Lunedì 22 maggio ore 18,00
Incontro con Giusto Traina autore di
I greci e i romani ci salveranno dalla barbarie (Laterza)
In dialogo con Giulio Volpe
Stiamo lasciando volontariamente aperte le porte della nostra civiltà ai barbari, dimenticando le nostre radici greche e romane? O forse siamo noi i barbari, quando utilizziamo il nostro passato per giustificare il peggio della nostra civiltà? Ecco un piccolo ‘libro nero’ sull’uso politico dell’antichità, che ci aiuta a comprendere cosa c’è di vivo e cosa c’è di morto nel nostro legame con i Greci e i Romani.
L’insegnamento dei classici greci e latini è certo un antidoto efficace alla barbarie dei nostri tempi. Giusto? Più o meno, visto che questi stessi classici sono stati chiamati in causa per giustificare la barbarie, a cominciare dai nazisti e dai fascisti che hanno alimentato le rispettive ideologie in nome delle radici classiche dell’Occidente: la purezza della razza, la maschia romanità. Quelle stesse radici che oggi si chiamano in causa per confermare la presunta superiorità della nostra civiltà, per avallare le varie rivendicazioni nazionalistiche o anche i moderni sviluppi imperialistici dell’Occidente. Se gli americani ottengono la palma del kitsch a mani basse (si pensi al Caesars Palace di Las Vegas), dalle nostre parti la situazione non è meno imbarazzante e coinvolge anche personaggi autorevoli: il ministro X che si appella al diritto romano per giustificare una politica più severa sull’immigrazione, il politico Y che si cimenta in audaci quanto improbabili paragoni con la democrazia greca e la repubblica romana, il filosofo Z che tira in ballo il mito di Antigone per criticare le misure sanitarie contro la pandemia. E tanti altri esempi di ‘Sfortuna dell’Antico’ che troverete in questo libro.
Giusto Traina insegna Storia romana a Sorbonne Université. Si occupa attualmente di storia militare e geopolitica antica.
Martedì 23 maggio ore 18,00
Incontro con Matteo Pucciarelli
autore di
Guerra alla guerra Guida alle idee e alle pratiche del pacifismo italiano (Laterza)
In dialogo con Angelo Cassano, Vincenzo Colaprice , Nichi Vendola
Modera Lia Di Trapani
La pace non è un ‘dato’, ma una conquista. Non è un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno. Richiede lotta, sofferenza, tenacia. Chi la cerca non nega la conflittualità ed è disposto anche a perderla, la pace, per poterla poi ritrovare. Il dibattito pubblico italiano degli ultimi mesi è stato avvelenato: la necessità di armare la resistenza ucraina lo ha monopolizzato e il discorso pubblico si è polarizzato anche grazie al grande spazio concesso a improbabili cantori più o meno consapevoli del putinismo. In mezzo a questo scontro strumentale di civiltà hanno stentato a emergere le idee, l’etica e il rigore del pacifismo. Le ragioni della pace e del disarmo e le proposte pratiche fatte negli anni, ignorate e confinate nel campo dell’utopia in tempo di quiete, vengono trattate con sufficienza – se non dileggio – in tempo di guerra. Chi sono i pacifisti in Italia? Come hanno realizzato le proprie idee nel corso degli anni? In quali parti del mondo, con quali esperienze e lezioni apprese? Quali sono le contraddizioni con le quali il pacifismo deve fare i conti? Quanto costa la guerra e chi paga il conto? E quindi, a chi interessa soffiare sul vento della guerra? Un libro reportage per raccontare le storie e i protagonisti di un pensiero critico, alto e silenziato di cui ci sarebbe bisogno oggi più che mai.
Matteo Pucciarelli, cronista politico de “la Repubblica”, ha pubblicato tra l’altro: Gli ultimi mohicani (Edizioni Alegre 2011), storia di Democrazia Proletaria; L’armata di Grillo (Edizioni Alegre 2012), saggio sul Movimento 5 Stelle; Podemos (con Giacomo RussoSpena, Edizioni Alegre 2014); Tsipras chi? (con Giacomo Russo Spena, Edizioni Alegre 2014); Anatomia di un populista. La vera storia di Matteo Salvini (Feltrinelli 2016); Comunisti d’Italia (Typimedia 2021), omaggio per i cento anni dalla fondazione del Pci.
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