Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha partecipato nella Casa Circondariale di Bari alla premiazione dei vincitori del “Premio Letterario Fumarulo”, dedicato alla memoria del dirigente regionale scomparso prematuramente nell’aprile del 2017. Una iniziativa promossa dall’associazione “Giovanni Falcone” di Bari e rivolta ai detenuti delle case circondariali di Puglia e Basilicata. Alla cerimonia erano presenti Valeria Pirè, direttrice della Casa Corcondariale di Bari, Piero Rossi, Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Corrado Berardi, presidente della associazione Giovanni Falcone, e Marialuisa Pantaleo Fumarulo, madre di Stefano Fumarulo.
I detenuti hanno partecipato attivamente al concorso presentando componimenti poetici e narrativi che sono stati valutati da una commissione. Un Premio speciale è stato consegnato a chi ha saputo esprimere al meglio, attraverso lo strumento della parola, i valori e le idee di cui lo stesso Stefano Fumarulo si è fatto portavoce.
“Erano diversi anni che non venivo qui – ha detto Emiliano al termine della visita e dopo aver incontrato i detenuti – questo era uno dei luoghi dove ho lavorato per tanto tempo, e oggi abbiamo consegnato i premi per le poesie e i componimenti che i detenuti hanno scritto in memoria di Stefano Fumarulo che era un dirigente della Regione Puglia che si è occupato di problematiche legate alla criminalità. È stata una cerimonia emozionate, speriamo di far crescere questo Premio estendendolo il più possibile in Italia”.
“Al di là del premio in sé – ha aggiunto il presidente Emiliano – ho potuto nuovamente constatare che gli anni passano ma le carceri italiane sono sempre più o meno le stesse con esigenze sempre più complicate da gestire, aggravate dal covid, aggravate dalla situazione sanitaria, economica, anche delle famiglie dei detenuti che sono fuori di qui. E sono molto preoccupato ma anche molto determinato a spingere il ministero della Giustizia e il Governo a fare quanto in suo potere perché le carceri pugliesi e italiane migliorino nella qualità e a collaborare, nel limite di competenze che purtroppo non ho, se non in materia sanitaria nella gestione della vita carceraria. Questo è un posto transitorio, non è un posto definitivo, non è un posto dove la vita finisce ma dove la vita dovrebbe ricominciare nonostante fatti alle volte gravi e drammatici. E questa rinascita che il carcere dovrebbe garantire, perché la Costituzione così dice, deve essere agevolata da personale sufficiente, da luoghi civili, dignitosi che consentano a ciascun detenuto ma anche agli operatori della polizia penitenziaria, di avere la certezza che lo Stato non si è dimenticato di loro”.
Il Premio Letterario Fumarulo ha ottenuto il Patrocinio Morale della Presidenza della Regione Puglia, della Regione Puglia, del Comune di Bari, della Casa Circondariale di Bari, del Provveditorato di Puglia e Basilicata, del Garante dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Puglia, dell’Associazione Nazionale Magistrati, della Fondazione Falcone, di Libera e le associazioni Gens Nova e Antigone.
Stefano Fumarulo ha dedicato la sua vita alla lotta alla criminalità, oltre ad aver lottato al fianco delle persone più deboli contro il caporalato e ogni tipo di mafia, sia personalmente che in qualità di dirigente regionale, unendo professionalità e rigore tecnico. Proprio per questo motivo si è imposto come modello di virtù etica e sociale, di legalità e solidarietà, e soprattutto come modello per le nuove generazioni e per chi vuole cambiare la rotta della propria vita.
Di seguito i tre componimenti vincitori per le singole categorie (i nomi dei vincitori sono tutelati da privacy):
– POESIA: “Colpa”
Colpa indossa le mie scarpe e prova a non cadere
Io cado, sì cado!!!
Ma poi penso, sospiro e ci ripenso.
Mi trovo scalzo, ma il buio si è ripresentato
come ogni volta sulla mia vita.
Un destino, meschino:
dettato da un libro scritto apposta per me…
Pensando al buio
che mi sono lasciato alle spalle:
cammino a testa alta,
guardando la luce che finalmente ho trovato.
Per questo alla vita sono grato.
Colpa… indossa le mie scarpe
e provaci anche tu…
– NARRATIVA: “Io non valgo il mio errore”
Il mio percorso di vita è uguale a quello di tante altre persone: lavoro, famiglia, modellismo.
I valori che la mia famiglia mi ha trasmesso erano fondati sul lavoro e sull’onestà.
Pensavo che, anche nelle situazioni più difficili che avevo dovuto affrontare, non mi ero mai allontanato dai principi di correttezza e di legalità in cui ho sempre creduto. Anzi, ero soddisfatto di ciò che avevo realizzato con i miei sforzi e i miei sacrifici. E ora mi ritrovavo in carcere per un evento non voluto. Per lunghi periodi trascorrevo insonne le notti, pensando a tutto quello che avevo costruito e perso.
Nelle carceri ci sono persone messe sotto chiave per impedire loro di far del male al prossimo e alla società. Una risposta tanto ovvia quanto rara, perché si preferisce abbellire la cosa con frasi sulla rieducazione. Invece, esistono persone che devono essere recluse fisicamente per garantirsi dalla loro persistente minaccia criminale. Nella mia lunga carcerazione ho conosciuto molti detenuti e certi di loro erano diversi ed era evidente che non avevano nessuna speranza di riscatto. Erano dei perdenti. Nelle galere incontri certi giovani che hanno sogni da gangster… ma non capiscono che quei sogni possono trasformarsi in incubi. Certi giovani pensano di essere dei dritti con le idee chiare, e che il crimine sia l’unico mezzo per accorciare la strada per il successo e la ricchezza: è una filosofia errata…
Forse non capiscono o non vogliono capire che quando hai una condanna lunga da scontare, aspetti l’infinito e vivi di illusioni, ma fai la conoscenza con un nuovo stato d’animo: la malinconia; e così capisci cosa significa scontare una pena, vivere in un mondo e in un tempo sospesi, dove nulla ha senso se non la propria sofferenza.
Si vive nella miseria creata dalla debolezze umane e dagli sbagli da lei provocati, debolezze che languiscono solo quando l’uomo scopre la fede e la speranza.
La società di oggi ci “costringe” a vivere in un modo frenetico, registrando così un forte impoverimento delle relazioni. Anche i linguaggi sembrano essere diventati volgari e scadenti, non essendo più il linea con la cultura rappresentano una società ormai allo sbando, depauperata dei suoi antichi tesori e pilastri valoriali. Cerchiamo sempre di ferire chi sentiamo più debole, a volte ci sembrano delle minacce alla nostra vita, senza riuscire a metterci nei panni altrui per capire i loro bisogni.
E’ bello scoprirsi, capire che non ci siamo solo noi e che il rispetto è il primo passo importante verso l’altro.
Tutti siamo uguali in questo mondo… a volte c’è bisogno di riscoprire e riconoscere che non sempre la nostra condizione sociale conta.
E vedrete che migliorerà e ricostruirete una vostra nuova identità reale, integra, dalla quale non saprete più tornare indietro né farne a meno.
Ma quanto tempo ancora dovremo aspettare perché questo concetto entri nella testa di tutti: verrà il giorno in cui riusciremo a vederci con gli occhi di un bambino? A vedere gli altri per quel che sono realmente?
Tutto questo può sembrare un’utopia, ma a nulla potrebbero quei muri se solo riuscissimo ad abbattere quelli più importanti, i muri dei pregiudizi, delle intolleranze, quelli che ciascuno di noi si porta dentro.
Tutto si può fare se lo si desidera veramente… anche abbattere questi muri.
– PREMIO SPECIALE: “Poesia”
Se l’universo non ha un centro
un solo uomo può essere
al centro dell’universo.
Essere ricordati per le gesta compiute
è privilegio di grandi uomini
e cosa importa se il destino ha spezzato la tua giovane vita troppo presto
non sono gli anni della vita che contano
ma la vita che metti in quegli anni.
Se poi ci metti l’anima intera
per ogni brandello di energia che possiedi
per il prossimo tuo
con abilità naturale
ecco che diventi unico e speciale.
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