24 Gennaio 2025 - Ore
Politica

Manovra: sforare il patto costerà caro anche per la Regione Puglia

Vincoli non rispettati? Il governo Letta sanziona le giunte regionali. Via 35 milioni e il 30% dello stipendio.

La legge di Stabilità ha un sapore amaro per le Regioni. Anche per la Puglia. Se da un lato viene ridotta la capacità di spesa di circa 35 milioni, dall’altro vengono inasprite le sanzioni per le Regioni che ricorrono allo sforamento controllato del Patto di stabilità (come si ricorderà la Puglia lo ha fatto nel 2012 per poter spendere i fondi Ue). Il governo dunque alleggerisce il Patto di stabilità di Comuni e Province e consente loro di spendere un miliardo in più, e alle Regioni a statuto ordinario invece, riduce lo spazio “finanziario” di 700 milioni di euro. La Puglia dunque deve diminuire la spesa di 35 milioni. Il bilancio ordinario dunque passerà per il 2014 da 1.34° milioni a 1.305 con la conseguenza evidente che la Regione avrà sempre meno soldi da spendere sul bilancio ordinario.  

Ma le “novità” sgradite di questa manovra non sono finite: non viene disposta la «nettizzazione» delle quote di cofinanziamento, cioè la possibilità di escluderle dal calcolo del Patto di stabilità. E, soprattutto, vengono aggravate le sanzioni per chi ricorre allo «sforamento controllato» del Patto: ossia il contenuto superamento dei limiti di spesa finalizzato al cofinanziamento dei fondi Ue. E c’è anche un aspetto molto grave. Finora la Regione in «sforamento controllato» era soggetta alle mini sanzioni (divieto di assumere e contrarre mutui, controllo della spesa corrente) ma era considerata «adempiente» ai fini del rispetto del Patto. Come dire, commetteva una piccola infrazione, pagava la contravvenzione ma risultava sempre con la fedina penale pulita. Oggi tutto cambia: la Regione viene considerata «inadempiente» al pari di qualunque altro ente che decida la violazione «piena» del Patto e non lo «sforamento controllato».  Basti pensare che la Puglia è stata assoggettata al doloroso Piano di rientro sanitario proprio perché risultata «inadempiente» sul Patto di stabilità.

Alle tre «mini sanzioni» previste, infine, se ne aggiunge una quarta: il taglio del 30% allo stipendio di assessori e governatore. L’unica sanzione, stabilita per lo sforamento «pieno» e non prevista qui, è la restituzione allo Stato delle somme spese in eccesso rispetto al Patto di stabilità. In poche parole, come dicono i tecnici, viene reso impossibile lo sforamento controllato. La Puglia, sia chiaro, per il 2013 non vi dovrebbe ricorrere. Ma la prospettiva cambia se si guarda al 2014 e 2015. È l’ultimo biennio della programmazione in corso: si dovranno spendere 2,8 miliardi: la metà è cofinanziamento, dunque entra nel calcolo del Patto. Si dovranno utilizzare 700 milioni all’anno di cofinanziamento su un bilancio di appena 1.300. In sintesi: a parte le spese di funzionamento e accompagnamento per i fondi Ue, non ci saranno più soldi per alcun altra iniziativa. «Avevo chiesto di cancellare le mini-sanzioni — ha commentato Nichi Vendola — e avevo avuto l’impressione che tutti mi dessero ragione. Peccato che le sanzioni siano state rese perfino più pesanti: la beffa oltre al danno. Al premier Letta dico che non è un modo corretto di interloquire con le altre parti dello Stato».

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