“Rassicuro i miei cittadini che le intimidazioni non avranno alcuna influenza sulle nostre decisioni”. Lo dice sul caso Ilva il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che, su Facebook, annuncia: “andremo avanti senza paura, per chiedere la decarbonizzazione” per tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini e che “Taranto debba morire per lavorare”. Il governatore pone dei quesiti sulle reazioni suscitate dal ricorso presentato al Tar dalla Regione contro il Dpcm sull’Ilva: “Da quando rivolgersi ad un giudice per chiedere la tutela della salute dei propri cittadini è un atto irresponsabile? Da quando il possibile accoglimento di una domanda da parte di un giudice viene considerata in sé una disgrazia che dovrebbe sconvolgere l’economia, il diritto dei lavoratori o dissuadere l’acquirente di uno stabilimento? Da quando è consentito ad un Governo di intimidire sindaci e presidenti di Regione per costringerli a ritirare un ricorso presentato ad un giudice?”.
Intanto il ministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha chiesto al governatore pugliese e al sindaco di Taranto di ritirare il ricorso e venire al tavolo su Taranto: “fate proposte ragionevoli e il governo vi supporterà”. Il tweet è giunto in risposta a quello di poche ore prima del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci che aveva cinguettato una frase in greco dal significato: “vittoria o morte, con lo scudo o sullo scudo”, aggiungendo “il loro problema è che non sanno chi eravamo, sangue di Sparta e lo stanno risvegliando”.
La risposta del ministro Calenda non si è fatta attendere, “Leonida queste non sono le Termopili e io non sono Serse. Ci sono in ballo posti di lavoro e investimenti per l’ambiente. Vi prego di non mettere a rischio l’Ilva”.
“C’è un imprenditore disponibile a fare investimenti – conclude Calenda – in una zona dove non si vedevano dagli anni Sessanta ma se si fa ostruzionismo l’investitore scappa”.
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