La Corte di Cassazione, accogliendo le argomentazioni difensive di UniCredit, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Divania contro la sentenza del luglio 2014 con cui il GUP del Tribunale di Bari aveva prosciolto tutti i dipendenti ed ex dipendenti coinvolti nel fallimento dell’azienda barese.
La sentenza di proscioglimento ha stabilito che gli imputati non hanno truffato Divania, non si sono indebitamente appropriati di somme e non hanno estorto denaro, tramite la sottoscrizione di una convenzione, all’imprenditore Francesco Saverio Parisi, all’epoca dei fatti titolare di Divania
L’azienda ha commentato in questa maniera la decisione:
“UniCredit, in relazione alla vicenda, ribadisce fermamente la correttezza del proprio operato, di quello di ex esponenti e propri dipendenti ed è convinta che ciò potrà emergere dal vaglio delle sedi giudiziarie. Le vere ragioni del default di Divania sono contenute nella sentenza dichiarativa del suo fallimento del giugno 2011, confermate anche dalla Corte d’Appello di Bari e nella sostanza escludono che la contestata operativita’ in derivati abbia potuto rappresentare anche solo una concausa del dissesto di Divania. UniCredit evidenzia inoltre che sulla medesima vicenda Divania, nel luglio 2014, il GUP del Tribunale di Bari ha prosciolto tutti i dipendenti ed ex dipendenti del Gruppo UniCredit coinvolti, mentre lo scorso 27 novembre il giudice monocratico del Tribunale civile di Bari ha respinto la richiesta di danni presentata da Divania contro UniCredit, condannando la Curatela del Fallimento Divania anche al pagamento delle spese processuali in favore di UniCredit e prevedendo l’onere della Consulenza Tecnica d’Ufficio definitivamente a carico della predetta Curatela”.
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