“Nessuna spending review sul diritto dei minori ad essere tutelati, non spazzeremo via un bagaglio di esperienza che ci fa essere modello in tutta Europa”. Così da Lecce il sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore ha rassicurato gli operatori della giustizia minorile allarmati dall’emendamento n. 1.25 proposto dalla presidente della Commissione Giustizia, Donatella Ferranti che abolirebbe il Tribunale dei Minori, intervenendo al dibattito organizzato da La Puglia in Più, in occasione, oggi 20 novembre, della giornata mondiale dell’infanzia, sul tema appunto della giustizia minorile.
A fare gli onori di casa, il senatore Dario Stefàno, presidente del movimento La Puglia in Più, che ha sottolineato che la legge”Delega al governo recante disposizioni per l’efficienza del processo civile” è attualmente in esame al Senato, dove si dovrà misurare lo sforzo di riportare il testo alla sintesi originaria fra esigenze diverse con cui è nata”.
Critica la posizione della Magistratura leccese nei confronti della riforma “che non raggiunge gli obiettivi che si è prefissi – ha sottolineato Lucia Rabboni, magistrato del Tribunale per i minori di Lecce intervendendo al dibattito – poiché è necessario che ad affrontare i casi di giustizia minorile siano giudici specializzati. Questo disegno di legge vorrebbe spazzare via il presidio di legalità e prevenzione rappresentato dal Tribunale dei Minori, per sostituirlo da sezioni specializzate presso i Tribunali ordinari. La criminalità minorile italiana occupa gli ultimi posti della classifica europea, segno di un sistema che funziona e cha fa scuola se è vero che l’Europa ha raccomandato agli Stati Membri di adottare gli stessi principi da sempre adottati in Italia. La strada percorribile è creare un tribunale autonomo che si occupi di minori, famiglie e tutele a base distrettuale, con livelli circondariali su precise esigenze, ed intervenire contestualmente anche sul rito”.
Necessità questa che è stata ribadita anche dalla presidente dell’Unione Nazionale Camere minorili, l’avvocato Rita Perchiazzi: “L’aspetto del rito ci vede in difficoltà per la mancanza di una normativa chiara e dettagliata. La riforma è necessaria, ma sistemiamo quello che non va : dotiamo la giustizia minorile di un rito e incaselliamo il ruolo dei giudici onorari. Il modello a cui ispirarsi potrebbe essere quello del Tribunale di sorveglianza”.
Anche perché, è stato ribadito da tutti, l’obiettivo della giustizia minorile deve rimanere la prevenzione, la tutela, non la repressione. E di quanto sia complessa la rete di collaborazione quando si parla di minori e adolescenti ne ha parlato Claudia Pagliara, del Centro giustizia minorile della Regione Puglia, quotidianamente in stretta sinergia con le procure e le altre istituzioni dai Tre Uffici territoriali attivi. Un osservatorio privilegiato, da cui emergono elementi, i disagi che vivono i ragazzi, non sempre provenienti da realtà sociali marginali, e i reati commessi, il più diffuso dei quali è la tossicodipendenza, su cui lavorare per riorientare i percorsi individuali. “Si lavora con i magistrati – ha ribadito Pagliara – che a loro volta fanno un lavoro di processo educativo, lungo e faticoso”.
“Non lavoriamo in un clima di guerra fra guelfi e ghibellini – ha esortato il sottosegretario Migliore – perché il tema non lo merita, per la sua delicatezza e importanza. Abbiamo messo mano ad una riforma che è stata richiesta sia da una parte della Magistratura che da una parte dell’Avvocatura. La legge, però, è già oggetto di un tavolo di confronto al Ministero per ascoltarsi. Le critiche ci sono, ma ci sono anche gli apprezzamenti per gli elementi di rafforzamento delle tutele che abbiamo inserito. Ora miglioriamola insieme”.
“Il mio impegno in Senato – ha concluso Stefàno – sarà quello di focalizzare attenzione su criticità emerse, quella del rito in primis e di provare a tenere insieme la grande esperienza che l’Europa ci riconosce con le ragioni di innovazione. L’idea della rottamazione dei Tribunali minorili fu lanciata un po’ di anni fa dal leghista Castelli, l’Ulivo abbracciò una battaglia ferma: ecco dopo anni possiamo rivedere e ottimizzare questa nostra esperienza, evitando di trasferire sui minori l’approccio della repressione per concentrarci piuttosto sul recupero”.
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