L’associazione AndiamoinOrdine, conta oltre 200 odontoiatri in Puglia, ha lanciato un allarme riconducibile ad un fenomeno sociale e alle sue conseguenze sulla salute umana: il turismo dentale transfrontaliero.
Nella classifica internazionale, l’Italia è tra i 10 Paesi con i migliori esperti in terapie parodontali che da qualche anno si vedono surclassati dai colleghi transfrontalieri.
Una recente indagine de IlSole24ore stima che circa 200mila italiani si recano in quel Paese ogni anno, nonostante – secondo gli esperti della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (Sidp) e le pubblicazioni scientifiche dell’ultimo decennio – l’Italia sia nella top ten dei migliori al mondo per le cure parondotali e le competenze sulle malattie gengivali.
Anche sul sito dell’Ambasciata italiana a Tirana si fa riferimento a questo tipo di turismo che raccomanda ‘… di valutare con attenzione la clinica ed i professionisti ai quali affidarsi attraverso un’accurata indagine di mercato’.
‘Durante il 2023 – spiega Nunzio Cirulli, presidente di AndiamoinOrdine – 200mila italiani si sono recati in Albania, Croazia, Romania, Turchia per un giro d’affari di oltre 300 milioni di euro’.
Il turismo dentale implica spesso lunghi viaggi per raggiungere la clinica all’estero e questo può comportare un aumento dei tempi di recupero e disagi aggiuntivi, specie per i pazienti più anziani.
In genere il turismo dentale si effettua per grandi riabilitazioni, che richiedono interventi chirurgici ai quali dovrebbe seguire riposo per permettere la migliore guarigione dei tessuti ossei e gengivali.
Oggi purtroppo il dentista è visto come un bene indifferenziato, ma in medicina le competenze, le conoscenze, l’esperienza e l’abilità fanno la differenza e vanno retribuite adeguatamente.
La chiave di questo successo è presto spiegata.
Le cliniche private transfrontaliere propongono pacchetti allettanti: costi contenuti rispetto alle tariffe italiane, trasporto gratuito dall’aeroporto all’alloggio, celerità nelle cure odontoiatriche.
Aspetti di un fenomeno sociale che suscita molto appeal. Ma c’è il rovescio della medaglia. Ovvero: 1 su 3 deve ricurarsi, e nel 60% dei casi – sottolinea la Società italiana di parondontologia e implantologia – insorgono gravi infezioni che fanno saltare protesi e impianti vanificando l’idea iniziale del risparmio perché bisogna rifare tutto. O quasi. Quindi, non sempre le offerte corrispondono agli standard di qualità soddisfacenti.
Durante un incontro scientifico, promosso proprio dall’associazione AndiamoinOrdine, oltre a questi dati, è emerso che da parte del Governo italiano si registrano azioni rivolte al ridimensionamento di tale tipologia di turismo.
È il caso della 10^ Commissione permanente del Senato (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) che ha dato parere favorevole alla proposta di aumentare nella dichiarazione dei redditi la percentuale di deducibilità delle cure mediche (comprese le odontoiatriche) fatte in Italia.
Basterà per arginare il fenomeno? Che porta ad un duplice svantaggio: meno redditività per la fiscalità italiana e carico del costo sociale sul SSN quando insorgono complicanze.
Non sono pochi gli eventi avversi che si sono verificati in conseguenza di interventi di chirurgia orale eseguiti all’estero. Alcuni hanno avuto anche conseguenze mortali.
annamaria ferretti – Cerca (bing.com)
Il turismo dentale transfrontaliero ha raggiunto livelli preoccupanti
Il turismo dentale transfrontaliero ha raggiunto livelli preoccupanti
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Ilikepuglia. Buone Notizie dalla Puglia. Magazine di informazione regionale
L’associazione AndiamoinOrdine, conta oltre 200 odontoiatri in Puglia, ha lanciato un allarme riconducibile ad un fenomeno sociale e alle sue conseguenze sulla salute umana: il turismo dentale transfrontaliero.
Nella classifica internazionale, l’Italia è tra i 10 Paesi con i migliori esperti in terapie parodontali che da qualche anno si vedono surclassati dai colleghi transfrontalieri.
Una recente indagine de IlSole24ore stima che circa 200mila italiani si recano in quel Paese ogni anno, nonostante – secondo gli esperti della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (Sidp) e le pubblicazioni scientifiche dell’ultimo decennio – l’Italia sia nella top ten dei migliori al mondo per le cure parondotali e le competenze sulle malattie gengivali.
Anche sul sito dell’Ambasciata italiana a Tirana si fa riferimento a questo tipo di turismo che raccomanda ‘… di valutare con attenzione la clinica ed i professionisti ai quali affidarsi attraverso un’accurata indagine di mercato’.
‘Durante il 2023 – spiega Nunzio Cirulli, presidente di AndiamoinOrdine – 200mila italiani si sono recati in Albania, Croazia, Romania, Turchia per un giro d’affari di oltre 300 milioni di euro’.
Il turismo dentale implica spesso lunghi viaggi per raggiungere la clinica all’estero e questo può comportare un aumento dei tempi di recupero e disagi aggiuntivi, specie per i pazienti più anziani.
In genere il turismo dentale si effettua per grandi riabilitazioni, che richiedono interventi chirurgici ai quali dovrebbe seguire riposo per permettere la migliore guarigione dei tessuti ossei e gengivali.
Oggi purtroppo il dentista è visto come un bene indifferenziato, ma in medicina le competenze, le conoscenze, l’esperienza e l’abilità fanno la differenza e vanno retribuite adeguatamente.
La chiave di questo successo è presto spiegata.
Le cliniche private transfrontaliere propongono pacchetti allettanti: costi contenuti rispetto alle tariffe italiane, trasporto gratuito dall’aeroporto all’alloggio, celerità nelle cure odontoiatriche.
Aspetti di un fenomeno sociale che suscita molto appeal. Ma c’è il rovescio della medaglia. Ovvero: 1 su 3 deve ricurarsi, e nel 60% dei casi – sottolinea la Società italiana di parondontologia e implantologia – insorgono gravi infezioni che fanno saltare protesi e impianti vanificando l’idea iniziale del risparmio perché bisogna rifare tutto. O quasi. Quindi, non sempre le offerte corrispondono agli standard di qualità soddisfacenti.
Durante un incontro scientifico, promosso proprio dall’associazione AndiamoinOrdine, oltre a questi dati, è emerso che da parte del Governo italiano si registrano azioni rivolte al ridimensionamento di tale tipologia di turismo.
È il caso della 10^ Commissione permanente del Senato (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) che ha dato parere favorevole alla proposta di aumentare nella dichiarazione dei redditi la percentuale di deducibilità delle cure mediche (comprese le odontoiatriche) fatte in Italia.
Basterà per arginare il fenomeno? Che porta ad un duplice svantaggio: meno redditività per la fiscalità italiana e carico del costo sociale sul SSN quando insorgono complicanze.
Non sono pochi gli eventi avversi che si sono verificati in conseguenza di interventi di chirurgia orale eseguiti all’estero. Alcuni hanno avuto anche conseguenze mortali.
L’associazione AndiamoinOrdine, conta oltre 200 odontoiatri in Puglia, ha lanciato un allarme riconducibile ad un fenomeno sociale e alle sue conseguenze sulla salute umana: il turismo dentale transfrontaliero.
Nella classifica internazionale, l’Italia è tra i 10 Paesi con i migliori esperti in terapie parodontali che da qualche anno si vedono surclassati dai colleghi transfrontalieri.
Una recente indagine de IlSole24ore stima che circa 200mila italiani si recano in quel Paese ogni anno, nonostante – secondo gli esperti della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (Sidp) e le pubblicazioni scientifiche dell’ultimo decennio – l’Italia sia nella top ten dei migliori al mondo per le cure parondotali e le competenze sulle malattie gengivali.
Anche sul sito dell’Ambasciata italiana a Tirana si fa riferimento a questo tipo di turismo che raccomanda ‘… di valutare con attenzione la clinica ed i professionisti ai quali affidarsi attraverso un’accurata indagine di mercato’.
‘Durante il 2023 – spiega Nunzio Cirulli, presidente di AndiamoinOrdine – 200mila italiani si sono recati in Albania, Croazia, Romania, Turchia per un giro d’affari di oltre 300 milioni di euro’.
Il turismo dentale implica spesso lunghi viaggi per raggiungere la clinica all’estero e questo può comportare un aumento dei tempi di recupero e disagi aggiuntivi, specie per i pazienti più anziani.
In genere il turismo dentale si effettua per grandi riabilitazioni, che richiedono interventi chirurgici ai quali dovrebbe seguire riposo per permettere la migliore guarigione dei tessuti ossei e gengivali.
Oggi purtroppo il dentista è visto come un bene indifferenziato, ma in medicina le competenze, le conoscenze, l’esperienza e l’abilità fanno la differenza e vanno retribuite adeguatamente.
La chiave di questo successo è presto spiegata.
Le cliniche private transfrontaliere propongono pacchetti allettanti: costi contenuti rispetto alle tariffe italiane, trasporto gratuito dall’aeroporto all’alloggio, celerità nelle cure odontoiatriche.
Aspetti di un fenomeno sociale che suscita molto appeal. Ma c’è il rovescio della medaglia. Ovvero: 1 su 3 deve ricurarsi, e nel 60% dei casi – sottolinea la Società italiana di parondontologia e implantologia – insorgono gravi infezioni che fanno saltare protesi e impianti vanificando l’idea iniziale del risparmio perché bisogna rifare tutto. O quasi. Quindi, non sempre le offerte corrispondono agli standard di qualità soddisfacenti.
Durante un incontro scientifico, promosso proprio dall’associazione AndiamoinOrdine, oltre a questi dati, è emerso che da parte del Governo italiano si registrano azioni rivolte al ridimensionamento di tale tipologia di turismo.
È il caso della 10^ Commissione permanente del Senato (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) che ha dato parere favorevole alla proposta di aumentare nella dichiarazione dei redditi la percentuale di deducibilità delle cure mediche (comprese le odontoiatriche) fatte in Italia.
Basterà per arginare il fenomeno? Che porta ad un duplice svantaggio: meno redditività per la fiscalità italiana e carico del costo sociale sul SSN quando insorgono complicanze.
Non sono pochi gli eventi avversi che si sono verificati in conseguenza di interventi di chirurgia orale eseguiti all’estero. Alcuni hanno avuto anche conseguenze mortali.
L’associazione AndiamoinOrdine, conta oltre 200 odontoiatri in Puglia, ha lanciato un allarme riconducibile ad un fenomeno sociale e alle sue conseguenze sulla salute umana: il turismo dentale transfrontaliero.
Nella classifica internazionale, l’Italia è tra i 10 Paesi con i migliori esperti in terapie parodontali che da qualche anno si vedono surclassati dai colleghi transfrontalieri.
Una recente indagine de IlSole24ore stima che circa 200mila italiani si recano in quel Paese ogni anno, nonostante – secondo gli esperti della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (Sidp) e le pubblicazioni scientifiche dell’ultimo decennio – l’Italia sia nella top ten dei migliori al mondo per le cure parondotali e le competenze sulle malattie gengivali.
Anche sul sito dell’Ambasciata italiana a Tirana si fa riferimento a questo tipo di turismo che raccomanda ‘… di valutare con attenzione la clinica ed i professionisti ai quali affidarsi attraverso un’accurata indagine di mercato’.
‘Durante il 2023 – spiega Nunzio Cirulli, presidente di AndiamoinOrdine – 200mila italiani si sono recati in Albania, Croazia, Romania, Turchia per un giro d’affari di oltre 300 milioni di euro’.
Il turismo dentale implica spesso lunghi viaggi per raggiungere la clinica all’estero e questo può comportare un aumento dei tempi di recupero e disagi aggiuntivi, specie per i pazienti più anziani.
In genere il turismo dentale si effettua per grandi riabilitazioni, che richiedono interventi chirurgici ai quali dovrebbe seguire riposo per permettere la migliore guarigione dei tessuti ossei e gengivali.
Oggi purtroppo il dentista è visto come un bene indifferenziato, ma in medicina le competenze, le conoscenze, l’esperienza e l’abilità fanno la differenza e vanno retribuite adeguatamente.
La chiave di questo successo è presto spiegata.
Le cliniche private transfrontaliere propongono pacchetti allettanti: costi contenuti rispetto alle tariffe italiane, trasporto gratuito dall’aeroporto all’alloggio, celerità nelle cure odontoiatriche.
Aspetti di un fenomeno sociale che suscita molto appeal. Ma c’è il rovescio della medaglia. Ovvero: 1 su 3 deve ricurarsi, e nel 60% dei casi – sottolinea la Società italiana di parondontologia e implantologia – insorgono gravi infezioni che fanno saltare protesi e impianti vanificando l’idea iniziale del risparmio perché bisogna rifare tutto. O quasi. Quindi, non sempre le offerte corrispondono agli standard di qualità soddisfacenti.
Durante un incontro scientifico, promosso proprio dall’associazione AndiamoinOrdine, oltre a questi dati, è emerso che da parte del Governo italiano si registrano azioni rivolte al ridimensionamento di tale tipologia di turismo.
È il caso della 10^ Commissione permanente del Senato (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) che ha dato parere favorevole alla proposta di aumentare nella dichiarazione dei redditi la percentuale di deducibilità delle cure mediche (comprese le odontoiatriche) fatte in Italia.
Basterà per arginare il fenomeno? Che porta ad un duplice svantaggio: meno redditività per la fiscalità italiana e carico del costo sociale sul SSN quando insorgono complicanze.
Non sono pochi gli eventi avversi che si sono verificati in conseguenza di interventi di chirurgia orale eseguiti all’estero. Alcuni hanno avuto anche conseguenze mortali.
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