L’olio extravergine d’oliva, condimento principe della cucina italiana, compare sempre più spesso sulle tavole dei consumatori russi, che stanno diventando via via più esigenti. La richiesta è alta: stando ai dati diffusi dall’Ice, nel 2012 la Russia ha importato 25.205 tonnellate di olio d’oliva, con un aumento del 12,3% rispetto al 2011 e del 147,5% rispetto al 2005. L’Italia è seconda in classifica tra gli esportatori, subito dopo la Spagna, con 5.513 tonnellate di olio venduto, pari al 22% del totale: rispetto al 2011 l’export di “oro giallo” è aumentato del 17,8%, e addirittura del 190,5% confrontando con il 2005. Un trend che per la Puglia potrebbe rappresentare una buona occasione per inserirsi in questo nuovo mercato con uno dei suoi tesori: l’olio extravergine di oliva.
Dati inequivocabili, che mostrano ancora una volta quanto i consumatori russi siano attratti dai prodotti di qualità: se nella Federazione l’olio d’oliva è ancora poco diffuso, rispetto al burro e a olii più economici come quello di semi di girasole e quello di palma, i palati più raffinati mostrano sempre maggiore consapevolezza. Lo dice l’Unaprol (il consorzio che riunisce oltre 550 produttori olivicoli italiani). Sembra infatti che nella “lista della spesa” dei prodotti italiani in Russia, l’olio d’oliva venga subito dopo il vino e prima dei formaggi. Anche il Ministero della Salute di Mosca ne ha raccomandato l’utilizzo in cucina: a frenarne la diffusione è però il prezzo, spesso molto elevato. Il prezzo dell’extravergine raddoppia rispetto all’Italia: circa 14 euro al litro contro i 7 euro che sono il prezzo giusto per un buon prodotto. Ogni russo, segnala infine Unaprol, consuma circa 10 kg di olio all’anno, ma solo 195-200 grammi sono di olio d’oliva. Dunque, la sfida importante e comincia dal riaffermare la qualità, riequilibrare i costi e puntare sull’unicità del prodotto.
© Riproduzione riservata