6 Dicembre 2024 - Ore
Esperienze di vita

L’incontro con Aleida Guevara e il racconto del Manifesto Cubano

A Polignano a Mare la figlia di Ernesto Che Guevara dopo il benvenuto in Puglia del Governatore Vendola

Ieri, 16 Marzo 2015, si è tenuto un incontro pubblico organizzato su iniziativa dell’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Polignano a Mare, Paolo Mazzone presso l’Aula del Comune. Tema del dibattito è stato “Ernesto Che Guevara e Papa Francesco, dalla paura alla speranza”. Relatori sono stati: Paolo Mazzone (Assessore alle Politiche Sociali – Comune di Polignano a Mare), Aleida Guevara (figlia di Ernesto Che Guevara) e Don Pinuccio Semeraro (Parroco S. Antonio di Polignano a Mare); moderati da Antonio Vermigli.
Non appena ricevuto l’invito ho immediatamente deciso che non avrei potuto perdermi questa occasione per me unica ed irripetibile e, dunque, vi ho partecipato con entusiasmo e interesse.
Dal dibattito e confronto sono diverse le questioni emerse e alcune mi hanno particolarmente “toccata” e mi piace condividerle con chi non ha potuto esserci e anche, perché no, con chi non ha voluto esserci per le più svariate ragioni. E leggendo sono certa che si comprenderà perché sento questa “necessità”…
Le prime domande ad Aleida hanno visto al centro la relazione col genitore: “Ci parli del parli del tuo rapporto con il tuo celeberrimo padre?” e ancora: “come hai vissuto con l’idea di essere la figlia di un mito storico per il mondo intero?”. Ed il suo viso si è illuminato e ad ha sorriso dolcemente e ha detto: ”Io ho vissuto molto poco con mio padre in quanto è venuto a mancare quando avevo appena 4 anni. Quindi non ho potuto viverlo come “genitore”, ma attraverso i racconti della mia mamma e, soprattutto, le parole di tutto il mondo. Tuttavia, quello che mio padre ha trasmesso a me e ai miei fratelli e sorelle è molto importante. Ciò che sento di dire è che pur non avendolo potuto fare direttamente, con una relazione quotidiana e non solo per la sua morte prematura, ma soprattutto per come aveva deciso di vivere la propria esistenza, l’esempio di vita è stato determinante. E questo va oltre il rapporto frontale. Ciò che mi sento di dire, dalla mia esperienza, è che un buon genitore è colui e/o colei che rappresenta un modello, un esempio di pratiche politiche e sociali al di là di qualsiasi altra forma di vicinanza data dal rispondere a bisogni materiali e fisiologici. Sulla base dei suoi insegnamenti tramandatimi attraverso i racconti, gli scritti, i risultati politici da lui raggiunti, ho io stessa scelto di intraprendere la carriera di medico (pediatrico) e di vivere esperienze in Paesi, come l’Angola per esempio, in cui mettere a servizio degli altri le mie competenze. Ecco questo è quello che sicuramente mi ha donato “Il Che”: la solidarietà e la generosità come requisito fondamentali per una vita piena e ricca di senso. Ed in questo stesso senso, io non ho mai pensato a Lui come un mito, bensì come al genitore esemplare che mi ha trasmesso valori e principi che mi hanno consentito di vivere pienamente la mia esistenza. Questo è quello che ciascun genitore dovrebbe fare: fornire esempi e modelli. Le parole, invece, si perdono nel vento”.
Non nascondo che sentire queste parole mi ha portato a riflettere molto sul mio stesso ruolo genitoriale ed il pensiero che mi è venuto in mente e che mi è rimasto nel cuore è: chissà che effetto mi farebbe, un domani, sentir mio figlio dirmi: “mamma, sei stata un esempio, un modello per me”. Sono certa che mi scalderebbe il cuore molto più che sentirmi elencare tutti gli obblighi a cui avrei assolto, oppure no.
Dopo questa prima domanda più “personale”, il dibattito si è spostato su questioni meramente politiche. Ad Aleida è stato chiesto di parlare della notizia clamorosa che qualche mese fa (dicembre 2014 per la precisione) ha fatto il giro del mondo e che declamava la “fine dell’Embargo” da parte degli Stati Uniti d’America nei confronti di Cuba, e acclamata con grande orgoglio e soddisfazione dal Presidente Obama.
A chiusura della domanda, anche qui Aleida ha sorriso, ma questa volta si è trattato di un sorriso amaro e profondamente triste… Ha aperto la sua risposta con la richiesta di una precisazione doverosa per la comprensione del discorso che avrebbe sviluppato poi. E, dunque, ha iniziato col sottolineare che: “in qualsiasi situazione, prima di fornire qualsiasi informazione (e riguardo a questo i giornalisti italiani sono tra ipiù bravi a diffondere notizie…ma spesso non verificate) e lettura di un Paese è importante conoscere profondamente il popolo di questo Paese. Sapere come vive, in quale religione o meno crede, quale livello culturale esso ha, sono aspetti importanti per la conoscenza e per l’analisi di un Paese. Ma questo, Ella denuncia con fervore, nei confronti del popolo cubano non è mai avvenuto, se non da parte dei pochissimi “comunisti” sparsi nel mondo e che sempre meno voce hanno avuto nel tempo. E tutto questo è talmente vero per il mio Paese” – sottolinea Aleida “ che in pochi hanno realmente valutato le condizioni di fortissime restrizioni economiche in cui versa il mio popolo dal 1962 (anno del Proclama 3447 con cui gli USA hanno decretato l’embargo commerciale, economico e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba all’indomani della Rivoluzione castrista)”. Il bloqueo (embargo) non ha consentito uno sviluppo equo dell’economia, ma soprattutto della società cubana. Col bloqueo siamo stati costretti ad autostontarci con le poche risorse interne e questo non è facile. E questo è fonte di grande sofferenza e di restrizioni alle quali siamo costretti da anni ormai”. Ma oggi, Obama proclama la fine del bloqueo…. E vi racconto come e perché ciò è avvenuto…. Di fronte all’emergenza della diffusione del virus Ebola, si sparge negli USA la notizia che un team di medici cubani (la maggior parte composto da donne) ha scoperto il vaccino per combattere tale virus. Con scetticismo, l’Organizzazione sanitaria statunitense chiede a Cuba di poter sperimentare tale vaccino, aspettandosi una risposta negativa, forse. E invece, sorprendentemente per loro, Cuba accetta immediatamente. Cosicchè, il team di ricercatori/trici cubano sperimenta tale vaccino su un gruppo di cittadini/e in uno dei Paesi africani dove l’epidemia è maggiormente presente. Ed i risultati che si raggiungono sono positivissimi. Di fronte a tale successo, Obama preso dall’entusiasmo della notizia decide di proclamare dunque la fine dell’embargo verso Cuba. Ma due aspetti sono fondamentali di questa notizia che ha immediatamente fatto il giro del mondo: in primo luogo, per poter essere effettivamente rimosso, sarà necessario il voto favorevole del congresso americano. E questo sarà alquanto difficile da ottenere visto che Esso è composto a maggioranza repubblicana. In secondo luogo, essendo Cuba il primo Paese in lista come “terrorista”, il Governo cubano pone il diktat della cancellazione da immediata da tale elenco. E ad oggi alcuna risposta è stata data dagli USA o dall’Onu a riguardo. Dunque, come si può ben comprendere, il bloqueo c’è e resterà finchè un accordo non sarà raggiunto sia nella politica interna degli USA che in quella internazionale.
Tuttavia, e qui si introduce un ultimo aspetto che mi ha particolarmente colpita di questo incontro, proprio perché come ha detto introducendo la risposta su citata, non è corretto parlare di uno Stato se non se ne conosce profondamente il suo popolo, Aleida chiude affermando che: “nonostante le difficoltà economiche che si traducono in malcontento sociale he il popolo cubano dal ’62 affronta tutti i giorni, resta il fatto che è stato un team di medici cubani a scoprire il vaccino contro Ebola ed è stato il mio Paese, con la generosità che lo contraddistingue, a metterlo prontamente a servizio dell’umanità. Questo perché, nonostante la difficile vita quotidiana, aspetto imprescindibile è l’acculturamento del popolo. I cubani e le cubane hanno tutte e tutti – senza differenze di genere perché da noi la questione della parità di genere non è posta, non esiste una differenza tra uomo e donna ma pari dignità umana – un livello di scolarizzazione tale da renderli/le veramente liberi e libere. E questo è uno degli insegnamenti, o meglio dei principi, trasmessi da mio Padre e dai companeros: un popolo è libero se è un popolo con cultura”.
E con questo messaggio l’incontro si è chiuso su uno scroscio di applausi lungo e sentito.
Sono dunque rientrata a casa con una bellissima sensazione di ricchezza e con la ferma convinzione che l’esempio di vita e gli insegnamenti che possono venire dai modelli di vita, pratica politica e sociale sono quanto più forte si possa portare nel proprio cuore. E per questo e anche per fornire un altro punto di vista che ho accettato l’invito fattomi da ILIKEPUGLIA di buttar giù le mie sensazioni, la mia esperienza vissuta ieri. E mentre scrivevo, come detto nell’introduzione, ho pensato che fosse bello se anche chi ha volutamente deciso di non prender parte all’incontro leggesse i messaggi e le parole che mi sono stati “donati” da Aleida ieri.

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