Di seguito una nota diffusa dai #nastrinirossi docenti pugliesi dopo le affermazioni del premier Matteo Renzi sulle polemiche riguardanti i trasferimenti.
“Ci sentiamo tirati in causa in questo momento così delicato. Il premer Matteo Renzi ha affermato di reputare gli insegnanti “preziosi agli occhi delle istituzioni”. Facendo proprio riferimento alle polemiche sui trasferimenti. Ma come detto da noi nastrini rossi, gruppo di insegnanti soprattutto del centro sud Italia, se il ruolo doveva essere il coronamento di un sogno portandoci alla stabilità professionale e personale, con la Riforma e il ruolo a livello nazionale lontano chilometri dai nostro affetti, i nostri sogni sono andati completante infranti, e con essi le nostre vite, ci chiediamo infatti come potremmo mai sentirci soddisfatti di lavorare lontano dalla nostra terra, dalle nostre famiglie e dai nostri alunni? Ci metteremmo l’anima in pace se i posti al Centro sud non ve ne fossero stati. Ma la verità è un’altra ed è tutta politica: le cattedre ci sono! Ne sono la dimostrazione i numerosissimi posti in deroga sul sostegno e le cattedre dei posti di organico di fatto (posti richiesti annualmente dalle scuole ad integrazione degli organici concessi dall’Usr). Un esempio concreto: solo in Puglia i docenti deportati con la Riforma sono 3200. In Regione stanno per essere assegnate oltre 4 mila cattedre. Come si può mai accettare di abbandonare la propria vita al Sud per lavorare al Nord? Ci sembra un paradosso. Lo Stato invece, poichè abbiamo confidato nelle istituzioni partecipando al piano assunzionale, ha ora il dovere di correggere queste anomalie. E non rispondeteci che la geografia non può essere ribaltata perché il problema reale è solo che noi insegnati non siamo troppi, ma troppo pochi. Ed in questa situazione ci sentiamo davvero poco preziosi: 1300 euro mensili e contratti bloccati da anni, nessun incentivo per chi non potrà rientrare non ci gratificano granché. Un docente dopo la dura gavetta del precariato e non più giovane chiede di essere soddisfatto nelle proprie legittime richieste partendo dalla volontà sancita dalla Costituzione di sentirsi garantito nel lavoro e nella famiglia e non di effettuare una scelta tra l’occupazione e la vita privata. Ora da preziosi quali siamo ci viene chiesto di non vivere, ma sopravvivere, lontani da tutto e tutti per svolgere il mestiere tanto sognato, ma che più che un premio ci appare una condanna ingiustificabile”.
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