A pochi giorni dalla giornata internazionale contro la violenza sulle donne, sono stati diffusi i dati del secondo rapporto Eures sul femminicidio in Italia, dal quale si registra un aumento del 14% del fenomeno tra il 2012 e il 2013 che risulta essere l’anno più “barbaro” degli ultimi sette anni.
In totale si sono registrate ben 179 vittime della violenza maschile nel 2013, un numero che non è mai stato così alto rispetto al totale degli omicidi: in base allo scorso anno, il femminicidio ha rappresentato il 35,7% dei casi di omicidi che in totale sono stati 502.
La regione che detiene questo triste primato è il Lazio seguito da Campania e Lombardia. La città capolista è Roma seguita da Torino e da Bari dove di femminicidi se ne sono registrati otto. In Puglia i casi si sono raddoppiati (15).
L’Eures li chiama«femminicidi del possesso» e spiega che dipendono, in genere, dalla decisione femminile di interrompere la relazione: sono oltre 330 le donne uccise in Italia, dal 2000 a oggi, per aver lasciato il proprio partner
Nel 2013, una donna è stata uccisa ogni 48 ore e in due casi su tre per mano di un uomo che non ha accettato che lei abbia voluto interrompere la relazione. Nello specifico, nel 92,4% dei casi la donna è vittima di un uomo che due volte su tre, ovvero nel 66,4% dei delitti (81 casi su 122) si rivela essere il partner di cui: il coniuge o il convivente (45,1%, 55 uccise), l’ex (14,8%, 18 vittime) oppure il fidanzato (6,6%, 8 casi).
Tra i metodi più comuni con i quali lo scorso anno è stata uccisa una donna su tre: l’ex picchia la donna (5,6%), la strangola (10,6%) o la soffoca (12,3%).
In base alle regioni: il Sud Italia resta l’area più a rischio con 75 vittime, registrando un aumento del + 27,1% rispetto al 2012), mentre al nord si registra un decremento del -21%, con 60 casi.
Tuttavia il rapporto ha invece registrato una vera e propria esplosione del fenomeno elle regioni centrali che il fenomeno esplode dove si conta un amento del 100% in più di delitti, passando da 22 a 44: nel lazio si è passati da 9 omicidi a 20, in Toscana da 6 a 13), in Umbria da 3 a 6) e nelle Marche da 4 a 5.
Il rapporto rileva anche altri cambiamenti che riguardano l’età delle donne vittime che passa da una media dei 50 anni nel 2012 a 53,4 nel 2013. Sono le pensionate ad essere più spesso vittime dei loro carnefici nel 35,5% dei casi, seguite dalle casalinghe e le disoccupate (15,1%) a cui seguono impiegate, lavoratrici dipendenti, domestiche, colf e badanti (9,9%).
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