Basterebbe il monologo finale di Salemme per approdare all’essenza morale di questo “Sogni e bisogni”, commedia scritta dal regista e attore 20 anni fa e in scena al Teatroteam di Bari nello scorso fine settimana.
Ma prima c’è dell’ottimo teatro. Un’ora e tre quarti di pura comicità, mai banale e mai scontata sebbene le premesse sono quelle di un signore medio della società italiana che si ritrova a fare i conti con l’organo maschile della virilità, il suo “Tronchetto della felicità” interpretato da Vincenzo Salemme. Rocco Pellecchia (Andrea Di Maria) è un uomo ormai frustrato, abbandonato a se stesso. Il suo “Tronchetto” dovrà aiutarlo a rifarsi, a far riemergere quei sogni nascosti.
La commedia scritta da Salemme (sulla scia di “Io e lui” di Moravia) proposta al pubblico da “Diana Oris” e “Chi è di scena” è un filotto di battute, allegorie, di doppi sensi mai volgari.
Vincenzo Salemme è il solito padrone del palco. Mimica, movimenti ed esposizione sono da teatrante patentato.
Ha pensato un testo che può addirittura rallentare il filo narrativo per coinvolgere con maestria il pubblico. Ed è poi in grado di riprendere lì dove aveva lasciato grazie anche al sostegno di una compagnia di attori (Nicola Acunzo, Domenico Aria, Vincenzo Borrino, Sergio D’Auria, Susy Del Giudice, Antonio Guerriero e Raffaella Nocerino) in grado di portare a termine una commedia davvero piacevole.
Ognuno di noi ha dei sogni ma quando sulla vita calano i bisogni, ecco che i primi sono soffocati dai secondi. Vincenzo Salemme è un eccezionale interprete dei malesseri della società italiana. Riesce a raffigurarli facendo sorridere senza sosta. Riesce nel suo intento: dimostrare che a volte basta essere normali sognatori per vivere con leggerezza la vita. Ma non è facile oggi.
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