Si è tenuta oggi la cerimonia di consegna delle targhe di riconoscimento per meriti scientifici ai Maria Grano, professoressa ordinaria di istologia presso la scuola di Medicina dell’Ateneo barese e capo del team di ricerca e Giorgio Mori, professore associato di Istologia ed embriologia dell’Università di Foggia.
“L’amministrazione – ha detto Giuseppe Cascella, presidente della commissione Cultura – da tempo è estremamente sensibile e attenta al lavoro svolto dai ricercatori baresi, che con le loro scoperte scientifiche danno lustro alla nostra città in tutto il mondo. Oggi premiano il professor Mori e la professoressa Grano per i prestigiosi studi internazionali di prevenzione dell’osteoporosi e dell’atrofia muscolare, legati alla sperimentazione della molecola Irisina: ricerche che hanno un valore enorme perché tutti noi abbiamo un parente o un conoscente affetto da queste patologie, e sappiamo quanto sia costosa e impegnativa per i pazienti e le famiglie la riabilitazione necessaria”.
“L’Università di Bari – ha sottolineato Angelo Vacca – è grata a questi due scienziati per aver individuato le proprietà di una molecola, l’Irisina, che migliorerà nettamente la qualità della vita dei pazienti. Questa sostanza previene l’osteoporosi grazie alla stimolazione degli osteoblasti, riducendo il tasso di fratture patologiche nelle quali incorrono molti individui ultrasessantenni. La molecola è stata già brevettata a livello europeo, quindi a breve si dovrebbe arrivare alla sua produzione e commercializzazione”.
“I nostri studi – ha commentato Maria Grano – iniziati nel 2012, hanno dimostrato che l’Irisina, prodotta naturalmente dal muscolo durante l’attività fisica, è in grado di prevenire e curare sia l’osteoporosi che l’atrofia muscolare. Stiamo parlando di patologie che affliggono circa 200 milioni di persone nel mondo. L’osteoporosi, in particolare, è per noi fonte di preoccupazione in quanto porta a fratture, con conseguenti piccoli traumi”.
Giorgio Mori ha spiegato che “è stato eseguito un test con l’Irisina nello spazio perché è noto che gli astronauti tornano dalle proprie missioni con una diminuzione della massa ossea di circa il trenta per cento e sintomi di atrofia muscolare, a causa della scarsa attività fisica che si può fare all’interno delle capsule spaziali. Il test ha confermato i risultati positivi in assenza di gravità dell’uso della molecola, che quindi si propone come una valida contromisura per neutralizzare la perdita delle masse scheletriche e ossee sofferta dagli astronauti”.
“L’amministrazione e l’intera città, oggi vi esprimono gratitudine – ha concluso Francesca Bottalico – perché con il vostro impegno avete dimostrato che, al di là del grande valore della scoperta in sé, il lavoro di gruppo dà risultati eccezionali. Voi siete testimoni di speranza per il futuro. Avete inviato alle giovani generazioni un grande messaggio culturale e scientifico perché siamo convinti che il benessere della collettività parta anche dal miglioramento della conoscenza e del livello culturale di una comunità”.
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