con la trasformazione in penitenziario durante il periodo napoleonico, in seguito ad una progressiva dismissione della cinta urbana, il Castello viene sottoposto a lavori di adattamento che comportano una ridistribuzione interna e la costruzione di altri volumi.
Nei primi anni del Novecento il Castello viene trasformato in caserma quando passa sotto il controllo del Genio Militare per la Regia Marina.
Vengono sopraelevati i bracci sui lati di terra, realizzati lavori urgenti di utilità militare in concomitanza con lo scoppio della prima guerra mondiale.
Negli anni Cinquanta del novecento il Castello diventa la sede amministrativa della Marina Militare che avvia lavori di risanamento e ristrutturazione con modifiche della distribuzione interna.
Tutte le stratificazioni hanno modificato il nucleo originario reinterpretandolo continuamente ponendo innumerevoli interrogativi, primo fra tutti la conservazione e la valorizzazione delle stratificazioni storiche.
Molte questioni vengono indagate sia su scala urbana che architettonica dai ragazzi del Poliba.
Analizzando il rapporto fra il Castello e il tessuto urbano si è osservato come nel tempo sia venuta meno la connessione fra il Castello, baluardo difensivo della città, e la cinta fortificata, della quale permangono solo alcune tracce, posta a sua difesa.
Ed è in virtù di queste osservazioni che si sono formulate linee di indirizzo allo scopo di riannodare le relazioni perdute attraverso tre itinerari.
I tre itinerari
Il primo, denominato “Brindisi Fortificata”, propone la scoperta delle antiche mura e del fossato di Brindisi, costruiti tra l’età Aragonese e quella spagnola.
Il secondo, “Brindisi Archeologica”, guida alla esplorazione Brindisi, partendo dalle Rovine Romane.
Il terzo, “Brindisi Portuale” si sviluppa lungo i due seni del porto interno e racconta il profondo legame della città con il mare, la sua storia recente e il ruolo strategico di Brindisi, capitale d’Italia dal settembre 1943 al febbraio 1944.
Sul piano architettonico il progetto focalizza l’attenzione sul complesso fortificato e in particolare sul tratto residuo del fossato urbano posto a Sud-Ovest nel punto di innesto con il fossato del Castello, ad esso collegato attraverso un passaggio in galleria.
Il progetto attribuisce al fossato residuale il ruolo di elemento di mediazione fra Castello e città, inserendolo all’interno di un itinerario di fruizione pubblica, luogo di passaggio dal Castello alla città e viceversa, ma anche luogo dello stare, luogo dell’intrattenimento.
Vengono assunti come dati di partenza la geometria del luogo, i caratteri orografici, le tracce murarie superstiti della cinta più interna assieme al percorso di ronda e, non ultime, le stratificazioni storiche che hanno modificato la fisionomia del luogo.
Tutte componenti che entrano a far parte integrante del progetto teso a collegare fisicamente e visivamente il Castello alla città.
Prende così forma un percorso da passeggio attraverso un ponte in acciaio e legno che crea un collegamento fra il piano della città e la parte alta del fossato.
A fronte della complessità e della molteplicità delle problematiche in gioco, viene messa a punto un’idea strategica sottesa ad un progetto di restauro che punta ad una complessiva valorizzazione del Castello.
La valorizzazione si realizza attraverso percorsi di visita indipendenti con l’obiettivo di accompagnare il visitatore alla scoperta e comprensione di spazi pluristratificati.
Dalla quota del fossato, a quella della piazza d’armi dove avere la possibilità di accedere alle grandi sale destinate a spazi museali, fino al livello delle terrazze in copertura.
1° Premio. “Architetture fortificate in Terra d’Otranto. Il Castello Grande di Brindisi”
Il giudizio della Commissione
“La tesi, frutto di una efficace collaborazione di gruppo, parte da un’accurata e approfondita lettura del Castello Grande di Brindisi.
È stata posta grande attenzione alle trasformazioni formali e funzionali delle strutture, alla loro relazione con il contesto territoriale, alle tecniche costruttive e alle condizioni di conservazione del complesso a tutt’oggi proprietà della Marina Militare Italiana.
Le ben delineate proposte progettuali sono coerenti con le premesse di studio e mirano al recupero dell’unitarietà del complesso e ad una fruizione ampliata di uno dei monumenti simbolo della memoria collettiva di Brindisi”.
Tutte le tesi ammesse alla XXVIII edizione del concorso 2025 saranno citate sul sito ufficiale dell’Istituto Italiano dei Castelli (istitutoitalianocastelli.it)

Primo Premio Nazionale a cinque neoarchitetti del Poliba per la tesi di laurea. Conservazione, restauro e valorizzazione del Castello Svevo-Aragonese di Brindisi
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