“A qualche ora di distanza dall’ennesimo messaggio del presidente della Repubblica sulla libertà di stampa, è stato depositato da un parlamentare dei Cinque Stelle un emendamento alla legge di Bilancio, che ci risulta sia fra quelli ammessi con il via libera del governo, nel quale si parla formalmente di riduzione progressiva della dotazione del fondo dell’editoria e che, di fatto, porterebbe all’azzeramento di questo fondo, come i Cinque Stelle hanno da sempre dichiarato”. Lo ha evidenziato il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, rilevando che «si sta cercando di portare a compimento un disegno di sostanziale indebolimento dell’informazione nel nostro Paese.
Intervenendo nel corso del dibattito ‘Democrazia e informazione’, organizzato a Bari dall’Assostampa Puglia, Lorusso ha aggiunto: “Ci preoccupano anche i tamburi di guerra che si odono già all’orizzonte, perché interventi sono stati annunciati sia sul versante dell’emittenza radiotelevisiva locale, sia sul versante delle agenzie di stampa. Vorrei segnalare che l’azzeramento del fondo per l’editoria comporterebbe, soltanto nel settore giornalistico, la scomparsa di mille posti di lavoro più l’indotto. Se qualcuno pensa che questo Paese possa reggersi solo sul reddito di cittadinanza credo abbia fatto male i conti”.
Con il segretario generale e con il presidente dell’Assostampa, Bepi Martellotta, è intervenuto a Bari anche il presidente Fnsi, Giuseppe Giulietti. “Il presidente della Repubblica per sei volte in un mese ha dovuto ribadire che la libertà di informazione è essenziale per la democrazia. Se il presidente della Repubblica sente la necessità di dirlo sei volte, vuol dire che c’è qualche rischio sulle nostre teste, ed è dovere di tutti i giornalisti italiani difendere la libertà di informazione da ogni infamia, da ogni aggressione, da ogni parolaccia e da ogni minaccia. Chi tira una testata contro un cronista sta tentando di oscurare il diritto dei cittadini a essere informati”, ha ribadito.
Per Giulietti, “è giusto criticare i giornalisti, ma quando si dice facciamo una legge sull’editoria per chiudere i giornali che non ci piacciono, o si dice chiudiamo il fondo per l’emittenza e buttiamo per la strada centinaia di lavoratori, o chiudiamo il fondo per l’editoria e mandiamo migliaia di lavoratori a casa, quasi tutti precari, non si sta affermando una critica, si sta affermando una minaccia all’articolo 21 della Costituzione”.
La categoria, ha aggiunto il presidente della Fnsi, “deve reagire come sta facendo: con grandi manifestazioni non dei giornalisti, ma di tutte le associazioni che hanno a cuore la libertà di informazione e pubblicando su tutti i giornali l’articolo 21 della Costituzione e arrivando, se necessario, a una manifestazione nazionale o allo sciopero generale, convincendosi che non è un attacco a una corporazione ma un attacco ai valori fondanti della Costituzione”.
Numerosi i temi trattati nel dibattito, tra cui, ad esempio, quello del precariato nel settore giornalistico. “Ci sono tanti modi per colpire l’informazione, anche promettendo a parole il contrasto al lavoro precario ma poi facendo esattamente il contrario – ha incalzato Lorusso, segnalando poi che – il ministro Di Maio, il quale negli ultimi giorni si è nascosto dietro la bandiera dei precari, è stato colui che in occasione del cosiddetto decreto Dignità ha bocciato l’emendamento dei parlamentari di minoranza con cui si puntava al superamento della figura del co.co.co, che ad oggi rappresenta la forma più diffusa di sfruttamento del lavoro giornalistico”.
Di Maio, ha proseguito Lorusso, “ha impedito l’approvazione di quell’emendamento anche nei giorni scorsi quando è stato ripresentato alla Camera dagli stessi parlamentari come emendamento alla legge di Stabilità, ed è stato nuovamente bocciato su richiesta del governo”:
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