Porre un freno al cambiamento climatico con una protesta su scala globale, prima che sia troppo tardi. Si propone questo lo sciopero mondiale per il clima in programma domani 27 settembre, al quale aderiranno studenti, associazioni e liberi cittadini per chiedere ai governi azioni mirate e tempestive per fermare la febbre del pianeta. Un terzo sciopero, nato dal movimento Friday for Future promosso dall’attivista Greta Thunberg, che segue le mobilitazioni del 15 marzo e del 25 maggio di quest’anno.
Le sfilate di protesta partiranno all’unisono in tutto il mondo, alle ore 9.00. Tra gli appuntamenti pugliesi organizzati da Legambiente, un corteo con flash mob a Canosa di Puglia (Bt) attraverserà diverse vie tra cui via Settembrini, Piazza Terme, via Kennedi, via Bovio, via Rossi, via De Gasperi, Piazza della Repubblica, Corso S. Sabino e Piazza Veneto. La manifestazione, in collaborazione con Fidapa, Rotary, Proloco, Rotaract e Interact, vedrà le attività commerciali chiudere le serrande e gli studenti consegnare al Sindaco la Dichiarazione di emergenza climatica. Altri cortei sono in programma a Bari, Terlizzi (Ba), Trani (Bt), Martina Franca (Ta), Foggia e Monte Sant’Angelo (Fg).
«Ben vengano le proteste su scala globale se servono per scuotere le coscienze e sollecitare azioni concrete di cambiamento. Purtroppo continuiamo, ignorando i disastri che si susseguono, a incentivare modelli di sviluppo fallimentari che stanno uccidendo gli ecosistemi e le comunità – dichiara il presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini -. Pensiamo all’Amazzonia, il polmone del mondo che produce il 20% dell’ossigeno totale e che stiamo perdendo abbattendo alberi senza sosta. Dobbiamo ridurre in modo drastico le emissioni di gas serra prima che sia troppo tardi. Spostarsi a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici, scegliere fonti di energia rinnovabile, riutilizzare e riciclare, limitare il consumo di carne sono alcune delle azioni per contenere una catastrofe in atto. Serve uscire dalle fonti fossili frenando i sussidi diretti e indiretti dello Stato, che oggi registrano 18,8 miliardi di euro all’anno, ma occorre anche tenere fede agli impegni presi a tutela del clima, a partire dall’Accordo di Parigi».
Parte oggi, giovedì 26 settembre, la nuova campagna di Legambiente CHANGE CLIMATE CHANGE, in una settimana cruciale per il clima, scandita da eventi di rilievo tra cui il primo Youth Climate Summit all’ONU (21 settembre a New York), l’Assemblea generale sul clima delle Nazioni Unite (23 settembre) e il summit Sustainable Development Goals (24 e 25 settembre). Eventi in cui i capi di Stato di tutto il mondo hanno discusso azioni e strumenti per ridurre le emissioni climalteranti e dare il via a uno sviluppo sostenibile. CHANGE CLIMATE CHANGE è una campagna di informazione che accompagnerà Legambiente nello sciopero di domani e nei prossimi anni, a supporto della battaglia contro i cambiamenti climatici. Prevede azioni di mobilitazione e denuncia, con richieste sia al Governo sia ai cittadini.
La temperatura media globale continua ad aumentare con episodi estremi. È necessario entro il 2040 raggiungere zero emissioni nette per contribuire alla decarbonizzazione del pianeta, entro il 2030 è invece perentorio non superare la soglia critica di 1,5°C.
Il Rapporto speciale dell’IPCC rileva che un’azione climatica inadeguata produrrà danni irreversibili sugli ecosistemi e sulle attuali e future generazioni. Legambiente ricorda a questo proposito i 453 fenomeni meteorologici riportati dalla mappa CittàClima.it, che dal 2010 ad oggi hanno provocato danni nel territorio italiano (277 i comuni dove si sono registrati eventi con impatti considerevoli); ancora più rilevante è il prezzo che continuiamo a pagare in termini di vite umane e feriti: in seguito a 15 eventi estremi registrati nella penisola, sono 189 le vittime del maltempo, con 4 morti nei primi mesi del 2019. A ciò si somma l’evacuazione di oltre 45mila persone a causa di frane e alluvioni che hanno segnato gli ultimi due anni. Senza dimenticare che il 2018, secondo le registrazioni del Consiglio nazionale delle ricerche-Isac di Bologna, è stato l’anno più caldo dal 1800 ad oggi, con un’anomalia di +1,58 °C sopra la media. Secondo il rapporto di Munich Re, il 2018 ha registrato 850 disastri naturali a livello globale, tra cui alluvioni, inondazioni, frane (46%), uragani e tempeste (42%), per un costo stimato in 160 miliardi di dollari. Le perdite maggiori sono state causate dalla siccità, costata circa 4 miliardi di dollari.
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