Quello che sto vivendo insieme a milioni di persone, in quanto donna, lo avverto in maniera amplificata, mi sento offesa da chi mi dice “ma tu cosa hai fatto o fai per cambiare il mondo?”. Io nel mio piccolo non mi sento né colpevole, (non ho mai votato Berlusconi, per esempio), né connivente con chi vuole solo apparentemente risolvere i problemi di un paese, l’Italia, che da modello di Cultura, è diventata modello di Corruzione. Dove stavano le donne quando questo accadeva? Erano qui, non certo a guardare inermi: portavano avanti famiglie, lavoravano dentro e fuori di casa per contribuire, si impegnavano in attività che le vedevano sempre un gradino sotto il genere maschile. Non voglio esumare il femminismo, lungi da me, ma se vogliamo, auspicherei un moto di orgoglio di genere: noi sappiamo come amministrare una famiglia, e quindi sapremmo come, non dico risolvere, ma arginare il danno, siamo creative, siamo positive, siamo determinate, quindi perché non porci come alternativa anche nella conduzione di questa Italia che ha un nome femminile ed è rappresentata come una donna, ma che sta invecchiano male e velocemente. Abbandonare i ruoli tradizionali, dal momento che non trovano risposte esistenziali, politiche e culturali tali da realizzare la propria liberazione e quella di tutti in questo momento difficile, è una necessità. Non necessariamente, vedi Grillo, bisogna pensare al rovesciare il potere politico per cambiare radicalmente la società, invece è necessario riempire di contenuti una democrazia che è giunta al capolinea, ormai astratta e in ritardo rispetto a quando accade intorno a noi.
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