Sarà un 25 novembre diverso quello organizzato da ANM, Comune e APS G.I.R.A.F.F.A. a Bari.
Nell’aula della Corte di Assise, gli studenti e le studentesse della città porteranno la voce delle donne che hanno deciso di salvarsi e ricominciare.
L’appuntamento vedrà come protagonisti e protagoniste gli studenti e le studentesse dell’Università di Bari e di alcuni degli istituti scolastici della città, e avrà al centro le storie dure, vere e dolorose delle donne che si sono rivolte al CAV Paola Labriola per salvarsi e ricominciare.
“Oltre il processo – La cultura del rispetto e del consenso” è il titolo dell’evento organizzato dell’Associazione Nazionale Magistrati, dell’assessorato alle culture del Comune di Bari, dell’APS G.I.R.A.F.F.A e dall’Ordine degli Avvocati di Bari.
Si svolgerà martedì 25 novembre nell’Aula della Corte di Assise e vedrà la partecipazione di:
Antonella Cafagna presidente ANM Bari;
Maria Pia Vigilante presidente APS G.I.R.A.F.F.A.;
Paola Romano assessora alle culture del Comune di Bari;
Salvatore D’Aluiso presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari;
Katia Di Cagno Presidente del Comitato di Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Bari;
Giuseppe Gatti procuratore aggiunto di Bari.
Insieme – avvocatura, istituzioni culturali, centri antiviolenza, studenti e studentesse – in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, metteranno l’accento sulla necessità dell’educazione affettiva, della prevenzione, del consenso e della cultura del rispetto.
E lo faranno in un’aula di Tribunale, dove si arriva dopo la denuncia, dopo il femminicidio, quando è ormai troppo tardi per intervenire in modo differente.
La prevenzione della violenza contro le donne è un processo culturale e collettivo, e come tale deve iniziare nelle scuole, nelle famiglie, nelle associazioni e nei luoghi della cultura.
Il pomeriggio avrà inizio alle 14.00, nell’androne al piano terra del Tribunale penale, con lo svelamento dell’opera VALORI IN CORSO di Francesco Gabriele conosciuto come Cisky, un’opera che nasce come riflessione sul linguaggio contemporaneo e sul dialogo tra progresso, etica e giustizia.
Al centro, un paio di scarpe rosse, simbolo di presenza, di identità e di memoria.
I “valori”, secondo l’artista, non sono concetti statici, bensì processi in continua costruzione.
Subito dopo, alle 14.30, nell’Aula della Corte di Assise, le letture delle storie delle donne e gli interventi dei ragazzi e delle ragazze provenienti:
dall’Istituto tecnico tecnologico Panetti;
dall’IISS Giulio Cesare;
dai Licei classici Socrate e Quinto Orazio Flacco;
dal Liceo scientifico Gaetano Salvemini;
dal Liceo artistico e coreutico De Nittis – Pascali;
dalla Scuola media Modugno;
dall’Università degli studi di Bari Aldo Moro.
Le storie sono state selezionate dalle operatrici del CAV Paola Labriola gestito dall’APS G.I.R.A.F.F.A..
Particolarmente significativi saranno gli interventi di Damiano Rizzi, e di due orfani speciali come Daniela De Sario e Pasquale Guadagno, che sottolineeranno la necessità di un dialogo tra giustizia e società.
Damiano Rizzi, psicologo e psicoterapeuta, è presidente della Fondazione Soleterre, nata nel 2002 “per tutelare il benessere psico-fisico di bambini, donne e uomini in condizioni di vulnerabilità, malattia, povertà e violenza, in Italia e nel mondo”.
Il 9 luglio del 2013, sua sorella Tiziana viene uccisa a coltellate dall’ex marito.
Il suo bambino aveva due anni e mezzo.
Damiano Rizzi è riuscito ad adottarlo.
È tra i fondatori dell’associazione Tiziana Vive e ha iniziato a raccogliere le storie degli orfani di femminicidio, in Italia circa 2mila che non compaiono su alcun registro.
http://www.tizianavive.org/index.html La sua storia è raccontata nel libro La guerra a casa edito da Altreconomia;
Daniela De Sario è figlia di Caterina Susca la 60enne di Torre a Mare uccisa l’11 novembre 2013 nella sua abitazione.
Per quel femminicidio è stato condannato all’ergastolo il reo confesso Donald Nwajiobi.
Daniela aveva 20 anni;
Pasquale Guadagno, orfano della 37enne Carmela Cerillo, uccisa da suo marito Salvatore il 25 aprile del 2010.
L’assassino è stato condannato a diciotto anni di reclusione con rito abbreviato, ridotti a tredici anni e mezzo per buona condotta.
Pasquale aveva 14 anni.
La sua storia è raccontata nel libro edito da Rizzoli, scritto insieme con la giornalista Francesca Barra e intitolato Figli di nessuno.
Antonella Cafagna, presidente dell’ANM Bari, ha dichiarato: “Abbiamo invitato molti giovani, studenti e studentesse, in Tribunale perché è qui che la giustizia penale si occupa della repressione dei reati violenti di genere, e lo fa in nome di tutti i cittadini la cui casa è anche questo luogo.
Lo facciamo per parlare del contrasto a ogni forma di violenza sulle donne nel giorno in cui si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione di tali forme di violenza.
Lo facciamo muovendoci sul terreno della prevenzione, nella convinzione che la diffusione di una cultura del rispetto e del consenso possa rappresentare antidoto per eccellenza contro prevaricazioni, abusi e aggressioni fondate sulla disuguaglianza di genere.
Obiettivo dell’iniziativa è proprio quello di sensibilizzare i giovani, educarli a relazioni paritarie, offrire strumenti per riconoscerne le degenerazioni e valorizzare l’ascolto delle vittime, nella consapevolezza che il contrasto della violenza maschile sulle donne richieda interventi integrati e un lavoro di rete.
Un lavoro di rete che coinvolga centri antiviolenza, servizi assistenziali, forze dell’ordine, istituzioni scolastiche, sistema giudiziario e società civile”.
Paola Romano, assessora alle Culture del Comune di Bari, ha affermato: “La violenza di genere ci riguarda tutti e tutte e attraversa tutti e tutte: qualsiasi età, qualsiasi luogo del Paese, qualsiasi classe sociale.
I dati sono inaccettabili e rispondono a un modello culturale patriarcale che dobbiamo smantellare.
E dobbiamo partire dalle fasce d’età più giovani.
Per questo è importantissima l’educazione all’affettività e alla sessualità sin da piccoli come prevede l’OMS.
Ma l’Italia è uno dei pochi paesi in Europa a non prevederlo.
Per questo abbiamo voluto fare la nostra parte portando avanti delle alleanze come quella di oggi dando la parola ai ragazzi e alle ragazze, i protagonisti della rivoluzione culturale che dobbiamo fare”.
I dati della violenza contro le donne, a livello nazionale, raccontano di un crescente aumento delle denunce e delle violenze, e di una diminuzione della remissione delle querele.
Più donne si rivolgono ai centri antiviolenza ed elaborano i loro vissuti tanto da non ritirare le denunce.
I dati del CAV Paola Labriola non smentiscono l’andamento generale: 195 richieste d’aiuto da parte di donne sole e/o con bambini e 98 donne prese in carico che si aggiungono alle donne già seguite dal Centro.
Maria Pia Vigilante, presidente dell’APS G.I.R.A.F.F.A, ha detto: “Quest’anno intendiamo occuparci di tutte le declinazioni delle violenze maschili agite ai danni delle donne e delle ragazze alla presenza di/delle studenti/esse con la convinzione che uscire dai luoghi dove ci sono delle resistenze a far entrare operatrici dei CAV sia fondamentale.
Perché il confronto ci insegna e ci induce a ribellarci, cioè ri-portare al bello.
Lo faremo alla presenza di alcuni orfani speciali che ci indurranno a riflettere quanto le mancanze li/le costringono a quello che ormai definiamo l’ergastolo del dolore.
E ci ricordano che, a seguito dei femminicidi che ogni tre giorni avvengono in Italia, ci sono (restano) persone di cui ancora oggi lo Stato fa fatica ad occuparsi stante la scarsità delle somme che annualmente mette a disposizione per questi ragazzi e ragazze.
In Italia la legge 4/2018, detta Legge per la tutela degli orfani di crimini domestici rappresenta, ad oggi, una legge organica sebbene non citi mai la parola femminicidio al suo interno, lasciando alla famiglia superstite una presa in carico totale di queste persone”.

Sarà un 25 novembre diverso quello organizzato da ANM, Comune e APS G.I.R.A.F.F.A. a Bari.
Nell’aula della Corte di Assise, gli studenti e le studentesse della città porteranno la voce delle donne che hanno deciso di salvarsi e ricominciare.
L’appuntamento vedrà come protagonisti e protagoniste gli studenti e le studentesse dell’Università di Bari e di alcuni degli istituti scolastici della città, e avrà al centro le storie dure, vere e dolorose delle donne che si sono rivolte al CAV Paola Labriola per salvarsi e ricominciare.
“Oltre il processo – La cultura del rispetto e del consenso” è il titolo dell’evento organizzato dell’Associazione Nazionale Magistrati, dell’assessorato alle culture del Comune di Bari, dell’APS G.I.R.A.F.F.A e dall’Ordine degli Avvocati di Bari.
Si svolgerà martedì 25 novembre nell’Aula della Corte di Assise e vedrà la partecipazione di:
Antonella Cafagna presidente ANM Bari;
Maria Pia Vigilante presidente APS G.I.R.A.F.F.A.;
Paola Romano assessora alle culture del Comune di Bari;
Salvatore D’Aluiso presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari;
Katia Di Cagno Presidente del Comitato di Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Bari;
Giuseppe Gatti procuratore aggiunto di Bari.
Insieme – avvocatura, istituzioni culturali, centri antiviolenza, studenti e studentesse – in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, metteranno l’accento sulla necessità dell’educazione affettiva, della prevenzione, del consenso e della cultura del rispetto.
E lo faranno in un’aula di Tribunale, dove si arriva dopo la denuncia, dopo il femminicidio, quando è ormai troppo tardi per intervenire in modo differente.
La prevenzione della violenza contro le donne è un processo culturale e collettivo, e come tale deve iniziare nelle scuole, nelle famiglie, nelle associazioni e nei luoghi della cultura.
Il pomeriggio avrà inizio alle 14.00, nell’androne al piano terra del Tribunale penale, con lo svelamento dell’opera VALORI IN CORSO di Francesco Gabriele conosciuto come Cisky, un’opera che nasce come riflessione sul linguaggio contemporaneo e sul dialogo tra progresso, etica e giustizia.
Al centro, un paio di scarpe rosse, simbolo di presenza, di identità e di memoria.
I “valori”, secondo l’artista, non sono concetti statici, bensì processi in continua costruzione.
Subito dopo, alle 14.30, nell’Aula della Corte di Assise, le letture delle storie delle donne e gli interventi dei ragazzi e delle ragazze provenienti:
dall’Istituto tecnico tecnologico Panetti;
dall’IISS Giulio Cesare;
dai Licei classici Socrate e Quinto Orazio Flacco;
dal Liceo scientifico Gaetano Salvemini;
dal Liceo artistico e coreutico De Nittis – Pascali;
dalla Scuola media Modugno;
dall’Università degli studi di Bari Aldo Moro.
Le storie sono state selezionate dalle operatrici del CAV Paola Labriola gestito dall’APS G.I.R.A.F.F.A..
Particolarmente significativi saranno gli interventi di Damiano Rizzi, e di due orfani speciali come Daniela De Sario e Pasquale Guadagno, che sottolineeranno la necessità di un dialogo tra giustizia e società.
Damiano Rizzi, psicologo e psicoterapeuta, è presidente della Fondazione Soleterre, nata nel 2002 “per tutelare il benessere psico-fisico di bambini, donne e uomini in condizioni di vulnerabilità, malattia, povertà e violenza, in Italia e nel mondo”.
Il 9 luglio del 2013, sua sorella Tiziana viene uccisa a coltellate dall’ex marito.
Il suo bambino aveva due anni e mezzo.
Damiano Rizzi è riuscito ad adottarlo.
È tra i fondatori dell’associazione Tiziana Vive e ha iniziato a raccogliere le storie degli orfani di femminicidio, in Italia circa 2mila che non compaiono su alcun registro.
http://www.tizianavive.org/index.html La sua storia è raccontata nel libro La guerra a casa edito da Altreconomia;
Daniela De Sario è figlia di Caterina Susca la 60enne di Torre a Mare uccisa l’11 novembre 2013 nella sua abitazione.
Per quel femminicidio è stato condannato all’ergastolo il reo confesso Donald Nwajiobi.
Daniela aveva 20 anni;
Pasquale Guadagno, orfano della 37enne Carmela Cerillo, uccisa da suo marito Salvatore il 25 aprile del 2010.
L’assassino è stato condannato a diciotto anni di reclusione con rito abbreviato, ridotti a tredici anni e mezzo per buona condotta.
Pasquale aveva 14 anni.
La sua storia è raccontata nel libro edito da Rizzoli, scritto insieme con la giornalista Francesca Barra e intitolato Figli di nessuno.
Antonella Cafagna, presidente dell’ANM Bari, ha dichiarato: “Abbiamo invitato molti giovani, studenti e studentesse, in Tribunale perché è qui che la giustizia penale si occupa della repressione dei reati violenti di genere, e lo fa in nome di tutti i cittadini la cui casa è anche questo luogo.
Lo facciamo per parlare del contrasto a ogni forma di violenza sulle donne nel giorno in cui si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione di tali forme di violenza.
Lo facciamo muovendoci sul terreno della prevenzione, nella convinzione che la diffusione di una cultura del rispetto e del consenso possa rappresentare antidoto per eccellenza contro prevaricazioni, abusi e aggressioni fondate sulla disuguaglianza di genere.
Obiettivo dell’iniziativa è proprio quello di sensibilizzare i giovani, educarli a relazioni paritarie, offrire strumenti per riconoscerne le degenerazioni e valorizzare l’ascolto delle vittime, nella consapevolezza che il contrasto della violenza maschile sulle donne richieda interventi integrati e un lavoro di rete.
Un lavoro di rete che coinvolga centri antiviolenza, servizi assistenziali, forze dell’ordine, istituzioni scolastiche, sistema giudiziario e società civile”.
Paola Romano, assessora alle Culture del Comune di Bari, ha affermato: “La violenza di genere ci riguarda tutti e tutte e attraversa tutti e tutte: qualsiasi età, qualsiasi luogo del Paese, qualsiasi classe sociale.
I dati sono inaccettabili e rispondono a un modello culturale patriarcale che dobbiamo smantellare.
E dobbiamo partire dalle fasce d’età più giovani.
Per questo è importantissima l’educazione all’affettività e alla sessualità sin da piccoli come prevede l’OMS.
Ma l’Italia è uno dei pochi paesi in Europa a non prevederlo.
Per questo abbiamo voluto fare la nostra parte portando avanti delle alleanze come quella di oggi dando la parola ai ragazzi e alle ragazze, i protagonisti della rivoluzione culturale che dobbiamo fare”.
I dati della violenza contro le donne, a livello nazionale, raccontano di un crescente aumento delle denunce e delle violenze, e di una diminuzione della remissione delle querele.
Più donne si rivolgono ai centri antiviolenza ed elaborano i loro vissuti tanto da non ritirare le denunce.
I dati del CAV Paola Labriola non smentiscono l’andamento generale: 195 richieste d’aiuto da parte di donne sole e/o con bambini e 98 donne prese in carico che si aggiungono alle donne già seguite dal Centro.
Maria Pia Vigilante, presidente dell’APS G.I.R.A.F.F.A, ha detto: “Quest’anno intendiamo occuparci di tutte le declinazioni delle violenze maschili agite ai danni delle donne e delle ragazze alla presenza di/delle studenti/esse con la convinzione che uscire dai luoghi dove ci sono delle resistenze a far entrare operatrici dei CAV sia fondamentale.
Perché il confronto ci insegna e ci induce a ribellarci, cioè ri-portare al bello.
Lo faremo alla presenza di alcuni orfani speciali che ci indurranno a riflettere quanto le mancanze li/le costringono a quello che ormai definiamo l’ergastolo del dolore.
E ci ricordano che, a seguito dei femminicidi che ogni tre giorni avvengono in Italia, ci sono (restano) persone di cui ancora oggi lo Stato fa fatica ad occuparsi stante la scarsità delle somme che annualmente mette a disposizione per questi ragazzi e ragazze.
In Italia la legge 4/2018, detta Legge per la tutela degli orfani di crimini domestici rappresenta, ad oggi, una legge organica sebbene non citi mai la parola femminicidio al suo interno, lasciando alla famiglia superstite una presa in carico totale di queste persone”.
Sarà un 25 novembre diverso quello organizzato da ANM, Comune e APS G.I.R.A.F.F.A. a Bari.
Nell’aula della Corte di Assise, gli studenti e le studentesse della città porteranno la voce delle donne che hanno deciso di salvarsi e ricominciare.
L’appuntamento vedrà come protagonisti e protagoniste gli studenti e le studentesse dell’Università di Bari e di alcuni degli istituti scolastici della città, e avrà al centro le storie dure, vere e dolorose delle donne che si sono rivolte al CAV Paola Labriola per salvarsi e ricominciare.
“Oltre il processo – La cultura del rispetto e del consenso” è il titolo dell’evento organizzato dell’Associazione Nazionale Magistrati, dell’assessorato alle culture del Comune di Bari, dell’APS G.I.R.A.F.F.A e dall’Ordine degli Avvocati di Bari.
Si svolgerà martedì 25 novembre nell’Aula della Corte di Assise e vedrà la partecipazione di:
Antonella Cafagna presidente ANM Bari;
Maria Pia Vigilante presidente APS G.I.R.A.F.F.A.;
Paola Romano assessora alle culture del Comune di Bari;
Salvatore D’Aluiso presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari;
Katia Di Cagno Presidente del Comitato di Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Bari;
Giuseppe Gatti procuratore aggiunto di Bari.
Insieme – avvocatura, istituzioni culturali, centri antiviolenza, studenti e studentesse – in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, metteranno l’accento sulla necessità dell’educazione affettiva, della prevenzione, del consenso e della cultura del rispetto.
E lo faranno in un’aula di Tribunale, dove si arriva dopo la denuncia, dopo il femminicidio, quando è ormai troppo tardi per intervenire in modo differente.
La prevenzione della violenza contro le donne è un processo culturale e collettivo, e come tale deve iniziare nelle scuole, nelle famiglie, nelle associazioni e nei luoghi della cultura.
Il pomeriggio avrà inizio alle 14.00, nell’androne al piano terra del Tribunale penale, con lo svelamento dell’opera VALORI IN CORSO di Francesco Gabriele conosciuto come Cisky, un’opera che nasce come riflessione sul linguaggio contemporaneo e sul dialogo tra progresso, etica e giustizia.
Al centro, un paio di scarpe rosse, simbolo di presenza, di identità e di memoria.
I “valori”, secondo l’artista, non sono concetti statici, bensì processi in continua costruzione.
Subito dopo, alle 14.30, nell’Aula della Corte di Assise, le letture delle storie delle donne e gli interventi dei ragazzi e delle ragazze provenienti:
dall’Istituto tecnico tecnologico Panetti;
dall’IISS Giulio Cesare;
dai Licei classici Socrate e Quinto Orazio Flacco;
dal Liceo scientifico Gaetano Salvemini;
dal Liceo artistico e coreutico De Nittis – Pascali;
dalla Scuola media Modugno;
dall’Università degli studi di Bari Aldo Moro.
Le storie sono state selezionate dalle operatrici del CAV Paola Labriola gestito dall’APS G.I.R.A.F.F.A..
Particolarmente significativi saranno gli interventi di Damiano Rizzi, e di due orfani speciali come Daniela De Sario e Pasquale Guadagno, che sottolineeranno la necessità di un dialogo tra giustizia e società.
Damiano Rizzi, psicologo e psicoterapeuta, è presidente della Fondazione Soleterre, nata nel 2002 “per tutelare il benessere psico-fisico di bambini, donne e uomini in condizioni di vulnerabilità, malattia, povertà e violenza, in Italia e nel mondo”.
Il 9 luglio del 2013, sua sorella Tiziana viene uccisa a coltellate dall’ex marito.
Il suo bambino aveva due anni e mezzo.
Damiano Rizzi è riuscito ad adottarlo.
È tra i fondatori dell’associazione Tiziana Vive e ha iniziato a raccogliere le storie degli orfani di femminicidio, in Italia circa 2mila che non compaiono su alcun registro.
http://www.tizianavive.org/index.html La sua storia è raccontata nel libro La guerra a casa edito da Altreconomia;
Daniela De Sario è figlia di Caterina Susca la 60enne di Torre a Mare uccisa l’11 novembre 2013 nella sua abitazione.
Per quel femminicidio è stato condannato all’ergastolo il reo confesso Donald Nwajiobi.
Daniela aveva 20 anni;
Pasquale Guadagno, orfano della 37enne Carmela Cerillo, uccisa da suo marito Salvatore il 25 aprile del 2010.
L’assassino è stato condannato a diciotto anni di reclusione con rito abbreviato, ridotti a tredici anni e mezzo per buona condotta.
Pasquale aveva 14 anni.
La sua storia è raccontata nel libro edito da Rizzoli, scritto insieme con la giornalista Francesca Barra e intitolato Figli di nessuno.
Antonella Cafagna, presidente dell’ANM Bari, ha dichiarato: “Abbiamo invitato molti giovani, studenti e studentesse, in Tribunale perché è qui che la giustizia penale si occupa della repressione dei reati violenti di genere, e lo fa in nome di tutti i cittadini la cui casa è anche questo luogo.
Lo facciamo per parlare del contrasto a ogni forma di violenza sulle donne nel giorno in cui si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione di tali forme di violenza.
Lo facciamo muovendoci sul terreno della prevenzione, nella convinzione che la diffusione di una cultura del rispetto e del consenso possa rappresentare antidoto per eccellenza contro prevaricazioni, abusi e aggressioni fondate sulla disuguaglianza di genere.
Obiettivo dell’iniziativa è proprio quello di sensibilizzare i giovani, educarli a relazioni paritarie, offrire strumenti per riconoscerne le degenerazioni e valorizzare l’ascolto delle vittime, nella consapevolezza che il contrasto della violenza maschile sulle donne richieda interventi integrati e un lavoro di rete.
Un lavoro di rete che coinvolga centri antiviolenza, servizi assistenziali, forze dell’ordine, istituzioni scolastiche, sistema giudiziario e società civile”.
Paola Romano, assessora alle Culture del Comune di Bari, ha affermato: “La violenza di genere ci riguarda tutti e tutte e attraversa tutti e tutte: qualsiasi età, qualsiasi luogo del Paese, qualsiasi classe sociale.
I dati sono inaccettabili e rispondono a un modello culturale patriarcale che dobbiamo smantellare.
E dobbiamo partire dalle fasce d’età più giovani.
Per questo è importantissima l’educazione all’affettività e alla sessualità sin da piccoli come prevede l’OMS.
Ma l’Italia è uno dei pochi paesi in Europa a non prevederlo.
Per questo abbiamo voluto fare la nostra parte portando avanti delle alleanze come quella di oggi dando la parola ai ragazzi e alle ragazze, i protagonisti della rivoluzione culturale che dobbiamo fare”.
I dati della violenza contro le donne, a livello nazionale, raccontano di un crescente aumento delle denunce e delle violenze, e di una diminuzione della remissione delle querele.
Più donne si rivolgono ai centri antiviolenza ed elaborano i loro vissuti tanto da non ritirare le denunce.
I dati del CAV Paola Labriola non smentiscono l’andamento generale: 195 richieste d’aiuto da parte di donne sole e/o con bambini e 98 donne prese in carico che si aggiungono alle donne già seguite dal Centro.
Maria Pia Vigilante, presidente dell’APS G.I.R.A.F.F.A, ha detto: “Quest’anno intendiamo occuparci di tutte le declinazioni delle violenze maschili agite ai danni delle donne e delle ragazze alla presenza di/delle studenti/esse con la convinzione che uscire dai luoghi dove ci sono delle resistenze a far entrare operatrici dei CAV sia fondamentale.
Perché il confronto ci insegna e ci induce a ribellarci, cioè ri-portare al bello.
Lo faremo alla presenza di alcuni orfani speciali che ci indurranno a riflettere quanto le mancanze li/le costringono a quello che ormai definiamo l’ergastolo del dolore.
E ci ricordano che, a seguito dei femminicidi che ogni tre giorni avvengono in Italia, ci sono (restano) persone di cui ancora oggi lo Stato fa fatica ad occuparsi stante la scarsità delle somme che annualmente mette a disposizione per questi ragazzi e ragazze.
In Italia la legge 4/2018, detta Legge per la tutela degli orfani di crimini domestici rappresenta, ad oggi, una legge organica sebbene non citi mai la parola femminicidio al suo interno, lasciando alla famiglia superstite una presa in carico totale di queste persone”.
Presentato a Bari l’evento organizzato da ANM, Comune di Bari e APS Giraffa che porterà in tribunale i ragazzi e le ragazze delle scuole della città
© Riproduzione riservata