Torna a Bari la Festa dei Popoli, la manifestazione interculturale che riunisce in un gioioso momento di festa le tante e diverse comunità straniere che vivono nella nostra città. Dall’1 al 3 giugno Parco Perotti sarà infatti teatro di spettacoli etnici, giochi e danze dal mondo, animazione per bambini, gastronomia, musica, artigianato, video, arte, cultura e teatro. Il tema di quest’anno è le “origini comuni”, a testimonianza dell’importanza dell’integrazione tra popoli e culture diverse e del valore della fratellanza nel rispetto delle diversità.
La XII edizione della manifestazione, organizzata dal Centro Culturale Abusuan con i Missionari Comboniani, numerose comunità straniere, associazioni, cooperative, istituzioni, ong, realtà parrocchiali e sindacali è stata presentata in conferenza stampa da Koblan Amissah e Taysir Hasan di Abusuan, da Padre Ottavio Raimondo dei Missionari comboniani, dalle Assessore al Welfare e alle Politiche giovanili del Comune di Bari Francesca Bottalico e Paola Romano e da alcuni esponenti delle comunità straniere coinvolte.
“La Festa dei Popoli non dura tre giorni, ma è un percorso di 6 mesi che ha visto il coinvolgimento di tanti attori, pubblici e privati, diversi fra loro- ha dichiarato Koblan Amissah– e in tal senso la nostra manifestazione è un’esperienza pressoché unica nel panorama delle iniziative culturale dell’intera Regione. Dobbiamo andare oltre ciò che vediamo e capire che gli immigrati sono una risorsa che non vogliono solo avere ma che sono capaci di dare e di arricchirci, soprattutto grazie alle loro diversità”.
La Festa sarà aperta da una marcia di giochi e colori che partirà alle 16:00 dalla spiaggia di Pane e Pomodoro e arriverà a Punta Perotti e sarà una sfilata all’insegna della musica e dell’allegria. La manifestazione sarà anche l’occasione per conoscere meglio altri popoli e altre culture: ci saranno infatti stand dedicati ai vari paesi del mondo dove sarà possibile incontrarsi, comunicare, confrontarsi. I tre giorni saranno quindi un momento di condivisione tra la comunità pugliese e le comunità straniere, epilogo di un percorso che promuove forme di co-progettazione dell’evento in forma sempre collettiva. Un percorso che testimonia l’esistenza di una rete territoriale capace di promuovere e di dare voce alle tante comunità straniera valorizzandone i processi di integrazione.
La Festa ha visto il coinvolgimento anche del mondo scolastico e universitario. “Le scuole hanno lavorato per mesi sul tema dell’accoglienza e della diversità. E per noi diventa importantissimo celebrarla e valorizzarla”- ha detto infine l’Assessora Paola Romano. Per l’occasione alcune scuole elementari e medie hanno realizzato manufatti e piccoli spettacoli che verranno presentati a parco Perotti alle 18:00 del 1 giugno, mentre il legame con l’Università si concretizza nella lettura di brani di letteratura di paesi lontani e con l’esibizione del coro universitario Harmonia e dell’Orchestra Athenaeum.
Grande spazio anche alla musica, con un progetto musicale a cura di Luigi Morleo che prevede l’esibizione di un coro formato da diverse culture e realizzato con il Conservatorio di Bari e ai giochi con Circon’Dario- giochi dal mondo a cura di Dario Abrescia e che propone non solo una mostra di manufatti ludici da tutto il mondo ma permette anche di provare e giocare liberamente con i giochi presentati.
“Dalle origini comuni mi piace pensare anche ad un orizzonte comune”- ha detto l’Assessora al Welfare Francesca Bottalico-. Bari ha ancora bisogno di crescere in termini di accoglienza ma tanto è stato fatto e tanto stiamo facendo. L’accoglienza non deve esserci solo nei momenti di emergenza ma dovrebbe essere quotidianamente nel nostro modo di approcciare gli altri. Per questo spero che la festa diventi un’occasione strutturata di riflessione e che possa confluire nell’esperienza della Casa delle Culture per future progettazioni.”
Una grande festa, quindi, ma anche un’occasione per riflettere e per rivendicare non solo origini ma anche orizzonti comuni. Diceva George Santayana, opportunamente citato in conferenza da padre Ottavio, che un uomo deve aver profonde radici nella sua patria, ma i suoi occhi dovrebbero guardare il mondo.
© Riproduzione riservata