L’ex procuratore di Bari, Antonio Laudati, ha deciso di fare ricorso contro la sentenza di assoluzione pronunciata il 9 marzo 2016 del Tribunale di Lecce nell’ambito di un filone del processo Escort. La procura di Lecce lo aveva accusato di aver rallentato l’inchiesta della procura di Bari tra il 2008 e il 2009. Laudati è stato assolto dall’accusa di abuso d’ufficio “perché il fatto non costituisce reato” e da quella di favoreggiamento perché “il fatto non sussiste”.
“L’appello si è reso necessario – spiegano i legali dell’ex procuratore, avv. Prof. Andrea R. Castaldo e avv. Carlo Di Casola – per dimostrare la totale correttezza dell’operato dell’allora Procuratore della Repubblica di Bari ed al fine di ottenere la assoluzione per entrami i capi di imputazione con la formula ‘il fatto non sussiste’”.
Gli avvocati difensori prendono atto dell’impugnazione proposta dall’accusa, nella persona dell’attuale Procuratore Capo dott. Cataldo Motta e “non possono non dolersi della circostanza che, come già accaduto in passato, la stampa sia stata previamente informata, con grave alterazione delle regole processuali, a differenza delle scelte di estrema riservatezza adottate dalla difesa, che anche in questo caso non ha mai divulgato atti e/o iniziative al di fuori del processo”.
“Deve peraltro sottolinearsi – continua la nota – come il ricorso ai media che ha sempre caratterizzato il processo in oggetto e che – si ribadisce – non è mai avvenuto ad opera della difesa, lasci alimentare persino il dubbio di una precisa strategia, che nuoce alla serenità del Collegio giudicante e che del resto ha portato sinora alla piena sconfessione delle tesi dell’accusa”.
“L’impugnazione da parte del dott. Motta – concludono i legali di Laudati -prossimo alla pensione, alimenta nei terzi il sospetto di una personalizzazione del processo e si caratterizza di fatto quasi come un accanimento, esasperando e prolungando una vicenda che ha già arrecato al dott. Laudati ingenti danni economici e morali, sul piano personale e professionale”.
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