Paola Clemente morì con “un’evidente assenza (o peggio, improvvisazione) di qualsiasi misura di primo soccorso, di collegamento con il pronto intervento, di misure di protezione da attivare per il pericolo grave di vita che si profilava per il malore della lavoratrice “. E’ solo uno stralcio della relazione che la senatrice Fabbri, presidenta della commissione d’inchiesta sui morti del lavoro, ha stilato dopo un attento esame del caso. La donna, intenta a lavorare nelle campagne di Andria, avverte un malore alle 7.30: “. All’arrivo di una prima ambulanza – continua la relazione riportata da Repubblica Bari -si constata l’insufficienza delle attrezzature e si attende l’arrivo di una seconda. Sicché si constaterà il decesso”.
“Il caporalato – conclude la senatrice – ha indossato le vesti della somministrazione usata, o meglio abusata, per dare una formale apparenza a una serie di imprescindibili contatti che possono essere curati soltanto da chi conosce ed è in grado di spostare anche repentinamente vere e proprie truppe di lavoratori rassegnati a condizioni di lavoro prive di assoluta organizzazione della sicurezza”.
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