R.G. Collingwood scriveva che il vero artista è chi, lottando con il problema di esprimere un’emozione, dice: ”Voglio renderla chiara”. Ecco L’artista, ecco Nabil. Fa discorsi al pubblico con tono suadente. Il linguaggio è un’esistenza immensa e lui ha una voce di velluto e rimanda al pubblico riflessioni asciutte ed efficaci, senza ghirigori. Parla della crisi del nostro Paese, della delusione che ci restituiscono i nostri politici, incapaci di dare risposte. Pone l’accento su tutta quell’umanità, che è molto più a sud della nostra terra, e che pure rischia ogni giorno la vita, morendo in mare, pur di raggiungere il nostro Paese addormentato e incapace di sognare.
Musica dolce, musica che accarezza il cuore. Poi comincia a parlare Michele Lobaccaro (chitarra e basso), di Pippa Bacca e del fare della propria vita un’opera d’arte del coraggio e della fiducia tradita di questa ‘sposa’ stra-ordinaria. La violenza è roba da bestie e non ha niente di umano. Stay human, stay human era il messaggio di Vittorio Arrigoni, il suo motto lanciato contro l’odio prima che la sua storia finisse tragicamente, e così di seguito, tra musica e commemorazione, il concerto si fa ricordo, riconoscimento e omaggio all’eroismo, alla bellezza, al coraggio. Non manca un saluto di Nabil al grande Carlo Mazzacurati. ‘La giusta distanza’ è un film che non dimenticherò…il pregiudizio, un tunisino accusato ingiustamente, che si toglie la vita, la musica scorre liquida e condensa i pensieri rendendoli sempre più vibranti e densi. Intanto immagini leggere di dervisci vestiti di bianco roteano sullo schermo. C’è una contemplazione estatica sospesa tra i ritmi e i testi dei pezzi suonati. Vien voglia di ballare ma siamo tutti seduti e c’è poco spazio per farlo, allora è la mente a danzare, sempre più circolare e libera. Così mi ritrovo con tutta me stessa nel refrain di ‘Centro del mundo’, con gli occhi umidi di emozione e speranza, perché in tutta questa melodia, in questo dire e ricordare, sperare e respirare, il concerto mi rimanda qualcosa di sognante eppur drammatico. HUMAN, cosa significa Essere Umano per me? Abbracciare l’idea che questo nostro mondo diventi un posto migliore in cui vivere, uno spazio dove le idee possano davvero circolare e farsi materia, scelta, direzione. Un luogo dove la compassione sia casa e rifugio. Nido per tutti e calore e forza. Sarebbe questo il mio ‘centro del mundo’, sì il centro che vorrei abitare. Prima che si riaccendano le luci, un ultimo riflessione di Nabil va a Villa Roth. Nessuno ha il diritto di sequestrarci la libertà, o di requisire i nostri bisogni. Bisogna gridarlo allora: La Musica Deve Cambiare (non quella dei Radiodervish che ci piace così) e noi, non possiamo restare fermi a guardare, dobbiamo suonare note sferzanti e audaci, perché solo così –lottando e cantando- si può restituire un senso a chi muore, si affanna e non vuole smettere di ESSERE nelle cose del mondo, essere nella vita. Io credo che si possa aspirare a un futuro degno, creativo e UMANO, soltanto attraverso l’apertura all’altro. È questa la vera libertà, quella a cui aspirare. Una libertà potente, che si faccia incontro, miscuglio, dialogo e spazio di follia, nel quale provare, anche rischiando, talmente tante mosse, da poter credere che, magari, almeno qualcuna, funzionerà.
Kurt Vonnegut ’Madre Notte’
Profeti dell’odio ‘Non fermarti ad aspettare’
Radiodervish ‘Beyond the sea’
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