Una storia un po’ diversa dalle quelle che siamo abituati ad ascoltare quella di Valentina Begaj, donna albanese arrivata in Italia 15 anni fa. Nessun barcone, nessun viaggio della speranza, ma una malattia da sconfiggere. Il tumore diagnosticato al suo compagno è stato il vero motivo per il quale Valentina ha lasciato il suo paese natale, Berat. “Mi sono trasferita qui con mio marito per cercare di curare la sua malattia –racconta – ma dopo un anno passato al Centro Tumori di Milano, per lui non c’è stato nulla da fare”. Valentina si è ritrovata in un mondo che non le apparteneva, con una figlia a cui badare. “L’impatto con l’Italia è stato orribile, quando sono scesa dall’aereo a Brindisi ho anche pianto – continua – In televisione il vostro paese sembrava il migliore in cui poter vivere, in realtà io avevo nostalgia della mia terra”.
Dopo il lutto, Valentina si trasferisce a Mesagne, badando a sua suocera. Il rapporto con i pugliesi è sempre stato ottimo: “Siete un popolo accogliente – afferma – gli amici di mio marito mi sono sempre stati vicini. Mia figlia cominciò a frequentare l’asilo a Mesagne e attraverso il consiglio della madre di una sua amica ho capito come potevo realizzarmi”.
Valentina intraprende un corso per mediatrice interculturale, sfruttando le sue esperienze lavorative pregresse in Albania. Poi collabora con una ricerca per l’Università del Salento, mentre nel 2011 si laurea in Scienze Sociale. “Dopo aver preso l’abilità come assistente sociale esperta in assistenza culturale – ci spiega – adesso lavoro alla Asl di Bari, nel distretto di Monopoli”.
“Non sopportavo il disprezzo celato negli occhi della gente – confessa – volevo rendermi utile sia per gli italiani che per i miei connazionali. Questo lavoro mi permette di aiutare le persone in difficoltà, cerco di dare sempre il massimo per facilitare la vita degli altri”.
“Mi ritengo una donna fortunata – continua Valentina – penso che l’ultimo periodo sia stato traumatico per tutti gli immigrati. Vedere gente disperata, respinta da barriere e filo spinato, mi fa pensare a come l’immigrazione stia diventando un gioco politico tra i paesi dell’Unione europea. Negare il diritto di emigrare per ritrovare la libertà fisica e culturale alle persone è disumano. L’Occidente non si rende conto di ciò che sta facendo perché non ha mai avuto questi problemi”.
Valentina è ormai una cittadina italiana a tutti gli effetti, ma ha un sogno nel cassetto: “Rimarrei tutta la vita qui in Puglia, mi sento integrata e mia figlia è felice – racconta – ma penso spesso a tornare nel mio paese. C’è un richiamo di sangue che mi spinge a tornare. Con l’esperienza acquisita qui in Italia – conclude – potrei aiutare molti mie connazionali bisognosi”.
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