Le solite due Italie, in cui il divario Nord- Sud avanza impietoso. Una forbice che stritola ogni accenno di ripresa. Per farla breve, dicono i numeri dell’ufficio studi di Confcommercio (presentati a Bari in un convegno dell’organizzazione dei giovani imprenditori) “il Mezzogiorno vede ridursi il proprio ruolo in termini di contributo attuale e potenziale alla crescita del Paese”.
O si inverte la tendenza, oppure sar‡ buio per almeno altri 14 anni.
“Il Pil pro capite al Mezzogiorno – ha detto il presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia Carlo Sangalli – Ë diminuito di 4 punti nel 2013, quasi il doppio della media nazionale”.
Altre cifre. Altri capitoli dolorosi: i consumi, ad esempio. “Il rapporto tra consumi pro capite del Mezzogiorno e del Nord-Ovest scende dal 70% del 1996 al 64,9% del 2015.
Anno in cui – aggiunge Sangalli – i consumi torneranno a 20 anni fa”.
Cala l’occupazione al Sud, dove si fanno anche meno figli.
E allora quali sono le soluzioni per la rialzare la testa? Le individua sempre il leader di Confcommercio che, in epoca di mondiali di calcio schiera le sue due punte “per segnare il gol della crescita”: Mezzogiorno e giovani.
“Al Sud – spiega Carlo Sangalli – bisogna puntare tutto sul turismo”. Quanto ai giovani, “in loro c’è il Dna per crescere e informatizzare le loro imprese.
Meno tasse, riconoscimento del terziario, tagliare gli sprechi pubblici e incentivi alle imprese, dice invece il presidente dei Giovani Imprenditori di Confcommercio, Alessandro Micheli.
“Bene il governo sull’impegno annunciato per le riforme ma bisogna concentrarsi sulle iniziative per ridurre il divario Nord-Sud”, ha detto Micheli.
Nel convegno di Bari, “l’Italia che verrà”, ognuno guarda alle misure per ridare fiato al Paese. Il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti annuncia battaglia al fisco delle imprese e misure per il sostegno.
Raffaele Fitto di Forza Italia spinge affinchè il Governo, dopo le promesse della campagna elettorale si impegni davvero per togliere dal computo del Patto di stabilità i cofinanziamenti degli investimenti.
Dall’ex ministro poi, un invito ad una programmazione seria sui prossimi fondi europei (“concentrare le risorse sui grandi interventi”) e infine una stoccata alla Regione Puglia. “Alla tassazione nazionale si aggiunge anche quella locale”, ha detto Fitto. “In Puglia la somma delle tasse aggiuntive di competenza regionale è di circa 250 milioni di euro”.
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