14 Febbraio 2025 - Ore
Città e avvenire

Le parole

'Quando la misura è colma, si deve fare qualcosa'

Non tutto si può raccontare con le parole. Non dappertutto arriva la parola. Eppure muove, mobilita, scuote verso un fine, una meta, un obiettivo. La parola è dentro di noi come la forma inflessibile delle nostra moralità di cittadini. Ogni parola ha un senso o più sensi, perché genera posizionamenti, pensieri, riflessioni e intelligenze: letture del presente. La parola convivenza, per esempio, è così piena e densa da sembrarci pesante, rocciosa, dura. E tuttavia convivere è il prerequisito di ogni società, il presupposto della costruzione di società. Ecco che arrivo a Bari: si può convivere, in città, con alcuni pezzi della cittadinanza? Si può convivere pacificamente con il crimine diffuso, con gli arrogantelli, i piccoli delinquenti, gli strafottenti, i perbenisti? No, e non si deve neanche tentare un’apertura verso questi strati deacculturati. Sì, dobbiamo cominciare ad isolare chi degrada la città, chi ne fa un uso perverso, chi la violenta sul piano materiale e culturale. Solo l’isolamento può condurre alcuni di essi a prendere atto della propria stupida impertinenza. Ma dobbiamo anche soccorrere, con i servizi, coloro che mostrano di essere perplessi di fronte a una recrudescenza del peggio. Tendere la mano a chi non sta bene, allontanarla da chi ci vuol male. Parrà contraddittorio, ma a un certo punto, quando la misura è colma, si deve far qualcosa, intervenire con la tenacia della morale e con la robustezza della qualità. Io non credo si debba ancora paternalisticamente disquisire della bontà presente in ogni barese, ma mettere la città di fronte alla cattiveria esercitata da alcuni gruppi sociali più o meno organizzati per tenere Bari sotto ricatto. Un ricatto che ci allontana dal riscatto nel quale speriamo, nel quale dobbiamo tornare a credere, se non vogliamo perdere la battaglia contro l’inciviltà imperante nel nostro Paese. Allora che si torni a convivere tra noi cittadini per bene, fuori da qualunque pietismo. Loro sono spregiudicati con noi, noi non possiamo più porgere l’altra guancia. Ne va della nostra stessa sopravvivenza. Ecco la seconda parole, sorella della prima: sopravvivenza. Dobbiamo oltrepassare la linea della mera sopravvivenza se vogliamo darci alla convivenza piena ed egualitaria. Per farlo loro, i barbari che ci circondano, devono essere posti fuori del nostro consesso civile.

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