Il dolore, il cordoglio, il rispetto per le vittime di Bruxelles meritavano almeno 24 ore di silenzio. Unica deroga per chi doveva raccontare la cronaca dei dolorosi eventi di quelle ore concitate. Prima di tutto l’umanità e le lacrime, poi le elucrubrazioni e le riflessioni. Le mie considerazioni, come quelle di autorevoli analisti, portano a una forte, inconfutabile, consapevolezza: siamo in guerra. E fino a quando non lo accetteremo non saremo in grado di difenderci né di affrontare l’emergenza terroristica che ha colpito l’Europa.
Gli attentati in Belgio, come l’attacco a Parigi, sono un colpo mortale sferrato a tutti noi. Lo Stato Islamico, o meglio Daesh come è più giusto definirlo, con l’azione rivendicata attraverso l’Agenzia Amaq ad esso legata, è pronto a nuove e più terribili azioni in tutto il continente. La minaccia contenuta nel lungo messaggio di ieri è agghiacciante: abbiamo agito con velocità, la nostra è stata un’operazione basata su una pianificazione e un’attuazione di grande efficacia. Colpiremo ancora. E lo faranno. Di questo dobbiamo essere consapevoli e dobbiamo imparare a conviverci.
L’assalto a Bruxelles ha toccato il cuore delle istituzioni europee. Si è voluto attaccare un simbolo. La sequenza delle esplosioni, partite dall’aeroporto per poi continuare nella metropolitana di Maelbeek, a due passi di Rue de la Loi e dalla sede della Commissione Ue, avevano il chiaro intento di portare la morte sotto i palazzi del potere amministrativo e politico dell’Europa. Le immagini e le notizie che ci hanno accompagnato per tutto il giorno, il pianto disperato e le grida di chi era intrappolato sotto le stazioni della metro, i 34 e forse più morti di Bruxelles ci dimostrano, se ancora ce ne fosse bisogno, l’estrema pericolosità del terrorismo di matrice islamica e la capacità di colpire in maniera sanguinaria persone innocenti nei luoghi e nelle attività della vita quotidiana.
Lo scopo dei terroristi è trasparente, mirano ad annientare ogni nostra sicurezza, le fondamenta stesse della nostra civiltà. Per sventare il loro piano di distruzione dello stato di diritto, non si può permettere che prevalga il terrore, bisogna contrastare l’odio nei confronti dei nostri valori e della democrazia reagendo con fermezza assoluta e con ogni strumento compatibile con la cultura su cui l’Europa è stata costituita.
Ma prima di ogni cosa bisogna predisporre misure concrete per garantire sicurezza, cominciando da una maggiore vigilanza, basata su una totale e assidua cooperazione tra le intelligence. Fino a quando non saranno predisposte iniziative in grado di favorire la prevenzione, a cominciare da azioni mirate a individuare e interrompere ogni legame tra i terroristi e il tessuto sociale interno, le nostre città non saranno mail al sicuro. Il durissimo colpo di ieri mette in discussione Schengen e la tenuta stessa dell’Unione.
Non è facile accettare l’idea di essere costretti a vivere in un’ottica di stato di polizia che comporterà limitazioni di libertà, disagi ai quali dovremo abituarci e una permeante e continua paura. L’obiettivo del terrorismo è proprio questo. E con l’attentato di Bruxelles ci sono riusciti. Eppure bisogna rialzarsi e continuare la propria esistenza con una ” coscienza ” diversa, avere la forza di reagire. Altrimenti avranno vinto loro, non solo una ” battaglia “, ma la guerra che ci hanno portato in casa.
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