Arianna Acrivoulis, la donna deceduta durante un’operazione di fecondazione assistita il 10 giugno scorso a Conversano, non poteva essere operata. Secondo la relazione degli ispettori del ministero della Salute, incaricati di far luce sulla vicenda dalla minstra Lorenzin, è stata sottovalutata “la presenza di importanti fattori di rischio quali obesità, ipertensione, diabete e cardiopatia”.
Il quadro clinico della donna era complesso, tant’è che durante il trattamento di agoaspirazione ovarica per la fecondazione assistita la donna presenta un rush cutaneo e difficoltà respiratorie. “Poiché entro pochi minuti i sintomi regrediscono – continua la relazione degli esperti – viene deciso dal ginecologo e dall’anestesista di continuare la procedura, che viene portata a termine.
Dopo pochi minuti dalla fine dell’intervento le condizioni di Arianna Acrivoulis peggiorano drasticamente fino al decesso.
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