19 Aprile 2024 - Ore
Ambiente

Emergenza Xylella, annunciato arrivo commissario straordinario in Puglia

Lacirignola: 'Potenzialmente chiunque potrebbe essere veicolo del vettore'

“Il Decreto per la nomina del Commissario straordinario, su cui ci attendiamo figura tecnica autorevole e competente, contiamo possa essere al vaglio del Consiglio dei Ministri della prossima settimana, nel frattempo il coinvolgimento del Dipartimento della Protezione Civile ci conforta rispetto al riconoscimento dell’emergenza Xylella in ambito nazionale”. Così l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni, al termine di una riunione con il Ministro Martina, il capo dipartimento della Protezione Civile Gabrielli e il presidente della Regione Vendola.
Quella della Xylella è una emergenza su cui il confronto continua ad essere serrato. In prima linea CIHEAM Bari. Abbiamo chiesto a Cosimo Lacirignola, Segretario Generale del CIHEAM e Direttore del CIHEAM Bari, una riflessione sul tema. “Ci troviamo di fronte ad un problema che, dal punto di vista della ricerca scientifica, ha bisogno ancora di tempo per trovare soluzioni definitive. Il caso studio della Xylella in Puglia è totalmente nuovo anche per gli esperti internazionali che, da anni, lavorano su questo patogeno in altri Paesi come la California o il Sud America”.
“La malattia – continua Lacirignola – nota come complesso del disseccamento rapido dell’olivo, sta sfigurando una parte significativa del territorio della provincia di Lecce aggredendo il patrimonio arboreo dell’olivicoltura salentina, in particolare di quella tradizionale, e trasformando profondamente la tipicità del paesaggio agrario. Il ritrovamento del batterio da quarantena Xylella fastidiosa ha delineato una complicazione serissima del quadro patologico a causa dell’estrema complessità con cui la malattia esplica il suo potenziale patogeno. Le difficoltà sono insite soprattutto nella sconcertante capacità del batterio di aggredire diversi ospiti, nella individuazione dei vettori, nelle modalità di trasmissione e di diffusione del contagio. Le stesse dinamiche epidemiologiche sono, allo stato, difficilmente prevedibili e interpretabili”.
“Ad un anno dalla diagnosi di Xylella fastidiosa – incalza il Direttore dello CIHEAM Bari – sono stati compiuti, da parte del mondo scientifico che opera sul territorio regionale, importanti passi in direzione della conoscenza scientifica della malattia. La Regione ha messo in atto tutte le azioni tecniche (dal monitoraggio al contenimento della diffusione del batterio; identificazione di “zone infette” e “zone cuscinetto”; prevenzione e controllo; campagne informative) e tutte le azioni politiche possibili per portare la questione a livello nazionale e per reperire risorse. Nonostante le risorse economiche siano limitate, la ricerca sta andando avanti grazie, soprattutto, alla buona volontà di istituzioni e centri di ricerca tra cui l’Università degli Studi di Bari, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, la sede italiana del Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici Mediterranei (CIHEAM Bari), il Centro di Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura Basile Caramia.
Tuttavia, in casi come questo, è senza dubbio opportuno ricercare ulteriori sinergie e moltiplicare gli sforzi per consolidare il sistema sociale di contrasto al problema.
L’obiettivo prioritario, in questo momento, è quello del contenimento della malattia. Bisogna agire subito per cercare di tamponare il fenomeno e dare, così, alla ricerca il tempo per trovare rimedi sia per l’uomo, sia per l’ambiente”.
“È stato già disposto – precisa Lacirignola – un cordone fitosanitario a Nord dell’area infetta, dallo Ionio all’Adriatico ed è stata costituita un’area cuscinetto su cui intensificare gli interventi di monitoraggio della malattia ed il controllo dei vettori. Il team di ricercatori pugliesi ha isolato e caratterizzato il ceppo batterico presente sul territorio oggetto di studio, identificato come appartenente alla sub specie pauca; gli esperti, inoltre, hanno individuato i principali ospiti vegetali del batterio (oltre all’olivo, infatti, vi sono anche mandorlo, ciliegio, oleandro, ginestra, acacia, e alcune specie ornamentali).
È importante evidenziare che le ricerche condotte fino ad oggi hanno escluso che altre specie, come vite e agrumi, seriamente attaccate da ceppi diversi di questo batterio in altre parti del mondo, siano suscettibili al ceppo pugliese. Sono state identificate alcune specie di insetto in grado di veicolare il batterio (Philaenus spumarius) e messe a punto tecniche rapide di diagnosi direttamente sulla pianta, che consentono di eseguire il saggio in campo senza dover movimentare il materiale vegetale evitando, in tal modo, i rischi di diffusione del patogeno in altre zone. Sono state anche finalizzate tecniche di diagnosi rapida da applicare direttamente in campo sui vettori o su altre specie di insetto non vettrici, ma capaci comunque di acquisire il batterio (cosiddetti insetti spia). Quest’ultimo approccio diagnostico (individuazione del batterio negli insetti spia) consente di ricercare il batterio in aree di nuova colonizzazione, prima ancora che i sintomi diventino manifesti sulle piante ospiti.
Sempre al fine di individuare con estrema rapidità i nuovi potenziali siti d’infezione, si sta facendo ricorso anche all’uso di immagini aeree o satellitari ad alta definizione, che vengono fotointerpretate attraverso opportuni e complessi processi di decodificazione.
Terminata la fase di stretta emergenza, in cui si è reso necessario avere un quadro preciso della situazione della malattia in Puglia (identificazione del ceppo batterico coinvolto, ospiti suscettibili, potenziali vettori, tecniche idonee per la diagnosi), le nuove linee di ricerca intraprese tendono oggi ad individuare possibili fonti di resistenza genetica al batterio nel vasto germoplasma olivicolo esistente, nonché individuare possibili prodotti da applicare direttamente sulla pianta, in grado di contrastare del tutto, o quanto meno contenere, la diffusione e moltiplicazione del batterio nella pianta e, perciò, attenuarne sensibilmente i suoi effetti”.
“Purtroppo – conclude Cosimo Lacirignola – la “zona cuscinetto” non garantisce il blocco del vettore. Per rallentare l’avanzamento della Xylella è necessaria la massima collaborazione e coesione di tutti i soggetti interessati: popolazione, agricoltori, associazioni di agricoltori, tutto il mondo rurale, ricercatori e perfino i turisti dovrebbero fare fronte comune ed agire in un’ottica di salvaguardia del territorio.
Potenzialmente chiunque potrebbe essere veicolo del vettore. Attraversare la zona contaminata della Xylella, ad esempio, con i finestrini dell’auto aperti potrebbe favorire il trasporto del vettore in una zona non contaminata o, semplicemente, movimentando materiale vegetale.Quindi una campagna di comunicazione e informazione su pratiche che evitino l’inconsapevole movimentazione del vettore è quanto mai necessaria, in questo momento, per rallentare la diffusione del patogeno: tutti devono sapere cosa possono fare e come possono agire per contenere la diffusione del patogeno.
Ad esempio mantenere i campi privi di vegetazione avventizia è una pratica molto utile, in quanto si evita di fornire le condizioni ideali per ospitare gli insetti.
Il fronte del contrasto a questo preoccupante fenomeno deve essere,quindi, complesso e multidisciplinare. Esso deve tener conto non solo delle evidenze scientifiche e delle indicazioni derivanti da altri campi di applicazione e di ricerca, ma deve ricercare la massima integrazione e coesione tra tutti i soggetti interessati, ivi compresa la popolazione, valutando gli impatti sociali, perseguendo obiettivi di sviluppo della consapevolezza collettiva del problema e stimolando la messa in atto di comportamenti sinergici e collaborativi”.

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