Una bambina entra in un commissariato di polizia di Damasco. Ha un’aria sperduta. Chiede di poter andare in bagno. Qualche istante dopo, l’esplosione. La bambina muore. Qualcuno l’ha usata come piccolo e maneggevole strumento di morte, facendole indossare una cintura esplosiva, azionabile a distanza una volta entrata in quel posto. Questa è l’agghiacciante fine di una bambina, trasformata in baby-kamikaze e fatta saltare in aria nel quartiere al-Midan, al centro di Damasco. A riferirlo è il quotidiano filo-governativo al-Watan.
Nonostante si conosca la difficile condizione in cui versano i bambini siriani, dal 2011 vittime della guerra civile in corso nel paese, è stata questa la prima volta che, in Siria, una bambina, in un periodo in cui avrebbe dovuto dedicare il suo tempo al gioco e a stare con gli altri bambini, tempi essenziali per favorire il suo benessere e la sua crescita, viene usata, invece, per compiere un atto così ignobile e devastante, che le ha negato per sempre il diritto più grande, per un bambino come per ogni essere umano, la vita.
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