‘Dire che uno Stato non può perseguire i suoi scopi per mancanza di denaro è come dire che un ingegnere non può costruire strade per mancanza di chilometri. ‘
Ezra Pound
L’articolo di oggi è dedicato al tema della povertà, fenomeno in crescita devastante che vede il numero delle persone senza un lavoro stabile attestarsi intorno ai 7, 3 milioni, cioè due volte la cifra di sei anni fa; fenomeno che tocco con mano ogni giorno: nella disperazione degli occhi delle madri dei miei alunni, quando non sanno come comprare loro i libri e mi confidano le proprie ansie perché hanno i mariti in cassa integrazione e non sanno come arrivare alla fine del mese; nelle facce rassegnate dei numerosi senza tetto che si affollano (specie di notte) in piazza Garibaldi, vicino casa mia; nell’imbarazzo assorto dei migranti che stazionano davanti all’ingresso dei supermercati; nella finta allegria forzata dei rumeni che suonano per strada.
La povertà non è una sola, esistono tante povertà. I nostri figli, i nostri giovani (precari) la respirano come una nube tossica persistente e coatta, che appanna il futuro trasformandolo non in promessa, ma in minaccia infinita. E non parliamo poi dei meno nominati in questo paesaggio apocalittico, gli anziani. Non li si vede neanche più per le strade, sono fantasmi, non producono forza-lavoro e risultano praticamente inutili…se non hanno avuto figli poi, sono spacciati per sempre, perché nessuno mai vorrà prendersi cura di loro.
Tempo fa, mi fu chiesto da un caro amico che da anni si occupa di debito pubblico, di scrivere un racconto a compendio di un suo prezioso libro, dedicato all’ecologia della spesa quotidiana. Mi sembra opportuno condividerlo.
S’intitola Un sorriso smagliante
“E’ svenuta!” hanno detto quando l’hanno vista, di colpo accasciata per terra, appena fuori dal supermercato, quasi ai piedi del vigilante. Nella sua busta della spesa solo un paio di yogurt, nient’altro. Nella caduta il liquido cremoso è fuoriuscito dai vasetti formando una piccola pozzanghera bianca, opalescente e chiara come l’ambulanza che l’ha trasportata in ospedale, dove si è spenta poco dopo, per arresto cardiaco. Marta Zotti, 82 anni, vedova da 10, senza figli. Una signora dolce, riservata e gentile.
Non so molto altro di lei, se non che viveva sul mio stesso pianerottolo fino a ieri, che condividevamo qualche chiacchierata veloce nel portone, ogni tanto, in attesa dell’ascensore: io arrivavo trafelata dal lavoro e lei anticipandomi, con aggraziata lentezza, spingeva il tasto del 6° piano e poi mi chiedeva come fosse andata la mia giornata, sorridendomi con i suoi denti finti e aggiornandomi su qualche suo recente acciacco. Ultimamente, mi aveva trattenuta un po’ più del solito sul ballatoio per raccontarmi che da un po’ non si trovava più con i conti della spesa, che la sua piccola pensione era diventata insufficiente, che si sentiva molto preoccupata per la crisi, per tutto quello che sentiva al tg e, in particolare, era tesa per l’incomprensibilità di certi termini… “Ma secondo lei perché usano tutte queste parole inglesi, signorina? Io mi sento confusa, per esempio mica l’ho capito che cos’è lo spread?” In quell’occasione avevo tentato di semplificare dicendole che quel termine rimandava a qualcosa che doveva farci riflettere sui nostri reali bisogni, su quanto poi ci costino in termini di interessi da pagare; ma comunque fui vaga, e confusa a mia volta. Lei mi rispose con delicatezza dicendo che era sicura che a un solo bisogno davvero primario non avrebbe mai rinunciato nella sua vita: sorridere, sempre, anche nelle difficoltà…
“E’ svenuta” hanno detto quando l’hanno vista stesa per terra i vigilanti. Poco prima uno di loro l’aveva notata trafficare goffamente vicino a uno scaffale del grande magazzino e si era insospettito. L’aveva seguita fino alla cassa, l’aveva vista pagare gli yogurt e uscire. Marta Zotti però non l’aveva convinto, e appena fuori il tipo le aveva chiesto di aprire cortesemente la borsetta per un controllo. Lì dentro aveva trovato varie confezioni di collante per dentiere. Poi la donna aveva biascicato qualcosa ed era caduta.
Non rivedrò più il sorriso della dolce signora Zotti.
La condivisione di questa storia è dettata dalla forte convinzione che anche la scrittura narrativa, possa farsi potente mezzo di denuncia e di sensibilizzazione, ma ovviamente neanche questo può bastare. Urge comprendere e intervenire sulle cause che hanno determinato l’attuale situazione italiana: l’accentramento di risorse nelle mani di pochi, il mito del mercato, la crisi e l’ideologia dell’austerity che la acuiscono. Al di sopra di tutto, una classe politica che ha subito l’economia piuttosto che governarla e che ha preferito bendarsi gli occhi piuttosto che realizzare che dal 2008 i disoccupati sono aumentati del 60%, che due milioni di giovani non studiano né cercano più lavoro, che nel 2012 ben 89 persone si sono tolte la vita per problemi di natura economica e che più di 50.000 persone sono senza tetto. Mi preme segnalare, a questo riguardo, l’iniziativa promossa di recente dall’Associazione Libera e il gruppo Abele e che riguarda il lancio di una campagna nazionale contro la povertà dal titolo ‘Miseria Ladra’. L’iniziativa parte dalla constatazione quanto mai drammatica e reale che la crisi e la precarizzazione del mercato del lavoro costituiscono terreno fertile per il reclutamento e l’addestramento alla criminalità organizzata, con un conseguente ampio ingresso delle mafie nel tessuto economico del nostro Paese e delle nostre città. L’analisi condotta ad oggi ha permesso di esaminare più da vicino i problemi ‘strutturali’ che generano la povertà e di individuare delle possibili proposte. Mi sta a cuore, utilizzare questo spazio per segnalare il link del grande lavoro realizzato. Dieci punti per generare maggiore consapevolezza, dieci punti su cui riflettere e lavorare sia a livello formale da parte di chi amministra la politica, sia a livello informale, cioè di cittadini responsabili.
http://www.miserialadra.it/le-10-proposte
Letture proposte:
Massimo Melpignano ‘Sdebitiamoci’ ed. Caratteri Mobili
Caritas italiana ‘Vite fragili’ ed. Il Mulino
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