15 Gennaio 2025 - Ore
Sviluppo e Lavoro

Contributo aggiuntivo permessi di soggiorno, il ministero dovrà rimborsare le somme pagate da quattro immigrati

La sentenza del tribunale di Bari arriva dopo il ricorso presentato da Inca e Cgil Bari

Il Tribunale di Bari ha condannato la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri dell’Economia e dell’Interno alla restituzione delle somme pagate da quattro immigrati, per il rilascio e il rinnovo dei titoli di soggiorno. La sentenza, depositata il 19 ottobre scorso (n. 7206), patrocinata anche questa dai legali del Patronato Inca, si aggiunge alla lista delle altre già emesse, con le quali la giustizia nazionale ha affermato la sproporzionalità e il carattere discriminatorio del contributo (che oscilla tra gli ottanta e i 200 euro), introdotto con il decreto n. 304 del 2011.

In particolare, il Tribunale civile del capoluogo pugliese ha accolto il ricorso presentato da Qosja Mustafa, Qosja Fatime, Qosja Luljeta, Qosja Rafmije tramite l’Inca e la Cgil di Bari attraverso i legali della struttura nazionale Vittorio Angiolini, Luca Santini e Mariacesarea Angiuli, imponendo alle amministrazioni pubbliche la restituzione di 1.460 euro complessivamente pagate, oltre agli interessi legali e alle spese di giudizio, pari a 1.420 euro.

Non è la prima volta che lo stesso Tribunale viene chiamato a pronunciarsi sull’argomento. In un’altra occasione, infatti aveva accolto il ricorso sempre presentato tramite l’Inca e la Cgil di Bari attraverso i legali della struttura nazionale, di due coniugi albanesi, presenti in Italia dal 2012.

 “Con questa sentenza –  ribadisce la Segretaria Generale Cgil Bari Gigia Bucci – riteniamo chiusa felicemente la fase delle cause pilota avviate a Bari, che ha visto condannare la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Interno, il Ministero dell’Economia, alla restituzione delle somme indebitamente versate dai cittadini stranieri. Questa vittoria, prosegue Bucci, è il risultato del costante impegno e della forte determinazione della Cgil e del patronato Inca Cgil, nel rivendicare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori migranti e delle loro famiglie.

“Fin dal principio con l’introduzione della tassa – spiega Rezarta Celiku, responsabile del dipartimento immigrazione della Cgil di Bari – il patronato Inca e la Cgil nazionale hanno ritenuto questa tassa ingiusta, sproporzionata e di ostacolo alle finalità di integrazione e di accesso ai diritti da parte dei cittadini stranieri e quindi una vera e propria vessazione nei loro confronti. Sono due anni che provvediamo, conclude Celiku, ad inoltrare le richieste di rimborso in attesa che il Ministero riesca a definirne le modalità, ma temo che dovremo continuare con le azioni legali fino a quando questo diritto non sarà esigibile da tutti”.     

 

 

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