L’Università di Bari maglia nera nella classifica generale degli Atenei italiani. La graduatoria è stata stilata dal Sole24Ore secondo una serie di indicatori: Attrattività (ovvero percentuale di immatricolati fuori regione sul totale degli immatricolati), Sostenibilità (Numero medio di docenti di ruolo nelle materie di base e caratterizzanto per corso di studio), Stage (percentuale di crediti ottenuti in stage sul totale), Mobilità internazionale (percentuale di crediti ottenuto all’estero sul totale), Borse di Studio (percentuale di idonei che hanno ricevuto la borsa di studio), Dispersione (percentuale di immatricolati che si reiscrivono al secondo anno nello stesso ateneo), Efficacia (media pro capite dei crediti formativi ottenuti in un anno dagli iscritti attivi), Soddisfazione (giudizio dei laureandi sui corsi di studio) ed Occupazione (percentuale di studenti occupati ad un anno dal titolo). Poi ci sono i parametri considerati per la Ricerca, ovvero Ricerca (giudizi ottenuti dai prodotti di ricerca nella valutazione Anvur), Fondi Esterni (capacità di attrazione di risorse per progetti di ricerca) e Alta Formazione (giudizi ottenuti dall’alta formazione nella valutazione Anvur). L’Ateneo barese si è piazzato sessantesimo, mentre ha fatto meglio quello di Foggia (38), seguono Lecce (49), Poliba (50). Il rettore Antonio Uricchio ha appreso con sorpresa lo scarso posizionamento dell’Università di Bari, scrivendo una lettera al direttore del quotidiano economico italiano. Secondo il rettore permangono dei dubbi sulla classifica, che vede le università del mezzogiorno occupare gli ultimi posti: “Su un piano più generale – sottolinea – appare evidente come la collocazione nelle posizioni di retrovia degli atenei meridionali possa in larga parte dipendere dai criteri di distribuzione delle risorse finanziarie e assunzionali adottati negli ultimi anni”.
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