8 Febbraio 2025 - Ore
Salute

Tumore al seno, boom di casi in provincia di Lecce: ‘Poca prevenzione e diagnosi ritardate’

I dati diffusi dalla Lilt Lecce mettono in luce percentuali di primato negativo per le donne della provincia leccese

Ottobre è – nel mondo – il mese dedicato alla prevenzione del cancro al seno, malattia che, purtroppo, nei Paesi industrializzati può considerarsi endemica dal momento che capita a una donna su sette/otto, e di età sempre più giovane.

La Lilt Lecce dedica molta attenzione all’epidemiologia territoriale e da decenni studia le variabili statistiche che sostanziano i dati di incidenza e di mortalità della popolazione femminile salentina. Anche le ultime elaborazioni aggiornate al 2014 mettono in luce percentuali di primato negativo per le donne della provincia leccese: il tumore femminile colpisce qui, più che in altre province della regione e altrove in Italia.

Secondo i dati stimati ISS, dal 1970 al 2014, i nuovi casi di tumore al seno diagnosticati in Puglia (incidenza) sono passati da 480 a oltre 2500, ossia si sono quintuplicati, andando anche al di là degli incrementi su scala nazionale. Le stime di mortalità, secondo i dati ISTAT, hanno registrato, nel 2014, 764 decessi per carcinoma mammario. Nel 1990 se ne registravano invece 555, mentre nel 2000 erano 607. Pertanto, si è avuto un incremento costante della mortalità, con il tasso grezzo per 10.000 passato in circa vent’anni dal 2,7 al 3,7, con conseguente riduzione della “forbice” che separava il dato pugliese dalla media nazionale. I dati ISTAT disponibili di mortalità per tumore alla mammella indicano che si è registrato un incremento di decessi: dai 115 del 1990, si è passati ai 179 del 2014. I dati dimostrano un progressivo aumento del numero di casi (incidenza e prevalenza) registrato in Italia, e più ancora in Puglia, soprattutto nella provincia di Lecce, che, d’altro canto, supera il tasso di mortalità nazionale.  Evidentemente, nell’ambiente e nelle abitudini di vita della popolazione sono sempre più in questione fattori di rischio che hanno portato a questo significativo aumento dei casi.

“Crediamo che a determinare un tasso di mortalità tanto allarmante contribuisca non solo l’esplosione dell’incidenza anche tra le più giovani – dichiara il dottor Giuseppe Serravezza – ma anche la ridotta sopravvivenza di chi si ammala in provincia di Lecce, a causa di diagnosi ritardate, soprattutto tra la popolazione socialmente ed economicamente svantaggiata. Ci riferiamo in particolare al grave problema dell’accessibilità ai percorsi di diagnosi e cura in tanta parte della provincia, nonché ai costi insostenibili per tante famiglie (al di fuori dello screening mammografico, la maggior parte delle prestazioni mediche sono a pagamento per attività “intra moenia” dei medici)”.

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