15 Ottobre 2024 - Ore
Sviluppo e Lavoro

Ostuni, una scuola di Alta formazione in restauro all’interno dell’ex convento dei Carmelitani

E' il progetto presentato dagli studenti di Architettura del Politecnico di Bari per donare nuova vita alla struttura costruita nel 1400

 

È nato, con il favore degli aragonesi, nella seconda metà del 1400. Ha assistito alle sorti del Viceregno di Spagna nell’Italia meridionale e dei Borboni; alla ascesa inarrestabile di Napoleone e alle decisioni sulla sua sorte del fratello Giuseppe Bonaparte e del successore Gioacchino Murat; la restaurazione, Garibaldi e l’Unità di d’Italia, le due guerre mondiali. Ha ospitato religiosi e pellegrini da e per la Terra Santa; ha cambiato pelle nella seconda metà dell’ottocento in qualità di orfanotrofio femminile; ha ospitato le truppe di passaggio nell’ultimo conflitto; ha costituito un riferimento per le genti del luogo per generazioni; vive, oggi purtroppo, nel silenzio e nell’abbandono da trent’anni, in attesa di un futuro all’altezza della sua nobile decaduta storia. E’ il complesso monumentale dell’ex convento dei padri carmelitani e della chiesa attigua di Maria Santissima del Monte Carmelo di Ostuni.

Questa storia che non è passata inosservata a quattro studentesse del Politecnico di Bari, allieve del quarto anno di architettura, che nell’ambito del Laboratorio annuale di Restauro architettonico 2018-2019, quest’anno dedicato alle architetture degli ordini mendicanti di Puglia, hanno affrontato il caso emblematico di Ostuni.

Come si ricorderà, Ostuni ha avuto storicamente particolare importanza per l’ordine mendicante dei carmelitani in Puglia. Esso si inserisce, storicamente, in quel circuito di presidio presente a Brindisi, Barletta, Lecce, Trani, Bitonto, Morciano di Leuca.  

  

Lo studio sul complesso conventuale condotto dagli studenti: Roberta Lamorgese (di Capurso), Antonella Magistro (Acquaviva delle Fonti), Angela Pepe (Acquaviva delle Fonti) e Francesca Strippoli (Andria), guidate dalla tutor arch. Maria Antonietta Catella con la supervisione della prof. Rossella de Cadilhac, docente di restauro architettonico presso il dICAR del Politecnico di Bari, rispettoso delle conoscenze acquisite attraverso la consultazione di documenti presente negli archivi di Stato di Brindisi, Bari, Biblioteca Sagariga Visconti di Bari, archivio Diocesano di Brindisi-Ostuni, Curia arcivescovile di Brinsidi-Ostuni, Fototeca della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio, è approdato ad un progetto di massima condiviso. Questo ha messo in evidenza la qualità descrittiva della ricerca, nutrita dal rilievo, dal rilievo stratigrafico degli elevati, dalla loro condizione di fatto, anche attraverso le immagini presentate.

L’analisi delle diverse forme di degrado: da quelle strutturali, a quelle causate dall’azione degli agenti naturali, alle azioni antropiche, ha permesso di elaborare una proposta di conservazione e valorizzazione consona all’antica vocazione dei luoghi e volta ad un rinnovato uso per la fruizione pubblica – nel rispetto della materia antica, dei valori storico-artistici e compatibile con l’antica distribuzione – allo scopo di ristabilire l’originario rapporto dialogico ed organico tra la chiesa e il complesso conventuale.

Sulla base di una analisi della storia del contesto attuale e delle risorse le studentesse hanno individuato, seguendo la filosofia-guida del rispetto dell’identità e della memoria del monumento, del minimo intervento, un riuso compatibile con una nuova destinazione d’uso e hanno proposto l’idea di creazione di una “Scuola di Alta Formazione in Restauro, Conservazione e Lavorazione dei Materiali Lapidei” legata alla tradizione delle costruzioni a secco e dei materiali lapidei di quell’area geografica.

Particolare interesse ha suscitato il copioso lavoro racchiuso in tre volumi, arricchito da numerose tavole esposte nel contesto ecclesiale. Numeroso e interessato si è dimostrato il pubblico: dal sindaco della Città, Guglielmo Cavallo, accompagnato da due assessori, che ha assicurato tutto l’interesse personale a conoscere meglio il progetto poliba, assicurando un approfondimento del caso al Priore della Confraternita del Carmelo, Domenico Palmieri.

 

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