9 Febbraio 2025 - Ore
Salute

Cosa ci fa una farmacista in rianimazione?

Roberta Lupoli e la sua nuova esperienza da farmacista: uno stage nel reparto Rianimazione del Policlinico di Bari

Sono una farmacista già specializzata in Farmacia Ospedaliera e frequento un Corso di perfezionamento post universitario di II livello, come farmacista di reparto, nel Policlinico di Bari.
È da poco più di un mese che ho iniziato il mio stage in Rianimazione e vivo questa nuova esperienza professionale in un periodo in cui, facendo tesoro dell’esperienza maturata in oltre vent’anni di lavoro come farmacista territoriale nel Borgo Antico di Bari, mi sto interessando di Emergenza sempre nell’ambito sanitario.
Svolgere questo periodo di studio in Rianimazione, è finalizzato a completare ed approfondire le mie competenze per tutto ciò che attiene i farmaci ed i presidi medico-chirurgici, in un reparto che afferisce proprio alle emergenze. Un giorno, durante un consueto “giro visite”, il Prof. Francesco Bruno, Responsabile della Unità Operative di Anestesia e Rianimazione 2 “A. Brienza”, mi ha chiesto – incuriosito – cosa ci facesse una farmacista in quel reparto. Queste righe sono il frutto della riflessione che ne è scaturita.
Il Reparto o, meglio, il plesso che lo ospita, è stato inaugurato di recente ed è completato dal Centro di Terapia del Dolore e dal Centro accessi vascolari centrali. Si tratta di una struttura all’avanguardia, la cui attività primaria riguarda la rianimazione e gli interventi salva vita, ambito in cui riuscire a muoversi correttamente e seguendo le norme di igiene e sicurezza, è già un primo ostacolo.
Quando si arriva in reparto ci si rende subito conto che, una volta varcato l’ingresso della zona “off limit”, si può facilmente perdere il contatto con il mondo esterno. È, questo, un luogo dove si muovono con rapidità decine di persone opportunamente “vestite”, perfettamente integrate tra loro, dove l’incastro tra turni, ruoli e diverse professionalità, dalle più specializzate alle semplici ausiliarie, è il primo, importante componente.
Le luci, i suoni dei monitor e delle infinite strumentazioni sono il sottofondo visivo e rumoroso perenne della giornata. Sedici box, sedici posti letto attrezzati in diverse forme ipertecnologiche, sedici postazioni disposte su due piani e al centro di ogni piano un “open space” dove i telefoni squillano di continuo, ed i monitor seguono ininterrottamente i pazienti.
Entrare in un reparto ospedaliero universitario, per un farmacista, è cosa particolare: ogni giorno mi emoziona e mi mette in gioco come professionista del farmaco. Significa entrare in strettissimo contatto con un team interdisciplinare, altamente specializzato, preparato e rapidissimo negli interventi, su tutto ciò che riguarda e coinvolge i pazienti. Grandissime doti umane e professionali che si integrano e completano a vicenda e che formano, con perfetto sincronismo, una macchina da “guerra”, un “presidio” agguerrito perchè, ogni attimo, in quei sedici box si “giocano” partite contro il tempo, contro la malattia, le infezioni, gli incidenti. Insomma , in poche parole: si cerca di combattere per la vita umana.
I pazienti della Rianimazione turnano così rapidamente che, ricordare i volti, i cognomi ed i nomi (quando vengono chiamati per capire se sono presenti e reattivi), e riuscire a riconoscerli ed essere riconosciuti, sembra davvero una conquista, che fa capire subito in che reparto ci si trovi: quello dei pazienti “silenziosi”, quelli che ti affidano, spesso, gli ultimi giorni della loro vita.
In questo spazio dove, anche quello che normalmente è considerato “tempo ospedale”, quello scandito anche solo dall’arrivo dei pasti o dalle visite dei parenti… non esiste.
In questi giorni ho imparato a prestare la massima attenzione e a nutrire ammirazione per questi incredibili “paladini della vita”, quelli che nell’immaginario sono spesso l’ultima chance per i tuoi cari e che pensi non siano dotati di quella umanità propria del medico e del chirurgo. Bene, in loro io credo sia tantissima, ed è possibile rendersene conto quando ciascuno di loro, magari in quei pochissimi momenti di tranquillità, si allontana e va vicino all’ammalato solo per fargli una carezza o aggiustare un tubo che possa essere scomodo o, addirittura, portare con la radiolina del reparto un pochino di musica e sollievo, cercando di creare una via di fuga per la mente.
Non di minore entità è la rapidità che hanno nell’allestire tutto il necessario quando arriva una richiesta d’aiuto da un altro reparto o ospedale, magari anche fuori regione.
Bene, ora torno alla domanda oggetto di questa mia riflessione, e penso a come impiegare utilmente la professionalità del farmacista, in un dipartimento così altamente specializzato, in rapidissima e continua evoluzione… io credo che possa nascere un incredibile sodalizio proficuo nell’ambito delle Emergenze.
Immagino un “Dipartimento dell’Emergenza” dove il farmacista possa fare da interlocutore, magari “privilegiato”, stante la particolarità del reparto che immagino possa essere anche collegato con il Pronto Soccorso, con la Rianimazione 1 e, perchè no, con la Centrale Operativa del 118 e con la Farmacia del Policlinico .
La presenza del farmacista darebbe maggiore e specializzata collaborazione oltre che per gestire scorte ed approvvigionamento di farmaci e presidi medici, anche e, sopratutto, per valutare con i clinici la terapia tramite una appropriata gestione, in tempo reale, delle eventuali incompatibilità dei farmaci tra loro se somministrati insieme o infusi tramite flebo, o degli stessi con l’alimentazione parenterale o orale.
Penso anche ad una costruttiva collaborazione nella gestione della terapia del dolore, per quanto attiene alla terapia domiciliare e la continuità terapeutica, oltre ad una stretta intesa nella formulazione della composizione della sacca della nutrizione parenterale personalizzata, magari integrata con i farmaci. Insomma, si tratta di un progetto di ampia collaborazione che potrebbe partire con un primo step, fatto con il rendere informatizzato un Prontuario del Reparto, utile per sapere con un “clik” se e quante confezioni di un dato farmaco sono già in reparto o debbano essere richiesti alla Farmacia del Policlinico. Anche il poter gestire una informatizzazione delle scorte di tutti quei prodotti di consumo, legati alla funzionalità del reparto, con uno studio di scorte minime al di sotto delle quali non si deve andare, garantirebbe il reparto stesso dall’increscioso, quanto concreto, pericolo di restare sprovvisti di farmaci o prodotti anche quelli per la protezione personale o la disinfezione dei materiali e delle persone. Avere rapidamente la soluzione di un prestito o di un nuovo acquisto in tempi ragionevoli con la certezza che, il professionista del farmaco, abbia le necessarie conoscenze e competenze per sapere come fare ad affrontare e cercare di risolvere i problemi . Insomma un Farmacista del Dipartimento dell’Emergenza sarebbe di conforto a tutto il personale infermieristico che, sebbene altamente specializzato, per quanto attiene la corretta somministrazione, conservazione ed eventualmente distruzione dei farmaci non più idonei, avrebbe un valido supporto.
Ecco cosa ho nella mia mente: e mi pongo in spirito di servizio sempre a disposizione, per cercare di dare il mio piccolo contributo come farmacista in rianimazione.

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