2 Aprile 2023 - Ore
Cronaca

Morte Paola Clemente, in sei rischiano il processo: gestivano la rete del caporalato reclutando i braccianti

Le indagini hanno escluso l’iniziale ipotesi di omicidio colposo ma accertato lo sfruttamento del lavoro

Sei persone potrebbero finire a processo con l’accusa di aver gestito la rete del caporalato nella Bat, dove arrivavano soprattutto braccianti della provincia di Taranto attraverso un’agenzia interinale di Noicattaro. L’inchiesta è partita dopo la morte di Paola Clemente, la bracciante di San Giorgio Ionico stroncata da un infarto mentre lavorava nelle campagne di Andria nel luglio del 2015. Le indagini hanno escluso l’iniziale ipotesi di omicidio colposo ma accertato lo sfruttamento del lavoro.

Il pm ha chiesto il processo per Pietro Bello, direttore dell’agenzia interinale di Noicattaro, Giampietro Marinaro e Oronzo Catacchio, che gestivano l’agenzia che stipulava i contratti, Ciro Grassi e Giovanna Marinaro, che reclutavano la manodopera nel territorio tarantino per mandarla nella Bat (usando come mezzi di trasporto i bus dell’azienda di cui era titolare Grassi); Maria Lucia Marinaro, moglie di Grassi.

I braccianti, reclutati attraverso la Infor Group, secondo la Procura, lavoravano “in condizioni di sfruttamento, mediante minaccia e intimidazione, anche implicita, consistite nella prospettazione ai lavoratori di non essere reclutati e quindi ‘portati’ al lavoro in caso di ribellione e non accettazione delle condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno o di necessità dei medesimi, dipendente dalla scarsa offerta di lavoro alternativo e dalla circostanza di essere molti dei braccianti reclutati, in prevalenza donne, unica fonte di reddito familiare”.

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