Quella scritta sulla mongolfiera non era un messaggio mafioso, ma un gesto di “devozione verso San Rocco e San Michele”. Si difende dalle accuse Giuseppe Buscemi, accusato di aver utilizzato la festa patronale di Valenzano per mandare un messaggio di stampo mafioso alla città. La vicenda, denunciata dal deputato Pd Dario Ginefra, è diventata un caso nazionale con tanto di interrogazione parlamentare.
In una lettera inviata alla Gazzetta del Mezzogiorno, Buscemi parla di “una forma di devozione religiosa, ripetuta anche negli anni anche in ricordo di mio figlio ucciso a seguito di un banale litigio”. Michele Buscemi fu ucciso otto anni fa dopo essere stato coinvolto in alcune inchieste di malavita.
“Io Giuseppe Buscemi – conclude la lettera – sono il quinto di dieci fratelli. Tutti i membri della famiglia sono soggetti assolutamente incensurati, fatta eccezione per il sottoscritto condannato per un furto e un tentato furto, fatti risalenti agli anni Settanta e mai coinvolti in processi di criminalità organizzata, compreso mio fratello Salvatore, nato a Palermo e deceduto nel lontano
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