“Mettiamo in rete 300 scuole che si impegnano a promuovere progetti che mettano al centro la missione educativa la qualità didattica, l’innovazione tecnologica, l’apertura al territorio, la valorizzazione risorse diffuse. Che significa? Che famiglie e studenti posso essere maggiormente coinvolte nella gestione degli istituti, che le palestre, i laboratori, le aule didattiche devono essere aperte al territorio, che occorre spingere in avanti gli interventi per sostenere l’alternanza scuola-lavoro”. Questo è quanto ha affermato da Guglielmo Minervini in occasione del secondo grande appuntamento pubblico della campagna per le primarie. Dall’auditorium del Redentore di Bari arriva un’ottima risposta delle donne e degli uomini che vivono la scuola perché ci lavorano, perché studiano, perché seguono i propri figli e desiderano un futuro migliore per il mondo in cui vivono.
Con loro Guglielmo Minervini pone le basi per “un patto che nasca dal basso in modo corale e collettivo. Le scuole al centro dello sviluppo economico e sociale della Puglia. Un patto a cui dare le gambe attraverso la nuova programmazione 2014-2020. Con i docenti, gli studenti, i genitori, tutto il personale è stato lanciato un patto educativo. “In Puglia non partiamo da zero – continua Minervini – Con questo patto possiamo integrare e rilanciare le politiche positive sperimentate in questi anni come diritti a scuola e l’organizzazione dei poli formativi”.
In Puglia la dispersione scolastica è scesa dal 23 al 19% dell’intera popolazione scolastica, ma il dato è ancora allarmante. Ci sono bambini e ragazzi che non trovano accoglienza nella scuola, che sono troppo diversi dagli standard comuni, che non trovano uno solo buon motivo per entrare in classe e che sono impediti da qualcuno a farlo.
“Le politiche per combattere questo fenomeno esistono. – conclude Minervini – I ragazzi devono stare bene a scuola. Devono trovare il loro spazio di vita, motivante e accogliente. E sono solo gli adulti a poterlo creare. Le condizioni sono possibili, ci vuole creatività nelle soluzioni. Un esempio è il progetto Diritti a scuola, una eccellenza pugliese che non è servita a salvare i precari ma a dare respiro al bisogno di formazione di fasce deboli della popolazione scolastica che hanno avuto la possibilità di essere seguite da vicino, da insegnanti loro dedicati. Anche qui però ci vuole innovazione: nelle procedure di controllo e monitoraggio, nel reclutamento del personale docente, nella progettazione didattica. Quella per i diritti è una battaglia antica ormai, nella scuola però va rinnovata tutti i giorni”.
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