Il fenomeno c’è e si sente. Un adolescente su dieci dichiara di aver vissuto, direttamente o indirettamente, il fenomeno del cyberbullismo (Studio Associazione Pepita).
Il cyberbullismo o bullismo online, che utilizza mezzi elettronici come e-mail, messaggistica istantanea, blog, telefoni cellulari, cercapersone e/o siti web, è diventato una vera e propria persecuzione. Gli insulti arrivano ovunque visto che ormai i ragazzi sono sempre connessi e in qualsiasi momento. L’uso dei mezzi elettronici, inoltre, conferisce a questo fenomeno: anonimato del molestatore, difficile reperibilità, indebolimento delle remore etiche e assenza dei limiti spaziotemporali.
“Non ne posso più: mi bersagliano su Ask”. “Mi arrivano video porno di ragazzi che conosco”. “Ho postato una mia foto e poi l’ho rimossa ma in molti l’hanno vista e mi prendono in giro, non ho voglia di andare a scuola”. “Mi hanno detto che sono grassa, non voglio più andare a ginnastica, non voglio più farmi vedere in giro”. “Mi tempestano di trilli sul telefonino e ridono di me su WhatsApp”. “Mi hanno detto che sono brutta, che dovrei suicidarmi”. “Ridono di me”.
Lo studio dell’Associazione Pepita mette inoltre in evidenza che il 95% dei giovanissimi utilizza Facebook e nove su dieci altri social network, quali Twitter, Instagram, Ask.fm. Il 70% dei preadolescenti naviga senza il controllo dei genitori e ha ricevuto il suo primo smartphone prima dei 13 anni e il 20% ha pubblicizzato su un social network delle foto che ha successivamente cancellato perchè pentito.
Nel territorio di Internet, che oltrepassa i confini nazionali, tutti possono vedere e riconoscere la vittima che si chiude in se stessa ed è costretta ad affrontare da sola il dramma che sta vivendo.
Si viene derisi perché si è deboli, diversi, ‘troppo’ timidi o perché ci si comporta in modo strano. Chi ne è vittima non sa che cosa fare e spesso non ne capisce i motivi. Si tende a psicosomatizzare perché non sempre è facile raccontare ciò che si vive e ci si esprime attraverso il corpo, con sensi di nausea, disturbi del sonno, modifiche dell’alimentazione, attacchi di panico, fobie e reazioni aggressive. Secondo alcuni, e forse a ragione, nella mancanza di dialogo sta la prima vera causa che espone a rischi. La cronaca nera ne è solo l’epilogo.
Dopotutto, forse, sarebbe un errore demonizzare Internet, luogo che permette anche la condivisione e la socializzazione ma che, essendosi abbassata sempre più l’età di chi naviga in rete, rischia di essere utilizzato in modo improprio.
Basti pensare a cosa succederebbe se lasciassimo un’automobile in mano a un bambino…
© Riproduzione riservata