Anno Domini 1531. Piccoli appezzamenti coltivati dalle forme spesso irregolari irrompono qua e là tra fitto bosco, macchia mediterranea e pascolo sull’altopiano delle Murge del sud-est della Puglia, denominato Valle d’Itria. Alcuni poderi sono presidiati da piccole costruzioni rurali ad uso ricovero di forma conica: i trulli. Verso nord, su un evidente rilievo, è arroccato un castello. Distinte, alleate mura, frammentate da otto torri, percorrono e cingono, come una corona, la città di Locoretondi.
Anno Domini 2017. Di quella documentata visione cinquecentesca della città non resta più traccia: il castello aragonese, di forma quadrangolare, le mura, le torri di presidio nell’intorno. Lo ricorda solo lo stemma comunale: una Torre. Ciò che resta invece della contemporanea Locorotondo (oggi, circa 14 mila abitanti, quasi 500 nel centro storico) è il contenuto che quel castello, mura e torri hanno difeso per oltre trecento anni: il centro antico, cuore della sua memoria, della sua architettura unica, famosa in Italia e all’estero.
Nella convinzione che il centro antico della cittadina murgiana costituisce una preziosa eredità di cultura materiale e di valori testimoniali, nell’interesse della sua difesa culturale ed architettonica nel Politecnico di Bari, si è sviluppata una tesi di laurea che ha impegnato per un anno sei studenti di architettura: Roberta Quaranta (Bari Palese), Antonio De Liddo (Bari), Annalisa Cascione (Bitetto), Caterina Anelli (Rutigliano), Giorgio Maria Bevilacqua (Foggia), Serena Cellie (Brindisi). Coordinatore e Relatore: prof. Rossella de Cadilhac, docente Poliba di restauro architettonico.
La qualità del lavoro di ricerca svolto, unico sinora, ha meritato una Menzione speciale e diritto di pubblicazione su “Architettura e Città” in occasione del XXVII Seminario internazionale Premio di Architettura e Cultura Urbana, SACU 2017, su “Ricostruzione e innovazione”, presso l’Università di Camerino.
Lo studio, “Locorotondo, il centro antico”, composto da due volumi e relative tavole, ricerca e analizza le fasi storiche del Comune. La fase della conoscenza infatti, diventa fondamentale per attivare un processo consapevole di salvaguardia del patrimonio edilizio esistente. Suddivide il centro storico in 20 isolati. Documenta, classifica, censisce tutti gli elementi costruttivi-architettonici esterni-interni di ogni isolato e ne analizza i contenuti.
Tale inedito lavoro approda alla formulazione di linee-guida per un’appropriata conservazione e valorizzazione del nucleo antico, attraverso interventi di manutenzione (ordinaria e straordinaria), di restauro e risanamento conservativo, di recupero del centro antico, ponendo come condizione di base l’indispensabilità di un’approfondita conoscenza dei singoli manufatti, che rappresenta il momento preliminare ad ogni azione conservativa. Rivolge una particolare attenzione alla problematica del riuso e dell’attribuzione di funzioni compatibili, che si pone soprattutto per manufatti caduti in disuso, o sottoposti a cambi incongrui di destinazione funzionale proponendo – attraverso casi esemplificativi – soluzioni rispettose delle caratteristiche architettoniche e costruttive dei manufatti nel loro ineliminabile rapporto con l’aggregato di appartenenza.
I neo laureati del Poliba inoltre, hanno focalizzato l’attenzione su un isolato (il n.3, adiacente a Porta Nuova) selezionato come caso-studio proprio in applicazione di quelle linee-guida, giungendo ad un progetto di restauro vero e proprio. La scelta dell’isolato campione ha offerto l’occasione per riflettere anche su un’area contigua, Piazza Mitrano, a cui l’isolato è strettamente legato, ma irrisolta dal punto di vista urbanistico e architettonico, ed alla quale la proposta progettuale ha tentato di dare una risposta sia alla scala architettonica che a quella urbana.
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